
Heath’s Ledger: I fratelli Grimm e l’incantevole strega (che purtroppo è Monica Bellucci)
I fratelli Grimm e l’incantevole strega di Terry Gilliam (2005), ovvero: prendi un attore che amo, un attore che odio, la futura Cersei de Il Trono di Spade, un regista visionario più iellato di Marco Masini e Monica Bellucci e shakerali insieme: otterrai questo strano cocktail difficile da collocare.
È giusto notizia di questi giorni che Terry Gilliam sia finalmente riuscito a presentare al mondo – a Cannes – il suo adattamento del Don Chisciotte di Cervantes, progetto che insegue da più di dodici anni e funestato dalla malasorte, come del resto molta della vita registica dell’ex Monty Python. Rischiando comunque la vita: pochi giorni prima dell’evento, il buon Terry ha avuto un ictus e io a questo punto passerei a consigliargli una capatina a Lourdes, giusto così, veloce.
Avremo modo e tempo di parlare ulteriormente della maledizione che sembra perseguitare il lavoro di Gilliam quando tratteremo dell’ultimo film di Heath, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo, mentre oggi ci concentriamo sulla loro prima collaborazione, minata da nessun altra piaga se non quella di essere un film un po’… meh.
I fratelli Grimm e l’incantevole strega, infatti, è purtroppo lontano da certi capolavori di Gilliam quali il distopico Brazil, il fantascientifico L’esercito delle 12 scimmie o il poetico La leggenda del re pescatore.
Non è certamente considerabile un biopic: i noti fratelli Grimm, che nell’Ottocento raccolsero in un libro decine di favole della tradizione popolare tedesca, sono qua rappresentati in chiave fantasy e romanzesca come due truffatori.
Due Wanna Marchi ante litteram che spillano soldi alla gente fingendosi esorcisti.
Quando vengono scoperti dalle autorità francesi (la Germania in quel momento è occupata dalle truppe napoleoniche), per punizione vengono mandati a indagare sulla sparizione di alcune bambine nei pressi di una sinistra foresta.
Tutto perfettamente consequenziale, no?
Qua incontrano la cacciatrice Angelika (Lena Headey), la nostra Cersei Lannister quando era ancora mora, di cui entrambi paiono invaghirsi. Solo che mentre Wilhem è guascone e don giovanni, Jacob è timido e sfigato e questo crea dissapori fraterni – come sempre accade quando ci si mette la gnocca di mezzo.
Non vi sto ad ammorbare ulteriormente con la trama (che come avrete già intuito, langue abbastanza), vi dico solo che molte delle sparizioni delle bambine sono legate a eventi che ispireranno ai due poi le più note favole (Cappuccetto Rosso, Hänsel e Gretel, Biancaneve…) e alla fine si scoprirà che la responsabile di tutto è ovviamente la Regina Cattiva, la “incatevole strega” del titolo.
Giustappunto: come mai in inglese il film si chiama solo Brothers Grimm mentre in italiano ci si è sentiti in dovere di aggiungere quella postilla? Ma perché a intepretare (parola grossa) la strega è nientemeno che la nostra Monica Bellucci nazionale! Come sempre, più splendida che brava: una garanzia.
Nota positiva: per una volta nell’edizione italiana di un film straniero a cui ha partecipato, non si doppia da sola.
Purtroppo, come nella maggior parte delle produzioni americane a cui ha preso parte (Matrix Reloaded, Spectre), fornisce quel quid di trash in più di cui il film non aveva assolutamente bisogno.
Nella pellicola non poteva ovviamente mancare l’Alto Passero Jonathan Pryce, sosia ufficiale di Papa Francesco nonché da sempre attore feticcio di Terry Gilliam: qui interpreta un caricaturale generale francese con imbarazzante accento al seguito.
Quando l’Altofuoco non arriva mai abbastanza presto.
Per quanto riguarda i due fratelli Grimm, è curioso come i ruoli sembrino scambiati: è Matt Damon che interpreta il “fratello bello” e sciupafemmine, mentre Heath quello impacciato e bruttino.
Gilliam dichiarò che, effettivamente, all’inizio aveva pensato a questi due attori assegnando loro i ruoli all’inverso – in maniera più affine al tipo di parti che avevano avuto fino a quel momento – e che siano stati proprio Heath e Mattone Damon a voler uscire dalla loro comfort zone, scambiandoseli.
Il film, pur avendo una sceneggiatura debole e molti dettagli al limite del kitsch, è comunque esteticamente molto bello e visionario, come l’illustrazione un po’ dark di un libro di fiabe.
Fu presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia nell’anno 2005: in quella stessa edizione, come accade a volte per puro caso, furono portati ben due altri film con Heath Ledger come protagonista, a cui lui aveva preso parte dopo aver finito I fratelli Grimm. Uno era Casanova di Lasse Hallström – in cui Heath ricopriva il ruolo del titolo -, l’altro era l’ormai ben noto I segreti di Brokeback Mountain che in quell’edizione del Festival si portò a casa pure il Leone D’Oro.
Heath si ritrovò dunque a essere l’attore più proiettato di quel festival di Venezia, con tutte le pressioni del caso, in uno dei periodi della sua vita che diede una svolta decisiva alla sua carriera. Da attore giovane, carismatico, impiegato principalmente per ruoli da buono e bello, come Hollywood avrebbe voluto piazzarlo in un primo momento, ad attore intellettuale, con una sempre maggiore patina di “bravo” e versatile.
Il 2005 fu l’anno più importante della sua vita, sotto molti punti di vista… Ma lo vedremo molto meglio nella prossima recensione della rubrica, quando tratterò il mio film preferito della sua filmografia.
Fino ad allora, suspance.
Sto recensendo molti film della carriera di Heath Ledger con un occhio puntato sul suo percorso di crescita artistica precoce, breve ed intenso. Qua trovate l’elenco delle precedenti recensioni:
- Dieci cose che odio di te
- Il patriota
- Il destino di un cavaliere
- Le quattro piume
- Monster’s Ball
- Ned Kelly
- La setta dei dannati
- Lords of Dogtown