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Fast and Furious saga: è arrivato il momento di metterci una pietra sopra?

17 anni, 8 film, milioni di spettatori: La saga di Fast and Furious è e sarà – purtroppo – uno dei cult della corrente generazione. E, certo, un “purtroppo” in questo contesto è come sparare sulla croce rossa con un lanciarazzi, ma non si può fare altrimenti. Ogni film della saga di Fast and Furious ha incassato e continua a incassare quantità di denaro al botteghino sufficiente a comprare l’Africa, rivenderla al doppio del prezzo e ricomprarla, con il minimo sforzo.

Mica sono loro gli stronzi: preferireste stancarvi a scrivere qualcosa di senso compiuto o fare un po’ come cazzo vi pare, a parità di compenso? E, no, la deontologia non c’entra.

Io, dal canto mio, ci vedo dell’arte in tutto questo. E sì, avete presente il primo episodio di Black Mirror, no? Quello in cui l’artista libera la ragazza, ma nessuno se ne accorge perché tutti sono troppo impegnati a guardare alla TV l’amplesso maialatico. I produttori, i registi, gli attori, stanno facendo esattamente questo: stanno dimostrando, col passare degli anni, quanto siamo irreversibilmente, inevitabilmente e fondamentalmente scemi. Se non altro, grazie a questi film ci è pervenuta una buona quantità di meme.

Oggi, però, il mio piano non è quello di screditare tutti i film della saga, o meglio, ho intenzione di farlo, ma, film per film, vi spiegherò perché, ai fini della trama, non ha senso di continuare al di fuori del guadagno.

E, già lo so, mi pentirò di questa monografia:

  • Fast and Furious, 2001, Rob Cohen.

Rob Cohen, che ci ha regalato perle quali Dragonheart, o xXx… o Il ragazzo della porta accanto con Jennifer Lopez… gira nel 2001 questo Fast and Furious, infarcendolo di testosterone, auto e donne. Il film non è nocivo di per sé, ma, probabilmente, nessuno si aspettava che ne avrebbero tratto altri 7 film. E, sicuramente, nemmeno lo sceneggiatore, che sul finale manda l’algido Toretto in Messico con la velocità di chi ha appena avuto la notizia di una gravidanza indesiderata.

-Pregio principale: la monoespressività di Vin Diesel.

-Difetto principale: la monoespressività di Vin Diesel.

  • 2 Fast 2 Furious, 2003, John Singleton.

Letale come una diarrea durante una maratona e inutile come una forchetta in un brodino, arriva il prequel di Fast and Furious, che non aggiunge particolari alla trama principale, se non il personaggio interpretato da Tyrese Gibson che è una delle comic relief più imbarazzanti del ventunesimo secolo. Inoltre, questo capitolo della saga di Fast and Furious contribuisce a scavare ancor di più la fossa del regista John Singleton, che era partito con un oscar per il favoloso Boyz ‘n’ the Hood, e ha finito nel 2011 la sua carriera con Abduction (sì, quello con Taylor Lautner alias lupo di Twilight).

-Pregio principale: la Skyline di Brian.

-Difetto principale: ogni personaggio del film.

  • Fast and Furious – Tokyo Drift, 2006, Justin Lin.

Dopo 3 anni in cui tutti pensavano di essersene liberati, arriva Tokyo Drift, spin-off di una saga che contava un solo film legato alla trama principale e piuttosto che continuare a raccontare le vicende dei protagonisti preferiva focalizzarsi su personaggi casuali (tipo il protagonista di questo film, chi cazzo è? Ricorrerà in un cameo nei prossimi film, e quindi? C’era bisogno di dedicargli un film?). E, no, non mi dite che è importante per la scena dopo i titoli di coda di Fast and Furious 6, perché quello è un tutorial: come creare spunti per resuscitare qualcosa di morente collocando il suddetto spunto su un piano temporale sfalsato da quel che era in precedenza e come farlo di merda.

-Pregio principale: la musica dei Teryaki Boyz e gli stereotipi razziali.

-Difetto principale: Twinkie, alias Tyrese Gibson in pubertà.

  • Fast and Furious – Solo parti originali, 2009, Justin Lin.

Finalmente, dopo 8 anni sono riusciti a dare un seguito al primo Fast and Furious: l’hanno fatto con un capitolo che, tolta l’esagerazione isterica di tutte le scene d’azione, tolto l’essere di Vin Diesel al di sopra della legge, del reale, delle capacità umane percettive e motorie e anche della recitazione, tolto un antagonista “segreto” che segreto non è perché i personaggi del film quelli sono, vabbè… non fa niente, proverò a salvarlo un’altra volta. Trattasi di un capitolo autoconclusivo, se si tolgono gli ultimi dieci secondi, girati per cercare di dare un seguito a una saga che, per forza di cose, nel prossimo capitolo sarà costretta ad aggiungere personaggi e cambiare location per andare avanti.

-Pregio principale: Vin Diesel che si sposa in canottiera bianca invece della consueta canottiera nera.

-Difetto principale: può il film considerarsi un difetto?

  • Fast Five, 2011, Justin Lin.

L’entrata in scena di Hobbs, alias The Rock, segna la metamorfosi dei film in una serie tv antologica, di cui ogni puntata ha trama a sé stante. Insomma, Fast and Furious diventa Marvel, ed effettivamente, i personaggi, mostrano di avere poteri sovrannaturali, ma, ancor più similare ai film della casa supereroistica, ci sono le scene dopo i titoli di coda, che da questo film in poi diventano la prassi. Ambientato in Brasile e abbandonate le auto in favore delle sparatorie, si tratta di un filmetto d’azione come ce ne sono altri… però c’è The Rock.

-Pregio principale: Questo è il Brazil!

-Difetto principale: tutti si son dimenticati di disabilitare il cheat-code dell’invincibilità.

  • Furious 6, 2013, Justin Lin.

Questo è quel capitolo di cui leggi il titolo e pensi: “e in questo film cosa succedeva?”. In una parola: dimenticabilissimo. In un film che differisce dal precedente solo per l’originalità del titolo, ciò che ci interessa è il finale, in cui tutto finisce a tarallucci e Corona’s, ma in cui la scena dopo i titoli di coda apre la strada all’entrata in scena del grande, magnifico, esuberante Jason Statham.

-Pregio principale: la scena di Vin Diesel che vola da una carreggiata all’altra è così stupida da far ridere.

-Difetto principale: la scena di Vin Diesel che vola da una carreggiata all’altra è così stupida da farmi dubitare della mia sanità mentale.

Si sente la mano di Wan, che aveva evidentemente bisogno di lavorare, per cui nelle scene d’azione ora si capisce qualcosa: Furious 7 ha un grande merito, ovvero quello di aver smesso di prendersi sul serio. In questo film convergono una serie di scene al limite del surreale, così esagerate da far pensare che è impossibile che non stessero scherzando… basti pensare che nelle scene convergano personaggi come Tony Jaa, Ronda Rousey e Djimon Honsou!

-Pregio principale: The Rock che si straccia il gesso, raccoglie una minigun e diventa Arnold in Terminator. 

-Difetto principale: aver sputato sulla salma di Kurt Russel.

Questo capitolo segna il superamento del confine tra divertimento e noia: in due ore e venti di film, davvero troppe, viene presentata una trama che nasce dal nulla a causa di un personaggio mai visto prima, condita da alleanze tra personaggi che nel capitolo scorso stavano uccidendosi, insieme a scene così fuori di testa da riuscire nell’assurdo intento di annoiare chi guarda. Il tutto si scioglie grazie a dei deus ex machina che, fisicamente, non potevano risolvere la situazione. E, quindi, sì, è ora che tutto finisca.

-Pregio principale: il primo Boss del gioco da sconfiggere, nella prigione, è interessante.

-Difetto principale: il sorriso di Jason Statham.

  • Hobbs and Shaw, 2019 – Fast Nine, 2020 – Fast and Furious 10, 2021, Justin Lin.

Ebbene sì, vi ho appena tirato una pugnalata nei genitali.

Cos’è Fast and Furious? Bene, è una macchina, ma non inteso come mezzo da trasporto, bensì una macchina da soldi. Una materia oscura nociva che fa ordinare ai ragazzini solo Corona quando sono al bar, che riempie le sale di tutto il mondo con la sua consistenza pessima.

Fast and Furious è il male di cui parla Hobbes.

Se amate il cinema, non potete amare Fast and Furious. O, quantomeno, non dovreste condividere su Facebook frasi di Vin Diesel a braccia incrociate che inneggiano alla famiglia e al male che lui ti farà se dovessi toccargliela.

Vincenzo Di Maio

Nasce in quel di Napoli nel 1998 ma è rimasto ancora negli anni '80. Spesso pensa di esser stato un incidente ma i suoi genitori lo rassicurano: è stato molto peggio. Passa la totalità della sua giornata a guardare film e scrivere, ma ha anche altri interessi che ora non riesce a ricordare. Non lo invitate mai al cinema se non avete voglia di ascoltare un inevitabile sproloquio successivo, qualunque sia il film.
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