Film

Followed: il filo rosso (sangue) che avvolge il destino

Non potrei essere più soddisfatta di così nello scrivere questo articolo. Il Ravenna Nightmare Film Fest ci delizia con una perla proveniente dal Pacifico occidentale: Followed, del regista filippino Carlo Ledesma.

Non voglio girarci troppo attorno. Non voglio mettere chissà quali fronzoli introduttivi. Ho adorato questo film. Come mi disse un saggio, un buon horror deve far paura ma non deve (solo) spaventare. E infatti in Followed accade proprio questo: si percepisce l’ansia crescente derivante da una situazione oscura, ma non ci si caga sotto stile It. E meno male, altrimenti avrei avuto dei seri problemi (niente palloncini rossi plis).

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Grazie a tutti

Il film, ambientato a Manila, ci racconta di una donna, la cui figlia ha una grave patologia cardiaca. Per sostenere le ingenti spese mediche, trova lavoro in un vecchio edificio, in cui incontra il fantasma di una ragazzina.

Innanzitutto vorrei spendere due parole sulla prima sequenza, che fungerà un po’ da leit motiv nel corso del film. La scena è girata in ralenti. Piove. Una donna con un velo nero al centro, due uomini incappucciati ai suoi lati. Questi ultimi riempiono una fossa, all’interno della quale si trova una ragazzina vestita di bianco (super contrasto). A un certo punto, questa apre gli occhi. Non vi dico nient’altro, perché credetemi che mi è bastata questa prima scena per innamorarmi del film.

Sin dall’inizio si nota una fotografia pazzesca, una scenografia molto curata, un montaggio fenomenale e, nel corso del film, l’uso di luci e musiche raggiunge livelli altissimi. Credo sia proprio per questo che vale la pena partecipare ai Festival cinematografici, perché si scoprono davvero dei film fantastici di cui difficilmente verremmo a conoscenza in altro modo. Sinceramente non avevo mai sentito parlare di questo regista, ma sicuramente dopo aver visto Followed mi guarderò assolutamente altri suoi film.

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Anche per quanto riguarda la recitazione devo ammettere che sono rimasta piacevolmente sorpresa. Non solo per la madre, ma anche, e soprattutto, per la figlia. Il suo lo ritengo un ruolo complesso, ma l’attrice si è destreggiata perfettamente tra i confini orrorifici del film.

Tra l’altro (non che sia importante ma ci tenevo a sottolinearlo) quest’ultima è bellissima e sembra la trasposizione reale di Vaiana di Oceania. Motivo per cui mi sono innamorata di lei.

P. S. Dato che ormai a quanto pare va di moda trasporre ogni cartone Disney in film, spero che la teniate in considerazione nel caso in cui voleste girare Oceania film (vi prego no).

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Comunque non mi voglio dilungare troppo nel parlarvi della trama, perché non voglio svelarvi il contenuto del film nei dettagli. Però vi consiglio vivamente di guardarlo perché merita tantissimo. Ci sono solo un paio di cose che mi hanno un po’ stonato.

Innanzitutto, una scena verso la fine del film, in cui la protagonista si ritrova imprigionata come una mosca in una ragnatela, avvolta da ingenti quantità di filo rosso. Il posto in cui si trova non è ben definito, sembra quasi il Sottosopra di Stranger Things, però non viene spiegato o identificato. Insomma, resta un po’ lì così, non si sa bene cosa sia.

E poi forse avrei caratterizzato meglio la “boss” del posto di lavoro della protagonista, visto che subentra anche lei nella storia e c’è un motivo per cui entra a farne parte. Avrei aggiunto un po’ di spessore a questo personaggio, ecco. Però credetemi, guardando tutto il film queste sono due piccolezze che non mi fanno minimamente rivalutare la grande bellezza dell’opera.

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Ciò che mi è piaciuto molto è stato vedere la grande forza di questa madre, che cerca di fare di tutto per la figlia, anche se questo significa dover affrontare situazioni inspiegabili e soprannaturali. Tra l’altro è molto interessante l’ascensore del suo posto di lavoro, che a me personalmente ha ricordato un po’ quello di Inception, nel senso che inizialmente mi ha dato l’impressione di essere un ascensore del subconscio (fan di Nolan, mi capirete).

Anche il finale devo dire che mi ha incuriosita, anche se tendente al pessimismo, perché tutto comunque riconduce al filo rosso. Un po’ come se il regista volesse suggerire che non si può scappare dal fato, e che la ruota, in quanto tale, continua a girare. Insomma, un buon finale per un horror.

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Martina Catrambone

Affetta da cinefilia sin dalla nascita, cresciuta a suon di film e cartoni. Sono andata al cinema per la prima volta a quattro anni e da lì non ho più smesso. Mi faccio tanti film mentali e studio cinema per provare a fare film reali.
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