La nuova serie tv tratta dai romanzi su “Hap e Leonard” di Joe R. Lansdale
Hap and Leonard è una serie tv andata in onda pochi mesi fa sulla rete americana Sundance TV e basata sull’omonima serie di romanzi di Joe R. Lansdale. Questa prima stagione da sei episodi segue le vicende narrate nel libro Una Stagione Selvaggia, in cui i due amici Hap Collins e Leonard Pine si ritrovano risucchiati dentro una spirale discendente fatta di crimini, amore e droga nell’assolato Texas orientale, verso la fine degli anni ’80. Tutto per colpa di una rossa da urlo e di mezzo milione di dollari.
Le premesse sono ottime, come ottimi sono i romanzi di Lansdale: un mix di generi stravagante e accattivante, con personaggi e situazioni tanto surreali da essere… credibili. Hap e Leonard sono migliori amici: uno è bianco, pacifista, romantico e riflessivo; l’altro è nero, reduce del Vietnam, perennemente incazzato e fiero gay. Insieme fronteggiano crimini e misfatti di ogni genere, grazie ad una sana morale e dei pugni mica da ridere. Sono in assoluto tra i miei romanzi preferiti. Per cui immaginatevi l’hype con cui ho atteso l’uscita di questa serie.
Le mie aspettative erano altissime, soprattutto perché quando conosci due personaggi da così tanto tempi finisci per crearti una raffigurazione tutta tua che, se portata nello schermo, non corrisponde mai a quella di fantasia (chiunque stia seguendo le fasi di produzione della Torre Nera di Stephen King sa ESATTAMENTE di cosa sto parlando). Per cui quando nelle prime immagini ho visto Hap e Leonard interpretati da James Purefoy e Michael Kenneth Williams non sapevo cosa pensare. Uno è inglese. L’altro è troppo magro per essere un nero gay e cazzuto. Mmm.
Poi ho iniziato il telefilm e altri personaggi si sono aggiunti al quadro: la rossa più prorompete del West, Christina Hendricks, nei panni della ex moglie combina guai di Hap, Trudy Fawst, e Jimmi Simpson e Pollyanna McIntosh nei panni dello psicopatico spacciatore Soldier e della sua partner Angel. Con loro e pochi altri comprimari, la storia fila liscia come l’olio: si presentano i personaggi e il loro passato senza stravolgere la trama, e puntata dopo puntata si percepisce la tensione crescere sempre di più, fino alla resa dei conti finale. E fin qui tutto bene.
Peccato che mentre Soldier e Angel catalizzano l’attenzione dello spettatore (merito del talento caratterista di Simpson e della presenza fisica della McIntosh) dal momento in cui appaiono sulla scena fino alla fine, Hap e Leonard (i protagonisti, cazzo!) sono invece irrimediabilmente troppo sottotono. E qui scende una lacrimuccia.
Chiariamoci, Lansdale è uno che scrive cose tipo faceva più caldo di due topi che scopano in un calzino di lana e tutto il rapporto tra i due amici è giocato sul filo della bromance, condita da battute sferzanti e modi di dire così pittoreschi da esistere solo in Texas. È sicuramente difficile rendere questo genere di scambi sullo schermo, soprattutto dato che i libri sono raccontati in prima persona, ma considerando che lo stesso Lansdale figura tra gli autori mi aspettavo qualcosa in più. Qualche fuoco d’artificio.
Con questo non voglio dire che la serie sia brutta o non mi sia piaciuta, tutt’altro: è un prodotto interessante e fuori dal comune, proprio grazie al materiale originale; sono episodi da guardare tutti d’un fiato, per viaggiare in quel luogo mitico che è il Texas di Lansdale, dove tutto sembra essere possibile. Ma se come me conoscete i libri, non potete non finire la prima stagione selvaggia con quell’amara sensazione in bocca che sa tanto di occasione mancata. Come se ci si fosse trovati di fronte la possibilità di fare qualcosa di grande, e si fosse invece scelto di fare qualcosa di facile.
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