Film

Hannah e le sue sorelle – L’archetipo di Woody Allen

Ovvero, se volete cercare un film che riassuma un po’ tutte le caratteristiche della filmografia Alleniana potete spararvi Hannah e le sue sorelle.

Ossessione.

Se state leggendo questo articolo, potrebbe essere che, come me, siate entrati in un loop pericolosissimo.

Come forse saprete, la filmografia di Allen è qualcosa di insensato. Se consideriamo solo i lungometraggi diretti al momento, dal 1966 ad oggi, si contano ben 49 pellicole. Se fate i conti, è rimasto fermo solo due anni in cabina di regia.

Mi considero un grande fan, ma mi sono reso conto, scrivendo questo articolo, di come, nonostante sia di gran lunga il regista di cui ho visto più film, ad oggi abbia visto “solo” 18 delle sue pellicole. Il che equivale a solamente il 36,7% della sua filmografia.

Se consideriamo poi che, facendo zapping, ho visto per sbaglio mezz’ora di due dei quattro film di Checco Zalone, allora, statisticamente parlando, ne consegue come sia più fan del Checco nazionale che di Woody Allen.

Fortunatamente sono un umanista e, come direbbe Homer Simpson:

La gente può inventarsi delle statistiche per provare ciò che vuole Kent! Il 14% della popolazione lo sa benissimo!

Le statistiche non hanno sentimenti. Le schifo.

Se state leggendo questo articolo, dicevo, forse siete entrati in un loop tortuoso. Solitamente, infatti, se per caso vieni folgorato da un film di Woody Allen, poi si va come con le noccioline. Non smetti più. La consapevolezza dell’esistenza di 49 pellicole diventa una valle di lacrime. Ne vuoi ancora e ancora. Vuoi l’ipocondria, vuoi la nevrosi, vuoi l’umorismo da quattro soldi e geniale al tempo stesso, vuoi i suoi movimenti consulti, vuoi illuderti che, pur essendo un nano roscio sfigato nevrotico, riuscirai a conquistare una come Diane Keaton e vuoi tutti i sentimenti complessi.

Ah, poi da quando c’è YouTube e i suoi video correlati la situazione non è certo migliorata.

https://www.youtube.com/watch?v=ycbwmEY2wxg

Hannah e le sue sorelle.

Come si inserisce Hannah e le sue sorelle in questo complesso groviglio? Ho deciso di parlarne per due motivi.

Innanzitutto perché è l’ultimo, in ordine di tempo, dei miei scalini verso il totale asservimento nei confronti del regista. Il secondo motivo è che, per quanto ne so su di lui, lo trovo un ottimo riassunto dello stile e delle tematiche di Woody. L’ho subito catalogato, infatti, come uno dei suoi capolavori.

Un po’ di trama ora.

Hannah (Mia Farrow) è un attrice di successo sposata con Elliot (Michael Caine). Ha, ovviamente, delle sorelle, due per la precisione: Lee e Holly. Lee è una ragazza carina ed esuberante che vive da tempo con uno scontroso artista molto più vecchio di lei. Holly invece è la “ribelle” dal carattere focoso. Cerca di sfondare come attrice e, nel frattempo, si lancia continuamente in progetti astrusi finanziati dalla sorella, decisamente troppo buona.

Il rapporto tra le sorelle è molto stretto, ma colmo di piccoli rancori e invidie.

L’azione inizia a sparigliarsi quando Elliot confessa a sua cognata Lee di esserne perdutamente innamorato. Complice la staticità della relazione tra il pittore e Lee, questa cede alle lusinghe di Elliot. Tra i due inizia una storia clandestina travagliata, di cui Elliot, che tanto l’aveva voluta, comincia a pentirsi.

ANSIA.

Inizia, infatti, per tutti i protagonisti un profondo viaggio personale alla scoperta delle ansie e delle contraddizioni interne delle proprie vite. Per quanto riguarda Holly la maggiore preoccupazione riguarda la carriera e la soddisfazione personale, mentre Elliot e Lee annaspano nella confusione emozionale e amorosa, distrutti dai dubbi sui loro sentimenti verso l’altro e verso il partner e dai sensi di colpa.

In tutto questo Hannah è l’ago della bilancia e rappresentazione ultima del mancanza di senso delle nostre azioni che Allen vuole esprimere.

Hannah è mostrata come una sorta di donna perfetta: amorevole, bella, intelligente, fedele, di talento, comprensiva e chi più ne ha, più ne metta.

A cosa la porta però tutta questa perfezione?

Pur essendo confidente in amore della sorella Lee, questa si fa il marito.

Inoltre, benché sia fonte di aiuto economico e di supporto per la sorella Holly, questa non fa che sperperare i suoi soldi e accusarla di volerla limitare e buttare giù.

Insomma, un bella lapidazione di realtà verso le idee rispettivamente di donna angelo e di carità cristiana.

Ma dov’è il nostro Woody?

In questa pellicola si inserisce come spalla comico-filosofica. La storia principale di Hannah e le sue ingrate sorelline è intervallata da quella del suo personaggio: Mickey.

Mickey è l’ex marito di Hannah, lasciato perché, tra le altre cose, si è scoperto sterile ed è entrato in depressione. Lavora come autore per la Tv ed è un ipocondriaco compulsivo.

Com’era quella storia sul confine tra finzione e realtà?

Comunque, un giorno una banale visita dal medico lo porta in un loop di controlli extra che lo fanno sentire vicino alla fine. Dopo che il check-up stabilisce la sua totale sanità, l’essersi sentito vicino alla morte lo fa entrare in un baratro esistenziale (vedi video sopralinkato).

Comincia a cercare una soluzione, provando a trovarla nella religione. Il tutto ovviamente è condito dalla solita ironia pungente di Allen, con numerose scene che fanno da “pausa didattica” alla storia principale e che personalmente mi fanno anche sbellicare.

I due filoni si intrecceranno verso la fine del film, ma ovviamente non andrò a rivelarvi nulla. Vi posso solo dire che il tutto entra nella filosofia Alleniana secondo cui l’artista ha il dovere di provare almeno a fornire una piccola soluzione alla mancanza di senso dell’esistenza.

Perché è un archetipo?

Perché dunque consiglio questo film per farsi un’idea generale di quella che è la produzione di Woody? Proprio per quest’ultimo motivo. I film di Allen hanno diverse linee in comune, con dovute differenze nei vari periodi, ma per sua stessa dichiarazione hanno sempre lo stesso intento: mostrare l’insensatezza e fornire una sorta di soluzione che ci faccia andare avanti in questa roba caotica che chiamiamo vita.

In Hannah e le sue sorelle tutto ciò non solo è portato avanti, ma è dichiarato apertamente.

Se togliessimo le scene con solo Mickey protagonista il film potrebbe benissimo reggersi da solo ed essere una storia godibile. Gli intervalli della sua storia, invece, attraverso le sue riflessioni e le citazioni in sovrimpressione, forniscono la chiave di lettura a tutto.

Ho fatto discorsi troppo finto-intellettuali? Vi siete rotti?

Ok la smetto, concludo giusto con un bell’elenchino degli altri fattori che rendono questo film un bel prototipo Alleniano:

  • Ci sono gli ebrei.
  • Prende in giro gli ebrei.
  • Già che c’è, prende in giro anche le altre religioni.
  • Woody Allen balbetta e si muove in modo nevrotico.
  • Woody Allen è ipocondriaco.
  • A Woody Allen piace troppo la fiiiiii….sarmonica.
  • Ambientato a New York.
  • Usa una con cui sta nella vita reale nei suoi film.
  • Fa ridere.
  • Numerosi riferimenti filosofici.
  • C’è il cinema nel cinema.
  • Musica jazz in sottofondo.

Convinti ora?

Riccardo Cavagnaro

Vede la luce nell'anno 1991. Da quando ha visto "Jurassic Park" all'età di 3 anni sogna segretamente di toccare un dinosauro vivo. Appassionato lettore, viaggiatore, ascoltatore di musica e bevitore. Tutte queste attività arricchiscono sicuramente il suo bagaglio culturale, ma assottigliano pericolosamente il suo portafogli.
Back to top button