
Fire Squad – Incubo di fuoco: eroi al servizio della natura
Un affresco cinematografico che celebra gli eroi diventati il simbolo chiave dei vigili del fuoco, di fronte allo spaventoso incendio del 2013 in Arizona.
Esiste un feeling denso e caldo dove la natura umana si amalgama impeccabilmente nei prodotti cinematografici di vecchia data o appena usciti nelle sale.
Che si tratti di pellicole d’azione, fantascientifiche, d’animazioni o biografiche, esse sono l’essenza che lasciano un solco nelle nostre menti e nei nostri cuori. Alzandosi dalla poltrona della sala si percepisce quel vuoto dentro, come se qualcosa o qualcuno avesse appena scavato all’interno del suo corpo, inconscio di tutto quanto.
Il caso si presenta più forte quando un film biografico lascia non una semplice scia, ma un evidente segno vivo; pronto ad essere tramutato in un applauso e tante lacrime per quella pellicola che lo spettatore rivedrebbe ancora in quella stessa sala.
Fire Squad – Incubo di fuoco architetta una storia su eventi realmente accaduti, lasciando un pubblico vuoto dentro, ma appagato fuori grazie a una visione registica degna di un film che celebra realmente gli eroi. Joseph Kosinski è il nome dietro la cinepresa che ha saputo far emozionare il pubblico con questo biopic.
EROI IN ARIZONA
La storia di Fire Squad narra le vicende del gruppo di pompieri Hot Shot Granite Mountain coinvolti nel devastante incendio di Yarnell Hill in Arizona. Capitanata da un orgoglioso Eric Marsh, il gruppo comunale di vigili del fuoco si vedrà coinvolto nella salvaguardia della flora con l’inizio della stagione degli incendi. E le cose non si metteranno bene per i nostri eroi.
Fire Squad è un inno celebrativo. La cinematografia americana che ripropone storie di personaggi o eventi realmente accaduti è segnata dall’amore che produttori e registi ripropongono attraverso le immagini. Si parla di film biografici che spremono in maniera del tutto emozionale una storia che lascia lo spettatore perduto in un mondo ricreato per farlo vivere in prima persona.
Quel tocco impercepibile che trasporta il pubblico dentro il film, facendogli vivere quei momenti difficili che la storia sta sviluppando. Divisi solamente da un pannello dove le immagini sono in riproduzione: l’unico segno che divide realtà e immaginazione.
Alcuni esempi di questa filmografia biografica si possono trovare in pellicole come American Sniper o Unbroken, usciti entrambi nel 2014 e girati rispettivamente da Clint Eastwood e Angelina Jolie.
Fire Squad ripropone con le stesse basi un film che tocca l’animo umano attraverso il duro compito dei suoi eroi di vigilare e salvare un qualcosa che potrebbe essere distrutto per sempre senza un punto di ritorno: la natura.
Questo prodotto non si prende il rischio di raccontare solamente. Vuole lasciare quell’impronta che sappia raccontare la dura vita di un pompiere chiamato a difendere ettari di terra. Un’impronta di natura di per sé catastrofica dal punto di vista morale, alternando momenti umoristici ad eventi drammatici.
FUOCO NEL FUOCO
La volontà del protagonista di Fire Squad è calcolata sulla base di un uomo chiamato al suo dovere ogni giorno per salvare le terre dell’Arizona. Eric Marsh si presenta come l’uomo che si preoccupa ogni giorno del suo lavoro, della sua squadra e di tutto quello che racchiude il suo mondo: i vigili del fuoco.
Josh Brolin – che presta il volto del protagonista – dà l’immagine di essere solamente un capo in mezzo a tanti eroi. Un uomo forte, virile, ma con l’orgoglio che sconquassa tutti per la sua testardaggine, soprattutto il personaggio di Jennifer Connelly nei panni della moglie Amanda Marsh.
Amanda, dal canto suo, seppur devota all’amore per il marito e all’amore di quest’ultimo per il lavoro che lei rispetta, dona al film qualcosa che ogni donna desidera, e combatte fino all’ultimo davanti al sacrificio che suo marito presta pur di garantire un futuro alla sua squadra. Eric, piuttosto, preferisce rimanere con quello che ha, designandosi come un uomo che si divide tra amore piccolo e lavoro enorme. Diventa un padre e un mentore per la sua squadra di eroi fino all’ultimo secondo.
La parabola del mondo di Marsh è come un grande tempio sorretto da grandi colonne. E quest’ultime sono rappresentate come attori figuranti nel ruolo secondario importante per la riuscita di un buonissimo prodotto cinematografico.
I primi tra questi è Jeff Bridges con il suo personaggio di Duane Steinbrick. L’interpretazione di Duane è raffinata nel rappresentare un personaggio goffo e anziano per l’età che rappresenta, grazie ad una mimica facciale e alle movenze tipiche. Duane è perciò una spalla importante per Marsh, un amico, un consigliere e un portavoce. Sempre al primo posto quando si tratta di affari dei vigili del fuoco.
Miles Teller, invece, è Brendan MacDonough, un uomo in cerca di una nuova opportunità e un personaggio che rientrerà molto presto nella stretta cerchia degli eroi; e nel cerchio ristretto della parabola di Marsh, indiscutibilmente legato alla sua vita per via di eventi che lo accomunano.
LA FIAMMA DEGLI EROI
Ciò che Fire Squad – Incubo di fuoco rappresenta come un prodotto che arriva dritto al cuore è soprattutto una cura registica di notevole importanza nella maggior parte dei film: un’operazione ben riuscita in questa pellicola grazie a Joseph Kosinski.
Con un curriculum tutto ancora da riempire, il regista va ricordato specialmente per la produzione Disney di Tron: Legacy (2010) e del più recente Oblivion (2013), prodotto da Universal Pictures. A discapito ancora della poca esperienza con il primo e il buon successo del secondo, il regista cambia totalmente genere con Fire Squad. Il suo registro è formale: cattura inquadrature della scena che raccontano visivamente la storia. Passa anche ad un registro più intimo nelle relazioni che coniuga tra i personaggi; finendo su effetti speciali mai oltre il limite che dipingono la forza distruttrice del fuoco.
Kosinski riesce perciò nell’intento di far emozionare il pubblico attraverso il genere biografico. E questo è ciò che Fire Squad – Incubo di fuoco trasmette: una sottile differenza tra la realtà in sala e l’emozione di un dramma e di ciò che si guarda durante i titoli di coda.
Una celebrazione perfetta verso gli eroi dei Granite Mountain, con un tocco profondo che solo la magia del cinema sa regalare.