Serie TV

Friday Night Lights – Gridiron football e lacrime

Vado subito al sodo. Friday Night Lights è un film del 2004 che racconta le vicissitudini dei Panthers, una squadra di football liceale del Texas. Prima ancora, un libro dallo stesso titolo aveva raccontato la stagione 1988 degli stessi Panthers. Dopo la carta stampata e il cinema, FNL giunge infine in televisione. Nel 2006 nasce una serie tv ideata da Peter Berg, già regista del film. In questo articolo parlerò solo della serie, non conoscendo abbastanza bene né il libro né il film.

Friday Nights Lights, nonostante si sia trovata a più riprese sull’orlo della cancellazione, riuscì a costruirsi una fanbase leale e appassionata e a conquistarsi gli elogi della critica, fino a giungere alla vittoria dell’Emmy. Ci riuscì facendo leva, principalmente, sulla grande emozione che era capace di suscitare nel pubblico.

E io voglio farmi guidare proprio dalle emozioni nello scrivere questa recensione. Grazie ai miei ricordi, spero di trasmettervi qualcosa di questo capolavoro. Niente rewatch, niente ripassi. Ho rivisto giusto le date di messa in onda e poco altro, ricordandomi peraltro che quest’anno è il decennale dell’inizio della serie. Per il resto voglio scrivere a braccio, nel modo più naturale possibile. Scusate se la mia memoria non sarà proprio freschissima su certi dettagli. Non è però il dettaglio a essere importante in Friday Night Lights. Qui contano le atmosfere, i fantastici e credibilissimi personaggi, le lacrime di gioia per un touchdown all’ultimo respiro.

I PANTHERS SI TRASFERISCONO A DILLON

La trama di FNL ruota intorno ai Panthers, come già nel libro e nel film. Nell’adattamento televisivo la loro città diventa Dillon, un paese del Texas che mi risulta immaginario. Coach Taylor (un fantastico Kyle Chandler) è il nuovo head coach. Le pressioni cui è sottoposto non sono uno scherzo, perché a Dillon il football liceale è vissuto come una sorta di religione. Non importa che si tratti solo di ragazzini, tutta la comunità pretende il titolo statale dai Panthers. Gli abitanti adulti conservano i loro trofei di football giovanili come reliquie e seguono in modo maniacale le vicissitudini della squadra, arrivando a importunare l’allenatore anche nel privato, turbando la sua vita famigliare con la bella moglie e la figlia adolescente. Il fatto che i Panthers possano disporre di tre prospetti molto talentuosi non fa che accentuare le pressioni su Eric Taylor.

Il motore vero e proprio dell’azione drammatica è un tragico infortunio. Jason Street – quarterback e migliore giocatore della squadra, dal sicuro futuro NFL – vede infrangersi le sue speranze dopo un durissimo scontro di gioco. Costretto per sempre su una sedia a rotelle, carriera finita prima di cominciare. A quel punto Taylor è costretto ad affidarsi alla riserva Matt Saracen, un ragazzo timido e sportivamente mediocre. Durante l’anno, di partita in partita, riuscirà a salvare la stagione insieme ai suoi ragazzi, nonostante le difficoltà tecniche e il terribile contraccolpo psicologico patito da tutto l’ambiente dopo l’infortunio del titolare.

SIX SEASON AND A MOVIE?

La prima stagione è una delle cose più esaltanti mai create dalla televisione. La nostra empatia con i personaggi è alle stelle. Ogni sedicenne medio di provincia non può non immedesimarsi in Matt Saracen, ragazzo un po’ imbranato ma anche serio e risoluto, che non fugge le sue responsabilità anche quando è al limite delle sue capacità. Ma ci sono anche Tim Riggins, una testa calda ma dal cuore grande, vera anima dei Panthers, “Smash” Williams – runningback e nuovo leader tecnico dopo l’infortunio di Street – e lo stesso Jason, che cerca di riprendersi dalle sue sventure come può, gravitando intorno alla squadra come assistente di coach Eric. Tutti personaggi credibili, profondi, reali. Arriviamo a tifare realmente per loro, in un’epopea destinata a rimanere negli annali del liceo di Dillon.

Con queste premesse la serie rischiava di spegnersi dopo solo una stagione. Non sembra una vicenda destinata a occupare un arco narrativo di più stagioni. Molti personaggi abbandonano il cast, oppure rimangono ma con un ruolo molto ridimensionato. Perché hanno finito il liceo e vanno via da Dillon o per altre vicissitudini personali. Arrivano nuove reclute, i Panthers cambiano molto i loro assetti. Lo stesso Eric Taylor non rimane sempre alla loro guida.

Nonostante tutto, Friday Night Lights riesce nell’impresa di rinnovarsi. Di rendere interessanti anche le stagioni più sottotono. Di proporci problemi tipici dei teen drama ma sempre in una chiave che non sappia di cliché. Di farci preoccupare per le sorti di ogni singolo abitante di Dillon. Insomma, di raccontare una storia che non è più quella di un giocatore, di un allenatore e nemmeno di una squadra. È la storia di una comunità, che lo spettatore impara ben presto ad amare e sente quasi come una seconda casa.

Il Coach in compagnia della moglie.
Il Coach in compagnia della moglie.

UNO SPOT PER IL FOOTBALL

Fino a qui sembrerebbe tutto rose e fiori. Ma ecco che c’è da considerare l’elemento sportivo. Il football. Uno sport dalle regole complicate, considerato da molti europei come spezzettato e noioso. La serie lo tratta in modo piuttosto tecnico, dando per scontata una buona conoscenza del gioco. Questo potrebbe frenare, ma vi prego, non preoccupatevi. Non è necessario sapere cos’è un punter, un field goal, la linea di scrimmage o che tipo di schema è l’hook and ladder. Friday Night Lights è talmente bello che è molto probabile che vi avvicini al football, che vi faccia incuriosire sulle cose che non capite, che vi spinga a seguire il Superbowl per la prima volta. È anche merito di FNL se sono diventato un assiduo fan NFL e piuttosto esperto di questo sport. Perché una volta nel mondo dei Panthers non riuscirete ad uscirne, anche quando avrete finito di vedere la serie.

In ogni caso, per quanto le sorti sportive dei nostri beniamini abbiano un ruolo piuttosto ingombrante nella vita di Dillon, la serie riesce comunque a equilibrare con maestria le parti di football e le altre problematiche affrontate dai protagonisti. Dalle storie d’amore – molto umane a mai smielate – alle responsabilità famigliari. Dalla scuola alle piccole beghe legali dei personaggi.

La serie ha molto da offrire, anche se non siete grandi appassionati di sport, ma resta comunque il football il vero collante della serie. Friday Night Lights è una serie eclettica e completa, ma resta prima di tutto un drama sportivo. Ed è incredibile quanto riesca a trasmettervi il senso di appartenenza provato nella vite reale da quelli di voi che hanno praticato sport di squadra in maniera sana, in un gruppo coeso.

Che aggiungere ancora? Direi nulla, probabilmente sono stato già prolisso. E anche un po’ stucchevole, ma non ci posso fare niente. Con questa serie è amore e non potevo trattenermi dal dedicare a questo capolavoro una serenata.

Non mi resta che salutarvi con il più sincero dei:

CLEAR EYES, FULL HEARTS CAN’T LOSE

Chi ha visto la serie sa di cosa parlo. Chi non l’ha vista, corra a scoprirlo!

Mattia Carrea

Nato nel 1988, passa buona parte dei suoi 28 anni a seguire le più grandi nerdate mai prodotte nella storia del cinema e della televisione. Difficilmente scriverà di grandi film d'autore, siete avvisati!
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