
Free State of Jones: dalla Guerra di Secessione ad una svolta inaspettata
Da appassionato di western e da amante del periodo storico che riguarda la Guerra di Secessione americana, non potevo certo mancare all’appuntamento al cinema col nuovo film di Gary Ross (regista di Hunger Games): Free State of Jones. Visto che, nelle mie turbolenze mentali, mi eccita molto di più veder garrire al vento le bandiere unioniste e confederate nel fumo di una battaglia piuttosto che le foto di Valentina Vignali, sono entrato in sala con gli ormoni in subbuglio e con aspettative altissime. Alla fine dei centotrentanove minuti di film, sono uscito a metà strada tra il perplesso e il soddisfatto.
Ma andiamo con ordine. Partiamo con la trama (sarò buono, potrete leggere senza timore di spoiler): siamo nei primi mesi della Guerra Civile, e l’infermiere-soldato sudista Newton Knight ha a che fare ogni giorno con gli orrori della guerra. Siamo appena agli inizi, ma il nostro protagonista (interpretato da un non particolarmente brillante Matthew McConaughey) è già un disilluso nei confronti della causa sudista: la goccia che fa traboccare il vaso è la morte del nipote, ucciso da un tiratore scelto. Questo spinge Newt a disertare per tornare a casa e dare sepoltura al ragazzo nella sua terra, la contea di Jones.
Inizierà qui la sua battaglia personale contro i soprusi della guardia nazionale confederata nei confronti della popolazione rimasta indifesa, con tutti gli uomini via a combattere al fronte. Braccato dall’esercito e costretto a fuggire nelle zone paludose dello stato del Mississippi, organizza insieme agli schiavi fuggiaschi una resistenza che non tarderà a divampare per l’intera regione. Si arriverà quindi ad una lotta senza quartiere contro il governo locale corrotto.
Per non rovinarvi la sorpresa ed evitare che veniate a cercarmi con torce e forconi sotto casa, vi aggiungo solamente che Free State of Jones seguirà in parallelo una vicenda in un’altra epoca che riguarda indirettamente il protagonista, andando a toccare tematiche e questioni attualissime che col trascorrere dei minuti diverranno prevalenti all’interno del film. Ed è proprio qui che casca l’asino: questa svolta all’interno della narrazione ha a mio avviso qualcosa che non funziona, che risulta in qualche modo forzata rispetto alla trama iniziale e a quello che ci si aspettava (o almeno, io mi aspettavo) dopo aver gustato l’ottimo trailer di Free State of Jones.
L’opera di Gary Ross è comunque un film godibile, nel complesso più che sufficiente. Quello che manca davvero è un qualche punto di forza, che non si riesce a trovare di certo nella recitazione, soprattutto per via dei cattivi che sembrano a tratti da barzelletta. L’aspetto più godibile è forse dato dalla scenografia. La maggiore delusione è stata data dal fatto che, essendo in attesa di un lontano cugino di Braveheart o Il patriota, mi sono ritrovato a guardare un’opera piuttosto carente di epicità e carisma.
Rimane da segnalare il fatto che il film è tratto da una storia vera: Newton Night, discendente da un ramo cadetto di una famiglia di proprietari terrieri del Mississippi, fu un disertore dell’esercito sudista che, per via delle sue idee politiche contrarie a quelle della Confederazione, diede vita nel corso della guerra ad uno stato libero all’interno della Confederazione stessa, più o meno come ripreso in Free State of Jones. Seppur ovviamente con qualche licenza narrativa.
Se siete appassionati del genere e di questioni (anche attualissime) che riguardano la società statunitense (no, non mi riferisco al sequestro di Lapo), Free State of Jones è un film che non dovete perdere.