Siamo finalmente arrivati al fatidico Game of Thrones Day. La benedetta sesta stagione della serie tv più pompata del momento è finalmente partita. La redazione del MacGuffin è reduce da una serie infinita di riunioni fiume per gestire al meglio uno dei momenti più caldi della stagione televisiva. Tutto il mondo libero ha potuto finalmente sapere qualcosa di più sul destino di Jon Snow. Ecco però il mio problema: io non voglio sapere nulla sul destino di Jon Snow! Inevitabilmente, non riuscirò nel mio intento – da qui alla fine dei tempi troverò spoiler dietro ogni angolo – ma ho comunque deciso di fare il grande passo e abbandonare la serie. Vi spiego il perché. Vi avverto che l’articolo parla di spoiler e dà per scontato che siate in pari sia con la serie sia con i libri. Quindi occhio a non spoilerarvi anche voi!
Game of Thrones, come saprete, è l’adattamento di una delle migliori (o la migliore?) saghe fantasy della letteratura moderna: A Song of Ice and Fire di G.R.R. Martin. Quando ho cominciato a seguire la serie tv io non la conoscevo ancora e ho deciso di recuperare tutto qualche anno fa, mentre ero in attesa della terza stagione. Inutile dire che l’ho adorata e l’ho divorata in un’estate. Perciò, a partire dalla terza stagione della serie, ho seguito GoT da lettore e perlopiù tutto è filato liscio. Fino all’anno scorso…
Con la quinta stagione, infatti, il peggiore incubo di tutti i fan di ASOIAF è diventato realtà: il materiale edito a disposizione degli autori della serie è finito e con l’inizio della sesta si va a tutti gli effetti oltre la barriera. D’ora in avanti tutto quello che vedremo sarà spoiler dei libri, oppure sarà inventato di sana pianta dagli autori. E la cosa peggiore è che nessuno saprà mai con certezza cosa rientra nella prima categoria e cosa nella seconda. E io non voglio avere questa spada di Damocle sulla testa.
I lettori di vecchia data, quelli che già seguivano le vicende di Westeros ed Essos ben prima che la serie HBO fosse concepita, mi avevano avvertito. Non aspettarti che esca un nuovo libro prima della sesta stagione, i tempi di zio Martin sono da sempre biblici, noi ne sappiamo qualcosa. In effetti, guardando le date di pubblicazione dei vari capitoli della saga, qualche dubbio sarebbe stato legittimo: nel 1996 esce il primo A Game of Thrones, seguito da A Clash of Kings solo nel 1999. Il terzo volume è quello che si fa attendere meno (novembre 2000), ma da lì in avanti la situazione è precipitata. A Feast for Crows è uscito nel 2005, mentre l’ultimo libro pubblicato (A Dance with Dragons) si fa aspettare addirittura 6 anni (luglio 2011).
Insomma, le avvisaglie c’erano tutte ma, con inguaribile ottimismo, ho ingenuamente pensato che – una volta venduti i diritti per un adattamento televisivo e incassati cospicui assegni – Martin si sarebbe dato una mossa per evitare di essere sorpassato dalla serie. Invece del sesto libro nemmeno l’ombra, il nostro amato George ha preferito dedicare tempo a progetti a dir poco secondari (come The Wit and Wisdom of Tyrion Lannister, che contiene materiale già edito) per ingrassare il conto in banca senza eccessivi sforzi, lasciando il tanto agognato Winds of Winter a marcire in qualche cassetto della scrivania.
Ok, ok, non sono stato molto tenero con zio Martin, può anche darsi che ci stia facendo aspettare così tanto per poi consegnarci il capolavoro definitivo, però proprio non riesco ad accettare di essere ormai arrivati al sorpasso. Già nella quinta stagione si sono verificate situazioni al limite dello spoiler, come nel caso della storyline di Stannis. Il truce pretendente Baratheon, nella serie, viene indiscutibilmente ucciso durante la spedizione per riconquistare Grande Inverno. Nei libri sappiamo solo che il suo esercito è in seria difficoltà perché bloccato da una tormenta di neve e che Ramsay Bolton invia una lettera alla Barriera nella quale afferma che la testa di Stannis è sulle mura di Winterfell, infilzata su una picca. Il lettore è lasciato alle sue speculazioni. Razionalmente può pensare che Stannis sia morto, ma non ne ha affatto la certezza. Nella serie invece questa certezza c’è. Come possiamo interpretare questo fatto? Io punto sullo spoiler, perché secondo me difficilmente la serie avrebbe rinunciato a un personaggio come Stannis, se non sapessero con sicurezza che anche nel libro è destinato alla morte. Certo, non è detta l’ultima parola, può anche darsi che la serie abbia scelto un percorso totalmente diverso rispetto all’opera cartacea. Se fosse questo il caso, però, ci troveremmo di fronte non più a un adattamento, ma a un lavoro ormai quasi del tutto slegato dal suo modello originario. E, a questo punto del racconto, non so se sono disposto ad accettarlo.
Quello di Stannis, chiaramente, è solo un esempio che posso ricavare dalla quinta stagione. Solo che lì era un caso isolato, perché gli eventi narrati erano per la maggior parte presenti in A Dance with Dragons, mentre nella sesta stagione sarà SEMPRE così. Una costante ansia da spoiler che ti si insinua dentro e non ti abbandona più. Per la verità, potrebbero ancora allungare il brodo inserendo un paio di storyline presenti nei libri e, finora, del tutto tagliate nella serie. Però non credo lo faranno, ci sarebbero troppi personaggi nuovi da inserire e ce ne sono già fin troppi, per i canoni televisivi. Si tratterebbe comunque di occupare un minutaggio limitato e, per quanto riguarda i grandi protagonisti (Arya, Cersei, Jon, Tyrion, Sansa, Jaime), avremmo comunque l’ombra dello spoiler che aleggia su di noi. Da lettore, voglio essere lasciato alle mie teorie, voglio passare i miei pomeriggi cercando di capire se Jon Snow sia morto, se sarà resuscitato da Melisandre, se vivrà in Spettro come Warg. Non voglio che la serie mi dia queste risposte per prima e non voglio rimanere con il dubbio che in Winds of Winter potrebbe andare allo stesso modo. Perciò dico NO alla sesta stagione di Game of Thrones.
Voi siete lettori? Guarderete ugualmente questa sesta stagione, a vostro rischio e pericolo? Fatecelo sapere nei commenti!
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