Film

Gangs of New York. Tra delinquenza e vizi durante la Guerra di Secessione

Di fronte a produzioni dai costi eccessivi, il film indipendente prende forma sotto le mani di autori dalle capacità innate. Gangs of New York rientra tra queste, mescolando delinquenza, corruzioni e potere durante la brutale guerra di Secessione.

Registi affermati da anni approdano nell’allora sconosciuto territorio del film indipendente. Le trame sono varie, si caratterizzano per le diverse biografie di persone che hanno lasciato il segno, e cercano di dare un’impronta decisa al loro stile, descrivendo personaggi e ambienti.

Agendo in totale solitaria, si fanno carico delle loro scelte su progetti che, non sempre, rientrano in budget di piccola produzione. Approvata la sceneggiatura, le case cinematografiche danno così il via alla realizzazione della pellicola. Gangs of New York entra a far parte della suddetta categoria.

SCORSESE, SCORSESE, SCORSESE

Non c’è bisogno di presentazioni. O, almeno, di convenevoli necessari a introdurre un personaggio hollywoodiano di grande fama o dello spettacolo. A quello ci pensa già David Letterman con il suo talk-show omonimo.

Martin Scorsese è più conosciuto per i suoi film indipendenti crudi, dai momenti effimeri, dalla nudità senza censure e dagli elementi argomentativi che spaziano in gran lunga su fatti realmente accaduti. Prendendo in esame proprio i fatti reali, Scorsese lanciò nel 2002 Gangs of New York, un film che raccontava con assoluta crudeltà la vera nascita di bande delinquenti, con l’obiettivo di controllare le principali strade malfamate della Grande Mela.

New York, 1846. Il quartiere dei Five Points è in scompiglio dai continui scontri tra i cattolici e irlandesi Conigli Morti, e i protestanti e nazionalisti Nativi. Inizialmente a sfavore dei Conigli Morti, l’incontro porta i cattolici a un numero assai maggiore rispetto a quello dei Nativi.

D’altronde, lo scontro diventa una sconfitta per gli Irlandesi, con l’uccisione del capo Vallon il Prete (interpretato da Liam Neeson) per mano di Bill il Macellaio (Daniel Day-Lewis). Sarà da quel momento che la delinquenza prevarrà, con quest’ultimo come capo assoluto del quartiere.

FAZIONI BLU, FAZIONI ROSSE

Il regista – tanto acclamato per le produzioni di Casino, Quei Bravi Ragazzi e Taxi Driver – scrive e dirige questa storia dalle tinte grezze. Rievoca una New York invasa dal caos per la leva obbligatoria (protestata dai più scaltri), in soccorso per aiutare l’esercito nella sua guerra; accompagnata dalla delinquenza indissolubile nelle strade più infime della città.

Lo scontro durante il prologo del film mostra già i primi minuti di azione, con colori che richiamano fortemente lo stile qualitativo anni ’90 di Scorsese. Vuole sin da subito mostrare i muscoli, facendo notare qual è la fazione buona e quale potrebbe essere quella cattiva durante la battaglia nella città imbiancata dalla neve. Senza lasciare scampo a tifoserie per i due raggruppamenti. La lotta si avvia subito e lo spettatore guarda solamente il suo esito.

La scelta di Scorsese è quella di mostrare un’altra faccia della medaglia della sua New York. Sporca per il sangue versato, violenta, delinquente e oscena. Oscenità che sono un vero marchio di fabbrica per il regista newyorchese, in questo film ritratta in secondo piano, facendo da contorno al resto della scenografia.

Basta anche aggiungere un noto cast che balzi subito all’occhio dell’astante e il gioco matematico è fatto.
Partendo dal suo pupillo, Leonardo DiCaprio, egli compare ancora come un giovane scapestrato, alla sua primissima collaborazione con il regista. Che sia stato scelto per i suoi passati film come The Beach o il successo travolgente di Titanic, è anch’esso un risultato matematico.

Il caso vuole che il suo Amsterdam non gli concede l’assoluta preziosità che avrà di lì a pochi anni in un altro film di Scorsese: The Aviator.

Amsterdam è ancora uno sbarbatello giunto in città con un compito preciso. E tra la sua fortuna di rientrare in gran segreto tra le prime file di Bill il Macellaio, e la sua sventura con l’incontro di una borseggiatrice all’avanguardia, il ragazzo decide di portare a termine il suo compito dopo alcune peripezie.

NEMICI-AMICI

La sua controparte attoriale è un nome e una persona dal forte impatto interpretativo, ovvero, Daniel Day-Lewis. Il suo nome è più noto per alcuni film che gli hanno garantito una vittoria schiacciante agli Oscar, o altri lo ricorderanno per le sue continue decisioni di sparire dalle scene di Hollywood e riapparire poco tempo dopo con un nuovo prodotto al cinema.

Davanti a un film come questo, però, l’interpretazione del suo Bill è una risposta dolceamara alla domanda “avrà fatto un buon lavoro anche qui?”.

Day-Lewis muove il suo Bill con tutta la tranquillità che conosce. Mostra cosa può rendere meschino il suo personaggio, dando subito l’impatto di chi comanda dalla prima parte in poi. La questione amarognola è davanti alla sua interpretazione al di sotto del recente Il filo nascosto, per esempio. Qui non eccelle di certo per la sua elevata competenza artistica, ma ci consoliamo con la sua bellissima prestazione dentro i panni del suo Bill.

Egli, infatti, è un uomo mosso dai tanti anni al comando del quartiere: dalla sua superbia innata, all’incapacità di avere paura, il tutto condito da segni cicatrizzati, evidenziati sul volto dell’antagonista. La delinquenza delle strade dei Five Points è al suo comando grazie anche alla sua costante presenza, accompagnati dai vizi nei locali e dalla sua vendetta a portata di coltello.

La borseggiatrice Jenny Everdeane, dall’altro lato, viene interpretata da un’attrice sicura e fresca. Quasi conoscesse il territorio in cui muoversi: Cameron Diaz. Scaltra, amante e ladra, si fa presto a riconoscerla come donna protagonista della pellicola, dandole il riconoscimento di dominio assoluto nel suo genere a causa di un cast impreziosito da presenze maschili.

BATTAGLIE TRA DELINQUENTI

Che Martin Scorsese abbia diretto questa pellicola con amore lo si deduce dalla cinematografia e dalla scenografia che la infarciscono.

I punti a suo favore sono l’ambientazione tipica dell’America dell’800 insieme ai costumi riproposti per i suoi attori.

Gli scontri tra le due bande, inoltre, sottolineano la marcata regia di Scorsese nell’aver accentuato i colori della sua bandiera nazionale, addosso alle due fazioni che – nel finale – si danno finalmente battaglia. Il rosso da una parte, il blu dall’altro e – ben presto – il grigio delle polveri che sostituiscono il bianco delle strisce della bandiera.

Sicuramente Gangs of New York è un vero prodotto dell’industria del cinema indipendente. Evidenzia una storia del passato che affascina sempre gli appassionati di storia o gli amanti del cinema; nonostante l’amaro in bocca per alcune figure attoriali, in combutta con l’eccellente lavoro di regia.

Una pellicola che – a distanza di anni – è sempre piacevole rivedere.

Michelangelo Nanna

Non chiedetegli di leggere libri o guardare film perché ha già la sua carrellata di cose in lista. I viaggi sono come l'ossigeno: senza non si respira. Scrive di tutto e in qualsiasi momento! La musica rock è un altro tipo di ossigeno benefico. Inaspettata passione per la Computer Grafica. Piuttosto, chiedetegli perché del numero 25...
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