La serata dei Golden Globes 2017 è spumeggiante sin dai primi momenti, sin dal red carpet e dalla sigla dello show.
Tra un riferimento ad un qualche super fenomeno del 2016 e l’altro (da Stranger Things a Westworld), Jimmy Fallon si destreggia con la verve comica che lo caratterizza, chiamando in causa uno dopo l’altro tutti i presenti.
Distruggendoli a suon di battute, ovviamente. Ma che ci volete fare, è Jimmy Fallon: chiunque lo conosca un minimo può capire.
Ma bando alle ciance, le categorie premiate nei Golden Globes sono tante, e le persone sono tantissime: gli uomini (avvistati, oltre ovviamente ai nominati, alcuni loschi figuri come Matt Damon e Michael Keaton) sfoggiano smoking e completi impeccabili, le donne (rappresentate quasi in ogni fascia d’età, da Emma Stone a Meryl Streep) come al solito sono adorne di vestiti che fantascientifici è dire poco.
Ecco, lasciamo parlare loro, e vediamo un po’ quello che è successo nel corso di questa (almeno per noi sfigati italiani) lunga notte.
Qualche anticipazione succosa? Eccovi serviti.
Quello che ti aspetti…
La La Land di Damien Chazelle la fa da padrone, con ben sette, dico sette Golden Globes a fine serata: miglior film drammatico, miglior regia, miglior sceneggiatura, migliore attore ed attrice protagonista, miglior colonna sonora e miglior canzone. Tutto secondo i pronostici, tutto secondo i piani, nessuno scossone.
E nessuna sorpresa neanche sul fronte animazione, o sul fronte del film straniero: Zootropolis della Disney ed Elle di Paul Verhoeven avevano la vittoria in tasca ancora prima di scendere in campo, e sono stati ben poco insidiati.
…e quello che non ti aspetti
Molto più inaspettata la situazione sul fronte Serie TV. I giganti Game of Thrones, Stranger Things e Westworld soccombono di fronte alle novità rappresentate da Atlanta, ma soprattutto da The Crown (che si aggiudica due tra i Globes più importanti), e un’ottima promessa come The Night Of esce dai Globes a bocca asciutta, piegandosi a American Crime Story: il caso O.J. Simpson, e all’eccezionale ascesa di The Night Manager.
Ugualmente sorprendenti sono alcuni risultati nella categoria Cinema. Uno su tutti: il Globe alla migliore attrice protagonista di un film drammatico è andato ad Isabelle Huppert, per la sua interpretazione in Elle di Paul Verhoeven. Un Golden Globe, premio parecchio americano, ad un progetto tutto straniero: interessante, non c’è che dire.
Ma, nuovamente, bando alle ciance. Ecco la lista completa dei vincitori.
CATEGORIA CINEMA
Miglior film drammatico
MOONLIGHT, BARRY JENKINS
Questa era forse la categoria più interessante dei Globes, perchè probabilmente la più combattuta. C’era Mel Gibson, c’era Casey Affleck, c’era il road-drama di Lion; e invece vince Moonlight, un film nuovo, indipendente ed impegnato, prodotto da Brad Pitt (che, presentandolo, parla di «cinema della responsabilità»). Tra il film sociale e la parabola di formazione personale: aspettiamo con ansia, non c’è che dire.
Miglior film di genere comedy o musical
Il risultato forse più atteso, il Globe più pronosticato. Come chi si è fatto la nottata in diretta scoprirà ben presto, questo per La La Land è solo il primo di una lunga serie di Globes. Il monito del gruppo dei premiati è serio e pesante, nella leggerezza: «vogliamo fare un cinema che ricordi a tutti di vivere con più passione, con meno cinismo». E hanno fatto un musical. Da premiare innanzi tutto il coraggio: per il resto, ci vediamo in sala il 26 gennaio.
Miglior regista
DAMIEN CHAZELLE, LA LA LAND
Probabilmente una delle premiazioni più attese, nonché quella più in linea con i pronostici: a costo di ripetersi, La La Land promette di essere la next big thing. Degno di nota il fatto che a La La Land vada anche questo Globe, l’unico (insieme a quello per la miglior sceneggiatura originale) che non distingue tra film drammatico e commedia/film musicale.
Miglior attore in un film drammatico
CASEY AFFLECK, MANCHESTER BY THE SEA
Il minore (ma, naturalmente, il più bravo) degli Affleck si aggiudica questo ambito Globe per un film che si preannuncia straziante, e bellissimo. Così come grandiosa dovrà essere la sua prova d’attore, se è stato capace di battere, su questo terreno, gente del calibro di Denzel Washington (candidato con Barriere) e del mitico Viggo Mortensen (alla nomination con Captain Fantastic, che forse avrebbe dovuto essere inserito tra le commedie, ma vabbè, ce ne facciamo una ragione).
Miglior attrice in un film drammatico
ISABELLE HUPPERT, ELLE
Ecco, questa premiazione invece è molto ma molto interessante. Talmente interessante che la stessa Isabelle non ci crede, è leggermente stranita mentre continua a ringraziare compulsivamente. Ma c’è da dire che non ha tutti i torti: la Huppert di Elle se la doveva vedere con Natalie Portman (con il grande Jackie di Pablo Larraìn) e con Amy Adams (con Arrival), giusto per citarne un paio. Un’attrice francese, che recita in un film francese diretto da un regista olandese, viene premiata con il Golden Globe. Beh, non c’è che dire: davvero «open-minded»!
Miglior attrice in un film di genere comedy o musical
EMMA STONE, LA LA LAND
Indovinate un po’? Beh, io non vi dico quasi niente. Emma è commossa, piange, ringrazia la mamma e la famiglia. Tutto molto bello: voi però guardate il suo vestito, e capirete il mio ammutolimento. Abbiamo a che fare con un capolavoro, più che con una donna. E, stando a tutti questi Globes, pare proprio che La La Land sia un capolavoro, più che un film. Non si sta più nella pelle.
Miglior attore in un film di genere comedy o musical
RYAN GOSLING, LA LA LAND
Telefonata, telefonatissima, ma giusta la premiazione al belloccio Ryan, vestito di sgargiante e classicissimo bianco (l’unico di tutti i maschietti alla serata dei Globes), con tanto di rosa rossa nel taschino. Molto rètro, come del resto pare essere tutta l’atmosfera di La La Land. Un film – ed un Ryan Gosling – che promettono di essere nuovi e d’epoca allo stesso tempo.
Miglior sceneggiatura originale
DAMIEN CHAZELLE, LA LA LAND
Trattandosi di un musical, è proprio il caso di dire che in La La Land Damien Chazelle se la suona (cioè se la dirige) e se la canta (cioè se la sceneggia). E fa tutto dannatamente bene. Anche in questo caso, telefonato ma (almeno stando al trailer, alle aspettative, alle prime immagini e notizie) giusto.
Miglior attrice non protagonista
VIOLA DAVIS, BARRIERE
«Non capita tutti i giorni a Hollywood che un testo teatrale venga adattato per il cinema, e anche se non è il metodo che fa guadagnare di più, ci fa gridare a gran voce che questa è Arte»: il film sembra proprio dimostrarlo. Menzione d’onore per Viola Davis, e non soltanto per la sua intepretazione nel film: Viola, visibilmente commossa, ha avuto anche l’onore di presentare la suprema Meryl Streep, premiata con il Cecil B. DeMille Award, ossia il Golden Globe alla carriera. Premiazione e presentazione emozionanti, un bel tuffo nel passato e nella carriera sterminata della Streep, che però, con il suo discorso, ci riporta quasi duramente al triste presente: che ci crediate o no, ha ringraziato per tre secondi netti, il resto del tempo lo ha impiegato a mettere in guardia e a spingere all’unità d’intenti gli artisti e la stampa di ogni Paese, ma in particolare degli USA. Fondamentalmente, tra le righe, se l’è presa con il nuovo, simpatico presidente eletto degli Stati Uniti, un certo Donald Trump. Applausi a scena aperta più che meritati.
Miglior attore non protagonista
AARON TAYLOR JOHNSON, ANIMALI NOTTURNI
Il ragazzo prodigio che già si è distinto tante volte (a partire, non scordiamoci mai di ripeterlo, dai due adattamenti per il grande schermo di quel cult del fumetto che è Kick-Ass) è arrivato al grande cinema d’autore: e lo dimostra anche in questa edizione dei Golden Globes, grazie ad Animali Notturni di Tom Ford, ancora abbastanza fresco di Leone d’Oro di Venezia. Una scelta, quella dei giurati, abbastanza comprensibile, ma non certo telefonata, se teniamo conto che Taylor Johnson era in compagnia di un mostro sacro come Jeff Bridges (per Hell or High Water), e che la sua prova d’attore se la doveva vedere con altre interpretazioni ottime, strappalacrime e strappa-applausi, come quelle di Dev Patel (in Lion) e di Mahershala Ali (in Moonlight).
Miglior film straniero
ELLE, PAUL VERHOEVEN
Vince – rispettando del tutto i pronostici, non troppo insidiati dal (comunque strepitoso, eh) Neruda di Pablo Larraìn – il Globe come miglior pellicola straniera il film francese (ma di regista olandese, beninteso) più in voga nell’ultimo periodo, Elle. Un film che, stando alle parole del suo stesso regista, «non crea particolare empatia verso il suo protagonista, anzi, forse è proprio il contrario». E allora è davvero il caso di ringraziare la Hollywood Foreign Press per la scelta «open-minded», «di larghe vedute».
Miglior film d’animazione
ZOOTROPOLIS, WALT DISNEY ANIMATION STUDIOS
Ora, io lo so che molti indie e molti hipster storceranno il naso. Lo so che molti avrebbero preferito una produzione indipendente come Sing, e magari una addirittura in uno pseudo-stop-motion come La mia vita da zucchina. Ma ha vinto Zootropolis, belli miei, e questa premiazione ci ricorda che esiste una giustizia universale. Disney o non Disney, vince ciò che è bello.
Miglior colonna sonora originale
JUSTIN HORWITZ, LA LA LAND
Scelta non scontata, di più. Non tanto perché il film è bello, e la musica anche. Ma perché è un musical, vedete un po’ voi se non se lo portava a casa La La Land questo Globe!
Miglior canzone originale per il cinema
CITY OF STARS, LA LA LAND
Niente da dire. Ascoltate la canzone. La La Land e la sua musica, firmata da Justin Horwitz, sbancano come da copione e, giustamente, si prendono tutta la scena.
CATEGORIA TELEVISIONE
Miglior serie tv drammatica
THE CROWN
Qui si scrive la Storia, signori. Netflix batte HBO, NBC e tutte le altre reti che vi vengono in mente. Non solo viene superato il fenomeno Stranger Things (pure figlio di Netflix) ma, attenzione attenzione, si soppianta Game of Thrones e si scavalca di netto Westworld. Da parte di chi scrive, un interlocutorio «boh». Ma chi siamo noi per giudicare!
Miglior serie tv di genere comedy
ATLANTA
Ed eccoci, un altro pronostico infranto: si vociferava parecchio di una seconda premiazione consecutiva, dopo quella dell’anno scorso, per Mozart in the Jungle. E invece sul palco arriva un gruppo piuttosto folkloristico e divertente di poco-più-che-ragazzi contentissimi. «Pensavamo che a nessuno sarebbe piaciuta la nostra serie, e invece eccoci qui. Tutti neri, come i neri di Atlanta, quelli veri.»
Miglior attore in una serie tv drammatica
BILLY BOB THORNTON, GOLIATH
Un titano si aggiudica il Golden Globe per una serie che titanica non è, almeno se affiancata a veri e propri fenomeni di costume come Better Call Saul e Mr. Robot. La tendenza, però, almeno in questo caso, resta a bocca asciutta: spazio al nuovo, anche se impersonato da un quasi-grande-vecchio come Bob Thornton.
Miglior attrice in una serie tv drammatica
CLAIRE FOY, THE CROWN
Vince la Regina Elisabetta di The Crown e di Netflix (che batte in casa sua il ben più mainstream Stranger Things con la sua Winona Ryder), che si prende una soddisfazione e un’altra bella vittoria ai danni di HBO, rappresentata in questa categoria da Evan Rachel Wood e dalla sua (grande) prova d’attrice in Westworld.
Miglior attore in una serie tv comedy o musical
DONALD GLOVER, ATLANTA
Secondo premio per Atlanta, che fa il pieno di Globes, con la sua iniezione di novità e di freschezza. E anche in questo caso, nonostante i pronostici, viene scalzato il primato di Mozart in the Jungle. Complimenti, Atlanta!
Miglior attrice in una serie tv comedy o musical
TRACEE ELLIS ROSS, BLACK-ISH
Commovente, e in linea con la tematica di fondo della serie tv che la sta rendendo famosa, il discorso di ringraziamento della Ellis Ross, che dedica il suo Globe a tutte le donne di colore «che hanno idee e passioni da portare avanti, senza mai retrocedere».
Miglior attore in una miniserie o in un film per la tv
TOM HIDDLESTON, THE NIGHT MANAGER
Con Hiddleston c’era, in nomination, gente del calibro dello strepitoso John Turturro che abbiamo visto in The Night Of, che infatti era stra-favorito per questa categoria. Anzi, il Globe ce l’aveva già quasi in tasca. E invece…The Night Manager e Tom Hiddleston, signore e signori!
Miglior attrice in una miniserie o in un film per la tv
SARAH PAULSON, AMERICAN CRIME STORY: IL CASO O.J. SIMPSON
Il caso di O.J. Simpson porta anche fortuna, dalle nostre parti lo si sapeva, anche perché il marchio American Story è una sorta di garanzia di qualità: anche la Paulson lo dimostra, e il Globe se lo merita.
Miglior attrice non protagonista per una serie tv
OLIVIA COLMAN, THE NIGHT MANAGER
E qui c’è una sorpresa abbastanza grossa: restano a bocca asciutta i figli migliori di HBO, Game Of Thrones e Westworld, e ancora una volta trionfa la novità, con The Night Manager.
Miglior miniserie o film per la tv
AMERICAN CRIME STORY: IL CASO O.J. SIMPSON
Con buona pace di The Night Of (che non dovete comunque perdervi per nessun motivo al mondo), lo ripetiamo: O.J. Simpson e il suo processo hanno fatto «diventare una tragedia una forma d’intrattenimento» e dunque, in altre parole, tirano, e hanno sempre tirato un casino. Se vi può interessare io facevo il tifo per The Night Of, ma anche O.J., come dicevo, vuole la sua parte.
Miglior attore non protagonista in una serie tv o film per la tv
HUGH LAURIE, THE NIGHT MANAGER
O.J. Simpson tira forte, ma Hugh Laurie aka Dr. House probabilmente tira ancora più forte. E forse è giusto così, ed è giusto il Globe che si porta a casa (insieme a tutti i Globes di The Night Manager, che non sono pochi): per «liberarlo» un po’ dal ruolo del Dottore, perché è un attore con le palle quadrate e perché The Night Manager spacca.