Film

First Reformed – Dio, l’uomo, la Creazione

Il reverendo Toller è rimasto irrimediabilmente segnato dalla morte del figlio. Egli si sente colpevole perché lo ha spinto ad arruolarsi nella guerra in Iraq quando era cappellano militare. Abbandonato dalla moglie, il prete si è ritirato in una piccola chiesa cristiana riformata (da cui il titolo First Reformed). Un giorno, la normale routine del reverendo viene bruscamente scossa da una disperata richiesta di aiuto. Una coppia di giovani militanti ambientalisti sta per avere un figlio. Il padre Micheal però non vuole mettere al mondo una nuova vita su un pianeta distrutto dalla corruzione del potere capitalista. Lentamente il tormento del giovane si innesta nell’angoscia del prete e il suo radicale suicidio spinge Toller ad attuare una soluzione altrettanto radicale.

Informazione di Servizio: da qui in poi molti spoiler!

Il film si sviluppa in forma di diario. Padre Toller infatti descrive con regolarità i momenti più intensi della sua vita spirituale in una serie di annotazioni che dovranno essere bruciate dopo un anno dall’inizio del resoconto. Questo stratagemma narrativo serve a Schrader sia per avvicinare il suo film al cinema di Bresson, sia per ribadire l’autorialità della sua arte. Il suo cinema è statico, meditativo; si cristallizza nella sua stessa aura contemplativa. La riflessione quindi prevale sugli eventi ed è proprio il pensiero lo strumento d’indagine privilegiato. Attraverso il pensiero infatti si può indagare non solo la natura dell’universo (quindi di Dio secondo i dogmi cristiani), ma anche quella dell’uomo, perché questi due estremi risultano inscindibilmente legati, anche se incredibilmente distanti.

Questa incolmabile distanza fra umano e divino è la principale causa dell’angoscia dell’uomo. L’angoscia che angustia il reverendo e che impregna l’intera pellicola infatti deriva dal Silenzio di Dio. Si sente tutto il dolore che deriva dalla frattura che si crea fra il disperato bisogno di salvezza da parte dell’uomo e la mancata risposta di Dio a questa necessità. Questa riflessione, tanto cara a Bergman, viene ripresa da Schrader, ma in una declinazione più moderna, perché al binomio Dio-uomo si aggiunge un terzo elemento: l’ambiente. Alla riflessione teologica si aggiunge quindi quella ambientalista.

First Reformed

Dio ci perdonerà per quello che abbiamo fatto alla sua creazione?

si chiede il reverendo Toller. Un sistema capitalistico, che ha deturpato e inquinato il pianeta, non ha forse acuito la distanza fra uomo e Dio? Da qui nasce la sua ribellione a tale sistema. E da qui nasce il suo spirito di vendetta che si esprime, attraverso il sacrificio di sé, in una giusta punizione: sacrificare la propria inutile vita per ristabilire la giusta armonia fra Dio, uomo e natura.

Toller ha infatti intenzione di farsi esplodere, insieme alla sua Chiesa, durante una celebrazione ecumenica, che coinvolge le multinazionali dell’intera comunità. Non bisogna stupirsi di un simile atto. D’altronde il prete rappresenta il tipico esempio di eroe Schraderiano: alcolizzato, depresso, in crisi di fede, perennemente in preda all’angoscia.

Per Schrader il cinema deve essere un processo di purificazione, un castigo atto a espiare una colpa. Perciò la visione dei suoi film non è piacevole, anzi provoca dolore. Inoltre, per quanto la maggior parte dei suoi film siano a lieto fine, la salvezza si realizza attraverso un calvario talmente doloroso che è difficile rimanere indifferenti davanti all’angoscia del racconto.

La macchina da presa di Schrader è spesso immobile. Le inquadrature rigide e asettiche degli ambienti clericali si alternano ai dettagli ravvicinati, claustrofobici degli oggetti di scena. La fotografia punta a ritrarre gli oggetti come nature morte per arrivare direttamente all’essenza della materia e al cuore della sostanza. Il tempo si cristallizza e sembra quasi di vedere lo scorrere dell’esistenza. La musica quasi assente.First Reformed

Le parole di Schrader poi affondano come lame nella carne, scavano nell’inconscio, creano solchi, ma senza sadismo. Anzi si potrebbe dire che in questa punizione imposta e autoimposta dall’autore, ci sia dell’amore. Una forma d’amore spirituale e carnale che sfida la morte.

Il reverendo infatti inizia a entrare in intimità con la moglie del defunto, Mary, e fra i due si crea un legame sempre più intenso che sembra dare conforto all’angoscia esistenziale. Ma proprio quando la speranza si fa più viva, a padre Toller viene diagnosticato il cancro. Da questo momento in poi Toller sprofonda ancora di più nella depressione, che lo porta a sacrificarsi per la sua causa.

E così arriviamo al finale. Siamo a 10 minuti dalla fine del film. Toller è al culmine del dolore ed è deciso a farsi esplodere insieme alla sua Chiesa. Inaspettatamente però anche Mary è presente alla funzione. Toller allora non sa che fare. Da una parte vorrebbe farsi esplodere insieme a tutti i rappresentanti delle multinazionali, contro cui si era scagliato anche Micheal, ma dall’altra non vuole perdere Mary. Allora decide di suicidarsi bevendo del veleno, ma Mary arriva da lui. I due si baciano. Il film finisce.

Si capisce che Schrader vuole far trionfare la grazia e mostrare che per l’uomo c’è una forma di speranza. Come aveva fatto Bresson nel finale di Pickpocket, egli vuole spiegare che, attraverso l’amore, che rappresenta il richiamo della vita, si può tornare a provare empatia. Ma è tutto molto frettoloso, disimpegnato. Questo concetto non viene spiegato analiticamente come il tema dell’angoscia e del silenzio di Dio, ma ne viene demandata l’interpretazione allo spettatore. Il finale è molto deludente, ma la qualità dell’opera è estremamente alta perciò non mi sento di sconsigliarne la visione. 

In conclusione, First Reformed non è il capolavoro di Schrader, ma è sicuramente un film ben scritto e ben girato che trasmette un preciso sentimento di angoscia. Tuttavia il fatto che finisca in modo così aperto tradisce l’intero senso dell’opera, che si fa fatica ad apprezzare fino in fondo.

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