
Godzilla II: King of the Monsters – Un passo indietro per il Monsterverse
Continua il nostro viaggio nel Monsterverse, dopo Godzilla e Kong: Skull Island ecco Godzilla II: King of the Monsters.

Questo terzo capitolo della saga si colloca a cinque anni di distanza dagli eventi del primo film. Dopo la battaglia di San Francisco con cui si chiudeva quest’ultimo, Godzilla è scomparso misteriosamente nelle viscere del pianeta. Mentre il mondo si interroga se ritenere il kaiju una minaccia o una risorsa per il mantenimento dell’equilibrio naturale, un gruppo di ecoterroristi si mette in testa di risvegliare tutti gli altri mostri (o Titani) catturati dall’organizzazione MONARCH per “purificare” la Terra dagli umani.
Le cose prendono una piega inaspettata quando a liberarsi è nientemeno che King Ghidorah, drago alieno a tre teste intenzionato a sostituirsi a Godzilla come predatore alpha. Un falso re quindi, un usurpatore che inizia a comandare i Titani (tra cui lo pterodattilo Rodan) per imporre il proprio dominio sulla Terra e sterminare l’umanità. Le uniche speranze per evitare l’estinzione sono riposte proprio in Godzilla, che per l’occasione potrà contare sull’aiuto dell’enorme falena Mothra.

Se ci fermassimo a tale sinossi, il primo pensiero sarebbe quello di trovarci davanti a un blockbuster epico ed emozionante, degno erede dei kaiju movie giapponesi a cui questo franchise si ispira. Invece King of the Monsters si rivela la pellicola meno riuscita del Monsterverse: non solo gli manca la raffinatezza del Godzilla di Gareth Edwards, ma non riesce nemmeno a divertire come Kong.
Se Edwards evitava il più possibile di mostrare nella loro interezza i mostri, puntando più sull’attesa e la suspense che sulla loro esibizione, il nuovo regista e sceneggiatore Michael Dougherty (già autore dell’horror Krampus) sceglie di andare in una direzione completamente opposta. Ricerca così l’effetto “fumettone”, riempiendo lo schermo di un’orgia di devastazioni e creature giganti che se le danno di santa ragione.

Non che sia un male. Dopotutto se vado a vedere un film intitolato Godzilla: King of the Monsters mi aspetto di vedere combattimenti tra mostri, non certo discussioni filosofico-esistenziali. Tra l’altro non mancano sequenze effettivamente spettacolari, come la mezz’ora finale dedicata alla lotta tra Godzilla/Mothra e Ghidorah/Rodan. Il problema è che tra inquadrature strettissime, riprese mosse e un montaggio fin troppo serrato, il regista non riesce a valorizzarle, al contrario non fa che renderle parecchio confuse.
A peggiorare il tutto ci pensano una fotografia e degli effetti speciali che onestamente parevano di gran lunga migliori nei trailer. Per quanto riguarda la prima, malgrado abbondino inquadrature visivamente stupende, molto spesso è davvero difficile distinguere ciò che accade sulla scena. La CGI invece è perlopiù scadente e a poco serve giocarsi la carta Pacific Rim (scene notturne in mezzo alla pioggia) per mascherare le magagne.

Dove però Godzilla II pecca di più è nel dare fin troppo spazio alle parti incentrate esclusivamente sugli umani. Oltre a rubare minutaggio agli scontri tra kaiju, tali sequenze sono tendenzialmente noiose. Non solo perché occupate da continui spiegoni, ma soprattutto per via della presenza di personaggi stereotipati e poco interessanti (per non dire idioti), a cui gli attori non riescono a dare sufficiente carisma.
Tra questi si segnalano il Charles Dance del Trono di Spade in versione cattivo con motivazioni inconsistenti, un Kyle Chandler imbolsito e una Vera Farmiga spaesata e irritante dall’inizio alla fine. Neppure Millie Bobby Brown (alla sua prima esperienza sul grande schermo) riesce a tirare fuori lo stesso talento dimostrato in Stranger Things. L’unico a sorprendermi in positivo è stato Ken Watanabe. Sprecatissimo nel film precedente, qui l’attore giapponese ha finalmente un ruolo più attivo e consistente, divenendo addirittura assoluto protagonista di una delle scene madri (e più riuscite) della pellicola.

Ultima nota: la colonna sonora di Bear McCreary, compositore generalmente televisivo (tra i suoi lavori Agents of SHIELD), è altisonante ma un po’ anonima. Il confronto con la splendida soundtrack realizzata da Alexandre Desplat per il primo film è poi impietoso. Tuttavia ho gradito la ripresa del tema del Godzilla originale (quello giapponese, tanto per intenderci). Una chicca che sicuramente farà felici molti fan.

Ricapitolando, non voglio dire che Godzilla II: King of the Monsters sia un brutto film. Ha i suoi momenti e potrà piacere agli amanti del genere. Ciononostante, almeno per me, costituisce un grosso passo indietro all’interno del Monsterverse. La mia speranza, a questo punto, è che aggiustino il tiro con il prossimo capitolo, quello in cui vedremo finalmente le due più grandi icone dei monster movie combattere tra loro: il già molto atteso Godzilla vs Kong.