Film

Ghostbusters (2016) – Se ne sentiva il bisogno?

There’s something strange in the neighborhood?

No, non c’è niente di strano in quartiere. Ghostbusters (2016) è l’ennesimo remake di un cult del passato di un cinema che, ormai, sembra vivere di questo. Mi tocca persino mettere l’anno di fianco al titolo. Questa volta, non si sono nemmeno degnati di apportare qualche minima modifica per distinguerlo dall’originale.

Dicevo, film del genere ormai fioccano. Non sono neppure più sicuro se si tratti di remake, reboot o remake travestiti da sequel. Penso che non sia un dettaglio tanto importante. Quello che conta è tirare un po’ a lucido un qualcosa che comincia a dare segni di vecchiaia e sperare di cavarci qualcosa. Ma sono troppo severo. È presuntuoso stroncare un film solo per il fatto di essere un remake. Io stesso ho difeso Jurassic World da critiche gratuite. Che pensare, allora?

Questi film lasciano lo spettatore in uno stato d’animo ambiguo. Per farvelo capire, userò un esempio tratto da un’altra industria dell’intrattenimento affetta da un simile problema: i videogames. Il giocatore che prova Resident Evil Remastered ha due sentimenti contrastanti. Da un lato è felice di affrontare i mitici zombie Capcom con una grafica figa e un doppiaggio che non sembri quello di un film porno amatoriale. Dall’altro è amareggiato. Perché le risorse impiegate per fare il Remastered avrebbero potuto servire per creare un survival horror tutto nuovo e con i controcazzi. Alla fine, tutto dipende da quale sentimento prevale, dopo aver provato il prodotto. Solo così si può valutarlo. Vediamo dove si colloca Ghostbusters.

Ain’t afraid of no ghost!

gblogo

 

C’è poco da dire a proposito della trama. È sostanzialmente un calco dell’originale. Un gruppo di scienziate più o meno qualificate si dedica allo studio dei fenomeni paranormali, tra le sonore pernacchie del mondo accademico. Si scopre però che i fantasmi sono reali. Per contrastarli, con l’aiuto della tecnologia, le nostre diventano ghostbusters. In tutto ciò, qualcuno (o qualcosa) tenta di scatenare l’Apocalisse.

Se avete visto l’originale le differenze sono davvero minime. Se non l’avete visto, la trama non vi stupirà di certo per profondità e imprevedibilità. L’esile canovaccio è un pretesto per sciorinare sostanzialmente due cose: battute da cinepanettone e citazioni.

Le battute comiche sono onnipresenti nel film. Anche davanti a un drago demoniaco sembra che i personaggi non possano trattenersi dal fare i simpaticoni. E, sinceramente, a volte ci riescono anche. La comicità è simile a quella di un Tarcisio, se vi ricordate. Piuttosto dozzinale, ma ci può anche scappare qualche risata. Certo, quasi due ore ininterrotte di robe del genere tendono a stancare un pochino, per usare un eufemismo.

Per quanto riguarda il citazionismo, è naturalmente ben presente. Dai camei di Bill Murray, Dan Aykroyd & co. (purtroppo, come sapete, non del compianto Harold Ramis) ad alcune scene cult (“che forma vuoi che assuma”, chiede l’entità alle acchiappafantasmi), gli omaggi al primo Ghostbusters non si contano. È una manna per i fan storici, ma anche qui manca qualcosa. Tutto è, in un certo senso, depotenziato. Un esempio emblematico. Le ghostbusters escono con l’iconica auto alla caccia di uno spettro. Ci si aspetterebbe che parta l’altrettanto iconico tema di Ray Parker Jr. .Riarrangiato, ok, tutto quello che volete, ma deve essere riconoscibile. E invece è sorprendentemente poco presente e la cover utilizzata è al limite del’inascoltabile. Un film che campa di citazionismo avrebbe potuto, tanto vale, spingere di più sull’acceleratore della nostalgia.

Who ya gonna call?

gb

Anche il cast non pare sempre all’altezza. La scelta di puntare su una formazione tutta femminile è stata coraggiosa e devo dire che le potenzialità per funzionare le aveva. Le ghostbusters in rosa sono credibili. Il mio problema è proprio un fatto di recitazione. Questa oscilla tra il decisamente sopra le righe e l’impacciato imbarazzo. Nessuna delle quattro ha molto carisma e si fa fatica a comprendere la gerarchia del gruppo. Direi che ci dovrebbe essere la teorica, la scienziata un po’ cazzona che pensa fuori dagli schemi, il genio della tecnologia e la non studiata che, però, porta un po’ di saggezza e pragmatismo da strada. Ma, a metà film, non si capisce più molto delle dinamiche del gruppo. Tuto diventa un po’ nebuloso e indistinto o, almeno, è questa la sensazione che ho avuto io.

Non aiuta il fatto che i personaggi siano ottusi quanto comodini. Il segretario stupido (Chris Hemsworth), lo è di proposito. Ma le acchiappafantasmi dovrebbero essere delle menti, perdiana. E invece passano cinque minuti con una collega che parla strano e le aggredisce usando una forza sovraumana, sospettando poco e niente. Solo quando questa gira la testa a 360 gradi intuiscono che forse è posseduta.

A questo punto è meglio fermarsi e dire una cosa, per onestà intellettuale. Può essere che il doppiaggio, croce e delizia di ogni cinefilo italiano, abbia influito non poco sulla mia valutazione del cast. Perché sì, il doppiaggio oscilla tra il sopra le righe e l’imbarazzato. Ma il linguaggio del corpo delle attrici, invece, è abbastanza incisivo e, spulciando qualche video su internet, ho constatato che sono comiche piuttosto valide. Quindi è probabile che in originale il film faccia più ridere e sia recitato meglio.

Scusate, dovevo per forza chiudere con una nota positiva sul cast. Mi sono preso una cotta pazzesca per Kate McKinnon e non me la sentivo di dire solo cose negative. Purtroppo per me, mi risulta che Kate condivida i miei stessi gusti. Mi rassegnerò.

ghostbusters-2016-reboot-remake-easter-eggs-original-movie-references-slimer
Non poteva mancare il disgustoso Slimer.

 

Finiscila di citare Ray Parker Jr. e dicci se dobbiamo andare a vedere il film

Insomma, avrete capito che non ho apprezzato molto questa nuova versione di Ghostbusters. Però la domanda iniziale era se, alla fine, prevalesse la sensazione che sia una fatica sprecata oppure la soddisfazione di aver visto un grande cult rimodernato e tirato a lucido. La risposta è: nessuna delle due cose, secondo me.

Ghostbusters è un film molto light. Quando esci dalla sala quasi hai già dimenticato tutto. Questo senza dubbio significa che non è un film memorabile. Non aggiunge granché all’originale e non lascia il fan storico molto appagato. Però, significa anche che non è un film dannoso. Non rovina il ricordo delle prime pellicole e non mi ha lasciato la sensazione di aver buttato due ore della mia vita. Scorre via, ti strappa qualche risata, ti intrattiene moderatamente. Esci di sala e vai oltre.

Lo rivedrei più di una volta? No. Vi consiglierei di evitarlo come la peste? Nemmeno.

Tre stelline dovrebbero valere la sufficienza. Per me, Ghostbusters (2016) non la merita e, perciò, ne assegno solo due. Ma sappiate che, se siete proprio ben disposti verso la saga, una mezza stellina in più non sarebbe uno scandalo.

Mattia Carrea

Nato nel 1988, passa buona parte dei suoi 28 anni a seguire le più grandi nerdate mai prodotte nella storia del cinema e della televisione. Difficilmente scriverà di grandi film d'autore, siete avvisati!
Back to top button