
Gimme Danger, cioè Jarmusch che racconta gli Stooges
Gimme Danger e la maledizione di essere se stessi

Avete capito bene. Nel 2016 è uscito un documentario sulla genesi e caduta degli Stooges, dell’inizio della loro leggenda.
Jim Jarmusch (autore di quella recente meraviglia di Paterson) racconta gli Stooges e lo fa come ogni fan adorante racconterebbe i propri miti: mettendosi da parte e lasciando parlare loro. Questo Gimme Danger non è un documentario come gli altri, diciamolo subito: balzi temporali, avanti, indietro, nessuna canonizzazione dei protagonisti, nessuna posticcia magnificazione, solo la cruda verità.
Lo stile di Jarmusch si sovrappone meravigliosamente a quello della band di Ann Arbor: asciutto, ma allo stesso tempo barocco, completamente fuori dagli schemi, con un interesse particolare per la dimensione socio-politica di una band che non ha prodotto solo musica eccezionale in un periodo incredibile, ma ha rivoluzionato tutto quanto, passando come un tornado e, altrettanto velocemente, sparendo di nuovo, così com’era venuta.

Protagonista assoluto di Gimme Danger, ovviamente, è Iggy insieme al suo corpaccione deforme e costantemente esibito, come sua abitudine. Ci sono lui e la sua voce cavernosa, i capelli tinti e un po’ flosci, i suoi piedoni in bella vista, il petto glabro, scarnificato, e il racconto di un passato di follia in cui lo vediamo dimenarsi, diventando a poco a poco sempre più se stesso, cioè l’iguana, e non una rockstar come le altre. Iggy è uno di quegli artisti nati per stare sul palco e ce lo dimostra la naturalezza con la quale sconvolge completamente i concerti degli Stooges, battendosene di tutto e tutti, cavalcando la folla, aprendosi il corpo con cocci di bottiglia, stando zitto per dieci minuti buoni, facendo a botte, sempre in cerca del modo perfetto per rovinare la festa.
Il suo disagio (insieme a quello degli altri componenti della band, che santarellini non lo erano di certo) è il vero senso del racconto di Jarmusch: quello di una generazione di giovani distrutti, di una classe operaia devastata, abbandonata, di ragazzi di provincia che non conoscono altra via di fuga se non quel rock eccessivo e incazzato che li spinge nei peggiori locali d’America, racimolando un decino dopo l’altro anche solo per buttare giù un hamburger e comprarsi le sigarette. È questa America spaccata e dolorante che interessa a Jarmusch, autore mai banale nei suoi sottotesti politici. Iggy e gli Stooges non sono altro che personaggi perfetti per continuare a raccontare quella sua storia di persone semplici distrutte da un sistema che non ha pietà di loro.
Iggy e gli Stooges però non sono disposti a scendere a patti col loro tempo, ma ribattono sferrando calci nelle palle a tutti quanti, ribaltando palchi, aprendosi le dita sulle corde di una chitarra, cercando sempre più il loro limite, andando a rotta di colla verso una fine che non poteva non giungere così presto, desiderando il pericolo, il rischio, l’eccesso. Gimme Danger, appunto.
