
Following: il primo Nolan tra pedinamenti, doppi e labirinti narrativi
Non serve che vi ricordi chi è Christopher Nolan. No, sul serio, c’è qualcuno che non lo conosce? In fondo stiamo solo parlando di uno dei cineasti più rappresentativi degli anni Duemila. Una figura che, spaziando con disinvoltura e abilità tra i generi più disparati (thriller, cinecomic, fantascienza, war movie), è stata in grado di coniugare con successo la complessità del cinema d’autore con il senso dello spettacolo tipico del blockbuster hollywoodiano. Eppure quanti di voi hanno visto il suo lungometraggio d’esordio, Following?
Uscito nel 1998, il primo film del futuro regista de Il cavaliere oscuro e Inception è un originale noir che Nolan realizza in Inghilterra con pochi mezzi. E quando dico pochi intendo quasi zero. Sembra strano, considerato che siamo abituati a vederlo maneggiare centinaia di milioni di dollari, investiti in pellicole talmente audaci che, se a proporle fosse qualcun altro, quel tipo verrebbe sbattuto fuori a calci dagli studios.
Eppure all’epoca il cineasta è ancora un Signor Nessuno, con alle spalle solo qualche cortometraggio (tra cui l’affascinante e surreale Doodlebug). Per il proprio debutto sul grande schermo, deve quindi arrangiarsi con quello che trova. Costretto a lavorare con un budget striminzito (l’equivalente in sterline di appena 6000 dollari), Nolan non solo scrive e dirige, ma cura la fotografia, il montaggio e coproduce il film insieme alla moglie Emma Thomas, ingaggiando come attori alcuni amici.
Le riprese vengono effettuate su pellicola da 16 mm in bianco e nero, e per risparmiare sui costi di quest’ultima il regista fa provare le scene agli interpreti più volte prima di girare. Cosa che è possibile fare solo il sabato, motivo per cui la produzione dura un anno intero. Nonostante le numerose traversie, Following fa il giro di molti festival cinematografici (tra cui il Torino Film Festival), convince la critica e racimola anche qualche centinaia di migliaia di dollari di incasso, dando avvio alla sfolgorante carriera di Nolan.
Protagonista della storia è Bill (Jeremy Theobald), un giovane disoccupato e aspirante scrittore. Un po’ per noia un po’ perché in cerca di spunti per il proprio lavoro, questi inizia a pedinare persone a caso per le strade di Londra, cercando di scoprire il più possibile sulle loro vite. Un giorno si imbatte in Cobb (Alex Haw), misterioso ladro d’appartamenti. L’uomo prende Bill sotto la sua ala protettrice, insegnandogli i trucchi del mestiere e rendendolo complice di alcuni furti. Tutto procede bene finché lo scrittore non intreccia una relazione proprio con una delle vittime della coppia, la Bionda (Lucy Russell), la quale coinvolge Bill in un colpo ai danni di un malavitoso. Ovviamente però non tutto è come sembra…
Al di là di qualche sbavatura dovuta all’inesperienza del regista, Following è un’opera prima di tutto rispetto, un noir serrato, sagace e avvincente, che non ha nulla da invidiare ai grandi classici. Muovendo abilmente i fili del racconto, Nolan onora e allo stesso tempo si diverte a scardinare le regole del genere, proiettando per 70 minuti lo spettatore in un mondo in cui finzione e ambiguità la fanno da padrone. In questo senso, il bianco e nero si rivela funzionale alla trama e alle atmosfere del film, rese ancora più torbide dalle musiche di un David Julyan che, rifacendosi apertamente ad Angelo Badalamenti, omaggia per proprietà transitiva il cinema di David Lynch.
L’originalità di Following risiede soprattutto nel montaggio, di cui Nolan, più di altri autori, sfrutta le capacità espressive per intrigare (e ingannare) il più possibile gli spettatori. Esordisce qui infatti uno dei tratti distintivi della poetica del regista: l’uso di una narrazione cronologicamente non lineare. Aperto e chiuso da una cornice (l’interrogatorio di Bill da parte di un detective), l’intreccio si dipana attraverso un lungo flashback, che a una prima occhiata sembra richiamare la confessione di Walter Neff ne La fiamma del peccato (forse il film noir per eccellenza). Solo che stavolta il racconto procede in maniera anti-classica, alternando continuamente tre piani temporali.
In questo modo, Nolan costruisce un puzzle intricato da risolvere, un enigma di cui si può trovare la soluzione solo ricostruendo pian piano tutti i frammenti. Un vero e proprio labirinto narrativo, in cui l’aspetto di Bill (casual, elegante, tumefatto) diviene utile per orientarsi. A rendere il tutto ancora più interessante è il conseguente ribaltamento dei rapporti causali: in Following l’effetto di certe azioni viene mostrato prima dell’azione stessa. Un gioco d’anticipo che, generando ellissi risolte solo da progressive rivelazioni, mantiene lo spettatore in un perenne stato di tensione e incertezza, facendogli dubitare di tutto e di tutti fino allo sconvolgente colpo di scena finale.
Con Following Nolan affronta anche per la prima volta il tema del doppio, che nel suo cinema si manifesta principalmente nel rapporto morboso tra due individui complementari, di cui uno funge da “specchio deformante”, da riflesso negativo dell’altro. In questo caso abbiamo Bill e Cobb, facce della stessa medaglia, accomunati dall’ossessione di scoprire i segreti più intimi delle persone, ma diversi nel carattere e nell’approccio. Da un lato un timido pedinatore, ingenuo, perdigiorno e senza certezze, dall’altro un ladro scaltro, cinico, dominante e sicuro di sé.
Nolan è bravissimo a mostrarne le differenze fin dal primo incontro, con un eloquente campo-controcampo in cui vediamo Cobb dritto sulla schiena, che parla con voce ferma e osserva Bill dall’alto in basso, mentre quest’ultimo è piegato su se stesso, le spalle curve e lo sguardo basso. Il primo è autoritario, l’altro debole e sottomesso. Figure agli antipodi fin dalla postura, ma proprio per questo capaci di completarsi a vicenda, Bill e Cobb rappresentano la prima coppia di doppi della filmografia del regista, lo stampino da cui deriveranno tutte le altre, dai Will Dormer e Walter Finch di Insomnia agli Alfred Borden e Robert Angier di The Prestige, fino ad arrivare a Batman e Joker.
Alla luce della scarsa distribuzione nel mercato home video, non mi sorprende che a vedere Following siano stati giusto il sottoscritto, il regista e sua madre. Questo mi dispiace, perché la prima opera di Christopher Nolan è un vero gioiellino che non sfigura dinnanzi ai suoi lavori più noti. Anzi, rappresenta la prova del genio del cineasta inglese, che persino in condizioni limitate è riuscito a sfornare un thriller di rara potenza e intelligenza. Pertanto recuperatelo al più presto e se non sapete come, non preoccupatevi: potete trovarlo gratis su Youtube.