
Hellboy: un reboot scritto e diretto dagli autori di Colorado [No Spoiler]
Quanta fatica. La vita è davvero solo sofferenza. Hellboy di Neil Marshall è un film terrificante. Basterebbe solo questo, giuro. Se andate a vederlo sappiate che i vostri soldi verranno sacrificati per questo rito pagano chiamato “guardare un film di merda”, mentre attorno il pubblico medio ulula sguaiato, con le bocche deformate dall’ignoranza, convinto che questo Hellboy faccia ridere. Ecco, Hellboy è come Pino la Lavatrice. Faceva ridere?
Ultima similitudine, poi passiamo al film. Per i fan di Boris: guardare Hellboy è esattamente come essere Alessandro a teatro mentre va in scena Martellone e il suo “Bucio de culo”. Allego video per completezza.
Da dove cominciare? L’unica cosa buona di Hellboy è… Hellboy. David Harbour funziona, nonostante il design del suo Rosso sembra quello di uno che fa colazione con Cheerios e Krokodil. Si cala perfettamente nel personaggio: cazzone, sboccato, caustico, un bambinone capace di portare l’Apocalisse con la passione per la tequila. Bene, le cose positive di Hellboy finiscono qui.
LA COMICITÀ
Il film prova a far ridere. Strappa qualche sorriso, a meno che il vostro riferimento comico medio sia Massimo Boldi. Se lo è (e va anche bene così) allora riderete un mucchio. Si consiglia la visione di Amici come prima per prepararsi.
LA CGI
È davvero possibile rimpiangere la CGI di Justice League e Venom? Prima di vedere Hellboy pensavo fosse una domanda retorica. Con risposte tipo “se mio nonno avesse tre palle sarebbe un flipper”. Ecco, l’uso massiccio e ingombrante della CGI in questo film è direttamente proporzionale a quanto faccia schifo. Effetti speciali da cinecomic di metà anni 2000: raffazzonati, senza fluidità, incapaci di supportare il (poco) trucco prostetico dei personaggi. Semplicemente imbarazzanti.
SPLATTER…?
Doveva essere uno degli aspetti positivi di Hellboy. Poteva esserlo. Perché il film inizia sfruttando bene il suo naturale elemento splatter, lanciando budella e corpi smembrati qua e là. Poi, in maniera lenta e inesorabile, perde tutto il suo senso fino a diventare fastidioso. Irritante. Nel finale il gore stile anime che ti rivolta lo stomaco è talmente gratuito da chiedersi se pure Neil Marshall non fosse sotto l’effetto di Krokodil. Probabilmente sì.
LA SCENEGGIATURA
Scrivere una risata al posto di questo paragrafo è legale? Dovrebbe esserlo. Ritmi del film senza una logica, soluzioni di trama gestite proprio a cazzo di cane, restando in clima Boris. Tra le tante, evitando spoiler:
- Il passato dell’agente Daimio.
- Gli spiegoni venduti un tanto al chilo.
- Merlino ed Excalibur, fulmini a ciel (poco) sereno.
- La risoluzione finale di tutto il casino. Ridicola, telefonata e imbarazzante.
REGIA E MONTAGGIO
Neil Marshall azzecca un piano-sequenza in tutto il film. Quando Hellboy è praticamente finito e i tuoi testicoli stanno già avviando le pratiche per il divorzio. Per il resto un compitino scritto male, affossato da un montaggio frenetico, con poca logica e tanti errori, soprattutto nei raccordi di posizione dei personaggi.
GUILLERMO, DOVE SEI?
Dopo aver visto questo Hellboy è legalmente perseguibile non riguardarsi i due splendidi film di del Toro, per fare ammenda con la propria anima. La versione 2019 è cringe, incapace di trovare un giusto mezzo tra comico, epico, trash e citazionismo (sia ai b-movie anni ’80, sia allo stesso del Toro). Pop quasi come un duetto fra Taylor Swift e Katy Perry, esageratamente sboccato (anche per un fan della coprolalia), infarcito di personaggi piatti e tristemente dimenticabili. E ci sono pure due scene post-credits. Neil Marshall, tu hai ucciso Hellboy, ora tocca a me farti il culo (semicit.).