
Frozen visto da un cuore nerissimo: tutto ghiaccio e niente arrosto
Sono anni che mi sento ripetere (dai più disparati interlocutori) frasi sconnesse e concitate del tipo: “ma come, non hai visto Frozen? Guarda che ti piacerebbe un casino… non è mica il solito film Disney!”
Ho la fama di una a cui non piacciono i film Disney, evidentemente (leggi: la fama del cuore nero come l’inchiostro). Il che non è proprio vero. È che mi disegnano così. Comunque, mi ero autoconvinta che tutto sommato dovesse essere un buon prodotto. Voglio dire, saranno mica tutti pazzi, neh?
E invece lo sono: Frozen è una cagata pazzesca
La cosa peggiore che abbia visto dai tempi di… dai tempi di… oddio, Passion of Mind, 1999? E d’ora in poi, nevicata di spoiler, e me ne sbatto se non l’avete visto. Il punto è proprio questo: se non l’avete visto avete fatto bene. Continuate così.
Il film si apre con due sorelline (Elsa e Anna), principesse, una bionda e l’altra rossa e per il resto indistinguibili. La bionda, per nessuna ragione particolare, è nata con il superpotere di ghiacciare le cose. Qualcuno si prenderà la briga di raccontarci come mai? Col cazzo. Mettetevi il cuore in pace da subito.
Comunque le due bambine per circa trenta secondi se la vivono bene, e giocano a costruirsi parchi gioco di neve nei saloni del palazzo. Finché Elsa non congela per sbaglio il cervello alla sorella (*oops*) e i genitori si rendono conto che forse la faccenda merita un minimo di attenzione in più. Anna viene guarita dai troll (?) che ci tengono a specificare “meno male, ha beccato il cervello e non il cuore, se no eran cazzi”. E te sbuffi, perché già sai che entro la fine del film a qualcuno si congelerà il cuore, sicuro come la morte violenta di Kenny.
I genitori, incoraggiati forse dal metodo Montessori, decidono che la meglio cosa è rinchiudere Elsa nelle sue stanze forevah, impedendole di interagire con la sorella (e con chiunque). Poi reperiscono una preziosa mappa (e no, nessuno ci spiegherà cosa sia) e partono per un’altrettanto misteriosa destinazione (nessuno ci spiegherà quale: l’antico vaso andava portato in salvo!). Salutano le figlie e con un taglio di montaggio degno di Machete la sequenza successiva mostra tre secondi di tempesta in cui la loro nave affonda.
Da qui, l’imbarazzo e il disagio
Mentre gli sceneggiatori di Frozen si godono lo stipendio rubato, le due sorelline restano sole al palazzo. E sì. Continuano a non parlarsi, per nessuna ragione in particolare. Per tipo i successivi dieci anni – fino al giorno dell’incoronazione di Elsa. Al che comincia a scattare il #disagio: rigorosamente cantando, Anna ci spiega che non vedeva l’ora che arrivasse questo momento per incontrare l’amore della sua vita. Come se fosse lei quella a cui era stato impedito di lasciare il castello (e come se tra l’altro chi l’aveva eventualmente impedito non fosse schiattato).
Un’awkwardeness tira l’altra, e tra svariati siparietti musicali si prende una scuffia per un tizio a caso al molo e decidono di sposarsi. Così. Debbotto. Si scoprirà poi che lui è un infamone bramoso sol del trono, ma il film è fatto talmente male che anche il suo sembra un sincero colpo di fulmine – e in ogni gesto e battuta il personaggio mantiene una coerenza totale con questa prima impressione fino alla fine in cui, sempre a caso, rivela il suo piano malvagio. Piano malvagio che poteva comunque realizzare sposando Anna invece di tentare di ucciderla, ma queste son sottigliezze.
All’incoronazione succede il patatrac: Anna fa schiumare la sorella e lei congela tutto, venendo additata come mostro (beh, ha rischiato di ammazzare mezzo regno – un fiordo minuscolo con quattro abitanti in croce). Elsa, provetta drama queen, si ritira stizzita sulla cima di un monte e costruisce un palazzo di ghiaccio, canticchiando che lì finalmente è libera di essere se stessa. Una libertà che si sostanzia fondamentalmente nel cambiarsi il costume, per la gioia dei cosplayer di tutto il mondo – gli unici che hanno il diritto legale di apprezzare questo film.
Solo che la sua bravata provoca una gelata nel fiordo e stanno tutti crepando di freddo. La sorella la va a cercare, in compagnia di un disadattato che parla con la sua renna. E questo non sarebbe nemmeno grave, se non facesse anche le voci della renna rispondendosi da solo. La trovano in piena PMS nel suo palazzo di ghiaccio e lei li caccia con le brutte, buttando loro alle calcagna un mostrone di neve e sì, congelando il cuore della sorella.
Sempre i troll a quel punto (i fottutissimi troll, che hanno due scene in tutto e la seconda è una coreografia da ansia piena) fanno di nuovo il pistolotto sul fatto che il congelare il cervello ok, niente di grave, ma il cuore è un problema. L’incantesimo si può spezzare solo con un atto di vero amore. Il disadattato con la renna allora riporta Anna in città, per farla baciare dal suo principe azzurro – che a quel punto tenta di farla fuori per pigliarsi il trono, dimentico che con la regina in esilio se sposa la seconda in linea di successione il trono già sarebbe suo, eccetera.
Per farla breve: rennadisagio accorre in soccorso di Anna, Elsa sta scappando ma viene braccata dall’infamone che vuole ucciderla, Anna se ne accorge e la salva. Spezzando quindi l’incantesimo con un atto di vero amore. Poi si limona l’uomo-renna. Tutti all’improvviso vogliono bene ad Elsa, che da allora si diletta nella creazione di simpatiche piste di pattinaggio per il regno intero (i soliti quattro stronzi).
Uno dei peggiori film della storia della Disney si chiude qui, lasciandoci con una valanga di domande irrisolte: cos’era quella dannata mappa? Perché Elsa non si è tenuta i guanti? Il pupazzo di neve animato che vuole i caldi abbracci era proprio NECESSARIO? Perché tutti ce l’hanno su col vecchietto coi baffi del regno vicino? Chi sono i due tizi che riportano il principe cattivo nel suo regno, e perché ce li sbattono sullo schermo in uno dei dialoghi finali manco fossero i nostri migliori amici? Perché Anna non ha lasciato il palazzo per dieci anni? Qual è il senso dell‘andirivieni confusionario di personaggi secondari e totalmente inutili tipo: il venditore di cianfrusaglie? CHE PROBLEMI HANNO I TROLL? Con quale piede gli sceneggiatori hanno scritto Frozen?
Concludo solo riservando un accorato “ma fatemi il piacere” a chi ci ha visto una profonda riflessione femminista sulla diversità. Certe definizioni riserviamole a Kill Bill, che ogni volta che le attribuite a naufragi di film come Frozen una suffragetta turchina cade morta.