Dopo due anni Game of Thrones è finalmente tornato e tutto è pronto per la battaglia finale.
Attenzione, perché the articolo is dark and full of spoilers
“Là dove tutto è cominciato, là dove tutto finirà”
Capita a volte che anche nei film senza troppe pretese ci sia qualcosa che ti rimane impresso, ed è il caso di questa frase, tratta dall’ormai (ingiustamente) dimenticato Wasabi, commedia d’azione con Jean Reno del 2001.
Già, perché se a Grande Inverno (non a caso il titolo dell’episodio è Winterfell) un ragazzino fa di tutto per vedere sfilare gli eserciti di diverse casate nobili che si radunano, la memoria non può non correre a quell’ormai lontanissimo pilot uscito nel 2011, quando l’inverno non era ancora arrivato, sul trono sedeva Re Robert, Daenerys non era altro che una ragazzina in fuga, Jon un bastardo come tanti, a Grande Inverno governava Ned Stark e i due terzi della popolazione di Westeros non era stata ancora sgozzata, sbudellata, bruciata, affogata o ridotta a uno zombie con gli occhi di ghiaccio.
Cioè quello che abbiamo visto nelle precedenti sette stagioni.
Non è un caso, dunque, che tutti gli eserciti del mondo si siano dati adunanza davanti alle mura di Grande Inverno: è al Nord che si combatte la battaglia per la vita, ed è al Nord che l’armata del Night King deve essere fermata.
Il mugugno nordico
Dopo i titoli di testa completamente rinnovati per l’occasione, utili a farci capire che ormai le storylines sono sostanzialmente due: quella a Grande Inverno e quella ad Approdo del Re, ritroviamo finalmente riunita la nidiata di giovani Stark (quelli sopravvissuti, almeno) agli ordini di Jon e Sansa, che però non ne vogliono sapere di andare d’amore e d’accordo.
Ciò che non va giù alla (ormai imbarazzantemente bella) Lady di Grande Inverno è la rinuncia della corona da parte di Jon in favore della (da sempre imbarazzantemente bella) regina Targaryen, rea di essere figlia di suo padre e soprattutto una foresta.
Le affinità tra i Liguri e il popolo del Nord si sprecano.
Compito di Jon è (come al solito) tenere tutti quanti uniti in vista dell’obiettivo comune, cioè scampare al Night King, ma (come al solito) ognuno trova un modo per rompergli le uova nel paniere.
Da una parte Sansa e la nobiltà del Nord rivendicano la loro voglia di Padania libera non volendo riconoscere come regina una straniera (peraltro dopo aver eletto a furor di popolo il loro KINGINTHENOOOORTH!); dall’altra la regina straniera ci mette anche lei del suo, minacciando velatamente tutto e tutti di poter finire in pasto ai suoi draghi qualora qualcuno facesse troppo il furbo.
Tutto ciò prima di una scampagnata dragonesca che contiene una delle scene più cringe di tutto Game of Thrones, ovvero Drogon che fissa in cagnesco (battutaccia) Jon mentre limona duro mamma Dany.
Why?
Raccordo (senza anulare)
Quello che ci troviamo di fronte è dunque un banale episodio di raccordo, realizzato a tavolino per esasperare ancora un po’ il povero pubblico e far compiere alle pedine gli ultimi movimenti sulla scacchiera prima di passare agli assalti decisivi: Cersei, ad esempio, che – preparando l’inculata a sangue per Dany & co. – si concede a quel matto di Euron Greyjoy per tenerselo buono e continuare a fargli fare le commissioni (tipo scarrozzare la Compagnia Dorata e i suoi inesistenti elefanti) per conto suo; Tyrion che continua a non azzeccarne una e si fa pure dare del fesso da una Sansa che ormai si crede stocazzo; Theon che riesce non sa bene nemmeno lui come a liberare la sorella Yara; Arya che a modo suo fa la gatta morta con Gendry (SHIP!) dopo aver fatto a gara con Jon a chi ha l’attrezzo più lungo (dopotutto non si vedevano da anni, vuoi mettere!); Bran, che ha l’infausto compito di stare parcheggiato davanti all’ingresso e di dire cose ovvie in modo strano, oltre che fissare malissimo la gente che passa. Tipo lo spaventatissimo Jaime Lannister che, dopo aver affittato il Millennium Falcon per fare Approdo del Re-Grande Inverno in meno di dodici parsec, si ritrova faccia a faccia con l’unico ragazzino del Nord che di certo sperava di non incontrare.
“Faccio cose, vedo gente”.
Girl power a manetta
Era già evidente dalle stagioni precedenti, ma questa 8×01 ribadisce per la centordicesima volta il concetto del girl power: a muovere le sorti di Westeros sono ormai sostanzialmente le donne – in primis Daenerys, Cersei e Sansa – che impongono agli ometti il loro volere e li tengono nel palmo della loro mano, vedesi Jon, Tyrion, Euron, ma anche i barbuti nobili del Nord che ormai danno ascolto più a Sansa che a Jon (mica scemi!), reo di essere andato a sud per cedere la corona.
Il problema di queste tre regine è che – chi più, chi meno – tendono nel loro modo a dividere l’esercito dei vivi, frammentandone le forze e sottolineandone le divergenze, ciascuna apparentemente più impegnata a servire la propria causa che a fare fronte al pericolo comune. A questo sembra delegato Jon, anche se – tra pugnalate al petto, zie strappone che ti fanno perdere la bussola, sorellastre-cugine più cocciute di un mulo e rivelazioni degne di “Luke-sono-tuo-padre” – anche lui, poraccio, sembra non avere la forza e il carisma per adempiere a questo compito.
Proprio verso la fine dell’episodio assistiamo così a due rivelazioni importanti: la prima viene fatta da Daenerys, che confessa a quel povero patatone di Sam di aver fatto alla sua famiglia quello che io di solito faccio alle braciole il giorno di Pasquetta, scioccando il poveretto che fugge nella notte.
Una poltrona per due
La seconda avviene nelle catacombe: mentre Jon è impegnato ad arrovellarsi su come mettere d’accordo le sue donne fissando la molto poco somigliante statua di Ned Stark, viene quindi raggiunto proprio da Sam che (deo gratia!) gli svela finalmente le sue vere origini: non Jon, ma Aegon, non Snow, ma Targaryen, non KINGINTHENOOOORTH!, ma potenziale re dei Sette Regni.
Ipotesi certamente allettante per far contenti Sansa e gli alfieri degli Stark, ma molto meno per Daenerys – o, come la dovremmo chiamare d’ora innanzi, ZIA Daenerys – che di certo dopo aver ribaltato mezzo mondo, patito le pene dell’inferno, crocifisso tre quarti di Essos e perso un drago, è del tutto probabile che non abbia troppa voglia di farsi soffiare la corona dal bel nipote, dal quale ha già tra l’altro ottenuto l’obbedienza.
Essere giusta, oppure esigere fino in fondo quello che potrebbe considerare lecito pretendere?
Mollare la corona, spezzare la ruota.
Queste ed altre sono i grandi enigmi con cui Daenerys dovrà fare i conti.
Cosa succederà resta dunque imprevedibile dopo un primo episodio dannatamente lento, senza chissà quali colpi di scena, che si prende il suo tempo per preparare in modo un po’ baraccone ciò che verrà.
Per citare Gandalf: “il respiro profondo, prima del balzo”.
E chissà se le sorti di Westeros saranno felici come quelle della Terra di Mezzo o se stavolta il Night King ridurrà i Sette Regni a quello che già molti prospettano: una popolosa necropoli di non-morti dagli occhi blu.
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