
Fried Barry: Quella sensazione di cervello fritto che ci fa impazzire
“In piena notte, mentre sta tornando a casa dopo l’ennesima bevuta, Barry, tossicodipendente con moglie e figlio, viene rapito da un’astronave aliena. Una delle creature a bordo s’impossessa del suo corpo e inizia a girare per le strade di Città del Capo, entrando in contatto con le strane e affascinanti abitudini degli umani. Come in un road movie lisergico, Barry, dotato di superpoteri psichici, si concede esperienze mai provate prima, come fumare metanfetamine o andare ai rave, trovandosi così coinvolto in un’orgia di sesso e violenza. L’alieno, però, non ha previsto i limiti fisici del corpo umano.”
Sfogliando il catalogo, purtroppo solo virtualmente, del Torino Film Festival sono subito rimasto affascinato da Fried Barry. La trama intrigante lo rende fin dalla presentazione qualcosa che può essere una boiata pazzesca o così estremamente folle, da finire, senza sapere come, in una raccolta di quelle pellicole di culto che devono essere viste almeno una volta nella vita.
Si lo sappiamo tutti che la fuori c’è qualcuno che se la tira consigliando agli amici pellicole fuori di testa, per ottenere la fame di personaggio visionario / genio capace di ammirare il trash. Ad esempio si possono citare titoli altisonanti come Paura e delirio a Las Vegas, ( se l’avete visto riconoscerete senza dubbio la bellissima citazione in Fried Barry), Climax + Enter the Void di Gaspar Noè (ti adoro), e Guns Akimbo.
Ah sono sicuro che un mio amico aggiungerebbe pure la saga di Sharknado.
Il registra sudafricano Ryan Kruger entra di diritto in questa setta di autori, capaci di creare film sicuramente non per tutti, ma che entrano nel cuore di quei folli che amano ama vedere qualcuno che non ha paura di osare.
Per fare questo si serve della fisicità di Gary Greene che interpreta alla perfezione il ruolo di protagonista principale. Il suo modo di dare vita a Barry è eccezionale, soprattutto dopo essere stato rapito dagli alieni.
Senza dire troppe parole (se ne conteranno forse una decina), s’impossessa completamente della scena, tra sguardi indiscreti, droga, e sesso occasionale.
Tutto ciò che succede gli è praticamente sconosciuto, visto che viene ricatapultato a sulla Terra, mentre tutto il mondo esterno si gode l’ebrezza di serate notturne alquanto sopra le righe.
La sua avventura inizia partecipando a una festa tecno, dove una donna con una certa voglia diciamo “di conoscenza”, si occuperà di lui, che inerme non reagisce. Finita la sua opera sarà di nuovo gettato in strada alla ricerca di qualcosa.
Ogni tanto, in qualche sogno, mi è capitato di vivere delle avventure stile Barry: tutto quello che mi accadeva non riuscivo a fermarlo, ma soprattutto per me era difficile anche interagire e comprendere le varie situazioni.
Barry, nonostante venga presentato all’inizio come un tossicodipendente che trascura moglie e figlio, assumerà pian piano le fattezze di un eroe metropolitano che deve sopravvivere alle follie dell’essere umano, immerso in un viaggio psichedelico e psichiatrico.
Analizzando con spirito critico quest’opera, emerge la volontà di riflettere sulla nostra società, condannando attraverso l’uso di un linguaggio grottesco, alcuni difetti della nostra società dei quali, non solo non ce ne accorgiamo, ma che continuiamo ad alimentare
Un classico esempio, forse un po’ da bacchettone, anche se sono il primo che non disdegna di farsi qualche birra in compagnia, riguarda il concetto di Sabato sera. È vero che per divertirsi è concesso: bere anche fino a star male, ballare tutta la notte, anche strafatti di droga per reggere i ritmi o cercare del buon sesso occasionale?
Barry, impossessato dallo spirito alieno, all’inizio è curioso di questo mondo e non ha paura a buttarcisi dentro a capofitto, ma poi ne vuole sempre di più, sfidando persino limiti extraumani.
Alcuni primi piani vogliono proprio evidenziare il fatto che noi tendiamo a giudicare negativamente il suo comportamento, senza però pensare che molti di noi fanno più o meno lo stesso o comunque sentono il bisogno di cercare il divertimento sfrenato, quasi come fosse un obbligo sociale per santificare il weekend.
All’opposto di Barry c’è la figura di sua moglie Suz, (Chanelle de Jager) che completamente innamorata è pronta a difendere il marito a spada tratta, cercandolo all’infinito in cambio di un minimo d’affetto che all’inizio sembra addirittura impossibile.
Fried Barry, presentato al Torino Film Festival nella sezione le stanze di Rol, alla fine è uno di quei film che all’apparenza sembra valere poco, ma con il passare dei minuti entra nel cuore.
Pazienza se nel farlo ci provoca quella sensazione di cervello fritto.
Ora se siete arrivati a questo punto della recensione e ho scatenato in voi un hype pazzesco, vi devo chiedere scusa perché sono pronto a scommetterci, che anche quando riapriranno i Cinema, difficilmente girando le sale di tutta Italia ne troverete uno che lo trasmetterà.
Si perché tra poco ci sarà spazio per un altro cinepanettone, ma guai a mettere in sala qualcosa di tanto folle e assurdo come questo gioiellino.
Citando Boris, sempre e comunque …. VIVA LA MERDA!!!!!