DOPO ESSERE STATA BEAUTIFUL, GAME OF THRONES DIVENTA L’APOCALISSE DI GIOVANNI REGALANDOCI FIAMME E SANGUE
Se vi siete persi le recensioni degli scorsi episodi ve le lascio gentilmente qui, così vi unite al nostro cordoglio:
Ormai è diventato di moda dire che Game of Thrones fa cagare, giusto? Beh, tendenzialmente essere di moda non è nel mio stile, ma devo rispettare la mia onestà intellettuale. Perlomeno un lato positivo c’è: ne manca solo una.
State attenti perché gli spoiler mordono; e non hanno fatto l’antirabbica

Fuoco e tradimenti
Come tutti un po’ si aspettavano questo nostro quinto episodio fa ciao ciao con la manina al senza palle pelato all’eunuco Varys. Avevano una fretta estrema di farlo fuori: sarà durato 10 minuti e poi un soffio di fuoco e via, come se non fosse mai esistito. Almeno il drago superstite serve ancora a qualcosa!
Dietro la morte di Varys, ovviamente, c’è tutto un giro di gente che ha detto cose ad altra gente e che alla fine, per la prima volta nella stagione, viene detto anche a zia Dany. Una zia Dany che a inizio episodio è in versione oggi ho mal di testa non scopiamo neanche se mi lasci il trono. Ma tanto quello che sembra non voler scopare è proprio suo nipote. E forse ha ragione, in un certo senso.
Il buon nipote, dal canto suo, sembra fermamente convinto di non volere il trono e al tentativo ante mortem di Varys gli risponde con uno sguardo che sa già tantissimo di un sei morta, troia.
Tuttavia a rivelare a Your Grace il tradimento tra l’altro sensatissimo di Varys è il buon vecchio Tyrion, che sono ormai 3 episodi che sembra non sappia nemmeno lui che cosa sta facendo e viene preso a schiaffi da chiunque. Ma stavolta il riscatto per lui in qualche modo arriva.

Un nano per decine di migliaia di innocenti
La cosa che ho pensato alla fine di questo episodio è stata “fa cagare, però probabilmente è il miglior episodio della stagione”, ma il fatto è che questo lo rende ancor più un delirio di insensatezza. Tra le cose positive, però, c’è proprio Tyrion.
Tyrion che scoprendo definitivamente le sue carte in questo episodio fa finalmente intendere quali sono le sue intenzioni: avere meno morti possibili e cercare di salvare sua sorella. E questo, più o meno, restituisce dignità al suo personaggio.
Il dialogo fra lui e un Jaime catturato dagli Immacolati, alla fine del quale Tyrion libererà il fratello, mi ha fatto ricordare i vecchi tempi, fatti di dialoghi studiati al millimetro e conditi da reazioni psicologiche strutturate e coerenti. Tyrion, a costo di rischiare la sua vita, liberà il fratello per qualcosa che vale di più e mette in atto il momento più alto di tutta l’ottava stagione.
Salvo poi ritrovarsi impotente a guardare zia Dany in versione mamma incazzatissima sparare fuoco su ogni singolo centimetro di Approdo del Re. Una cosa molto alla Game of Thrones, peccato che l’hanno costruita con l’intelligenza di Michael Bay.

La strage degli innocenti
Perché gli sceneggiatori pensavano che noi non lo avessimo capito, no? Perché non era evidente che la Targaryen, first of her name, stesse dando in escandescenze ed in deliri di onnipotenza. Game of Thrones si prende gioco di noi, sapetelo. La stronzata colossale è che l’idea era anche figa, sia internamente che come colpo di scena: internamente perché in un certo modo sconvolge le regole del fantasy, dove solitamente a vincere è il bene; come colpo di scena perché sarebbe stato di un impatto allucinogeno scoprire all’improvviso che Daenerys è in realtà crudele e spruzza fuoco a caso sulla gente.
Ma invece ci siamo fatti pippotti infiniti sui suoi pianti isterici, sulle sue suppliche disperate al nipote Targaryen, sulle sue crisi di nervi: tutti elementi che avevano reso palese il fatto che il suo obiettivo era distruggerlo Approdo del Re, non conquistarlo limitando le morti.
E quindi, quando le campane (che danno il titolo all’episodio in modo banalissimo) suonano, anziché sotterrare l’ascia di guerra, la zitella solitaria non amata da nessuno spalanca le fauci del suo draghetto e incenerisce qualsiasi cosa faccia anche solo finta di muoversi. Tutto ciò sotto gli sguardi pietrificati e sconsolati di Tyrion e Jon Snow a.k.a. Aegon Targaryen.
Once upon a time in the north
Tu mi hai veramente rotto il cazzo. Io capisco tutto, dal vagabondare alla Harry Potter nel terzo episodio al non volere il trono, dal non fotterti la figa delle fighe perché hai sani principi al tuo voler rimanere fedele alla regina, ma mo’ basta.
A cosa serve questo personaggio? Che progetti aveva il signore della luce quando lo ha riportato in vita? A cosa serve Game of Thrones? Perché devo pagare quando prelevo con il bancomat? La risposta è semplice: salire sul trono di spade. Colpo di scena, applausi, cala il sipario.
Ma sapete qual è la cosa bella delle cose belle? Che ormai sto personaggio è talmente piatto, talmente prevedibile, talmente noioso, che ormai anche i personaggi dentro alla serie se ne sono accorti. E al suo grido di fermarsi per non sterminare tutti, nessuno se lo caga, zero, nada, a mani vuote e a palle piene. Quindi la scelta (già presa in realtà) oramai è tra un ex kinginthenorthhhh senza carisma e una bambina isterica con un drago.

No one
Se pensate di aver già sentito il peggio, eheheheheheh.
Arya è immortale. Non credo di avere altre spiegazioni. Ma andiamo con ordine.
L’ucciditrice del Night King, nonché eroina indiscussa di Game of Thrones, in compagnia dell’ormai quasi troppo figo per avere mezza faccia sfigurata Sandor Clegane cavalcano senza incontrare NESSUN TIPO DI RESISTENZA dentro ad Approdo del Re. Non sto scherzando: questi arrivano, i soldati di guardia li fermano chiedendo chi sono e cosa vogliono e alla risposta “sono Arya Stark e sono qui per uccidere Cersei” nessuno fa niente. OPPORCAPUTTANA UN BUCO DI TRAMA PIÙ GROSSO DI UN BUCO NERO. Ma non è finita: dopo essere entrati camminano indisturbati verso il posto in cui si protegge Cersei e ci arrivano con una facilità tale che sarebbe stato più difficile portare i cani a spasso.
Ma qui c’è la scena degli alti valori morali. Clegane va a spaccare di botte il fratello (salvo poi essere spaccato di botte; strano) ma prima dice ad Arya di salvarsi la vita, che tanto Cersei muore comunque. E Arya, senza quasi dire nulla, si convince.
A questo punto ci sono due cose interessantissime. Ser Gregor alla vista del fratello sfracella il cranio del Primo Cavaliere della regina, che nel frattempo se la dà a gambe, e infine durante il combattimento mostra il suo corpo rivivito: sembra un mix tra un bambino ciccione incazzatissimo, Drax, un membro della famiglia Addams e la bambola assassina. Il tutto si conclude in un’epica spear di Clegane ai danni del fratello che condanna entrambi al precipizio.
Nel frattempo, però, il regista, che si era già concesso degli scavalcamenti di campo inimitabili, ci delizia con un montaggio alternato che mostra insieme le morti del Mastino e di Arya. Ma c’è una differenza: Arya non muore. Ma dovrebbe.

Game of Thrones è passato dall’essere quella serie che trucida senza pietà chiunque, indipendentemente dal suo ruolo nella serie, a far sopravvivere tutti perché sono i protagonisti. Prima Jon Snow contro un drago non-morto, poi Arya contro una catastrofe più grossa di Hiroshima. La ragazza che è Nessuno sopravvive a fuoco, macerie, gente che la calpesta, sangue, violenza, tenebre e terrore, e per di più ci regalano una fantastica scena in cui sembra morta, ma taaaac c’è la sorpresa peggio che con un appuntamento al buio con un transessuale.
Il tutto si conclude con una cavalcata su un cavallo palesemente non in condizioni di cavalcare, nonché unico superstite insieme ad Arya.
CA-PO-LA-VO-RO.
Vado a uccidermi.

L’uccisore di re, il salvatore di regine
Effettivamente ci sono anche loro. Purtroppo.
Cersei non fa niente, sta lì a guardare un drago che infuoca tutto continuando a ripetere che la fortezza rossa è il luogo più sicuro in cui stare. Ma poi iniziano a caderle macerie in testa quindi se ne va. E poi niente, piange. E noi che davvero pensavamo che fosse l’unico motivo di interesse rimasto nella serie, la sola che poteva ancora regalare qualcosa di interessante, un colpo di scena, un ribaltamento. Illusi.
Jaime, invece, seppur con una costruzione del personaggio stupidissima, è rimasto più o meno coerente e alla fine a salvare Cersei ci arriva. Però vi state dimenticando qualcuno, qualcuno che sembrava dovesse fare stragi ed essere importantissimo nello sviluppo della trama e che invece è inutile come tutto il resto: Euron Greyjoy.
Sì, perché proprio mentre Jaime passava di lì, anche Euron passa di lì e si picchiano. Ma ovviamente Jaime ha una mano sola e quindi muore. Siete confusi vero? Come può morire se salva Cersei? Ah già, chiedo venia: sarebbe dovuto morire, ma non muore. Euron gli conficca due volte un pugnale nel costato, prima a destra e poi a sinistra. Ma Jaime non muore. La forza dell’amore lo spinge inoltre a rendere Euron un porceddu da fare allo spiedo sulla sua spada. E io, nel frattempo, piango atroci lacrime di dolore, sentendo per l’ennesima volta 8 anni della mia vita sprecati per arrivare a questo.

L’episodio si conclude con Jaime e Cersei che sono molto teneri, ma (in teoria) vengono ricoperti di cemento. Dovrebbero essere morti, ma a questo punto non ve lo so dire. Una cosa sola posso ancora pronunciare su questa serie, in attesa del “gran finale” (mi vengono i brividi solo a scriverlo). Prendete le mie parole come una citazione da consegnare ai posteri:
Dopo il terzo episodio, ognuno di noi aveva gridato allo scempio e rinunciato per sempre all’idea di una degna conclusione, ma io, imperterrito imbecille, una qualche speranza, vanamente, la nutrivo. La conclusione del quarto episodio mi aveva innalzato l’hype come certe bandiere di prima mattina e perciò ero fiducioso. Adesso, ora che so che nulla ha più senso e che anche “the last war” è stata un epico cumulo di fan service servito con odore di merda, posso dirvi che qualsiasi cosa accada, da Bran che si rivela Night King a Gendry che sale sul trono, sarà stato sempre e comunque fiato sprecato. E nel bene e nel male, dopo 8 lunghi anni di amore, io oramai odio Game of Thrones.
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