Film

Hero, ovvero quando la regia colpisce più della spada

Hero: un gioiello del cinema di Hong Kong prima ancora di Kill Bill.

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La conquista finale dell’arte della spada è l’assenza della spada nella mano e nel cuore. La mente aperta contiene tutto. L’uomo di spada è in pace con il mondo, egli non uccide e porta la pace all’umanità.


Nel 2003 il maestro Tarantino se ne esce – dopo sei anni di silenzio – col mirabolante Kill Bill, un film che cita a tutto spiano il cinema orientale di arti marziali rielaborandolo però in salsa pulp e ibridandolo con lo spaghetti-western à la Sergio Leone. Come spesso accade per le opere del regista di Knoxville, subito dopo l’uscita di un suo lavoro compare una banda di emuli che comincia a scopiazzare quel tipo di cinema. Un effetto positivo in questo caso però c’è, visto che una grossa fetta del vecchio cinema di Hong Kong (quello a cui Tarantino guardava con Kill Bill) riemerge dal dimenticatoio e viene nuovamente stampato in home video.

Faremmo però un grave errore a pensare che Hero non sia altro che uno di quei filmacci scopiazzoni che approfittano dell’onda lunga del successo tarantiniano, perché – oltre a essere uscito un anno prima di Kill Bill – vive di vita propria e riserva a chi guarda uno spettacolo senza pari.

Quando basterebbero le immagini, ma c’è di più

Ci sono film che riconducono lo spettatore a quella coscienza, semplice, ma a volte dimenticata, che il cinema sia più di ogni altra cosa un insieme di immagini in movimento. Il linguaggio cinematografico prima ancora che dialogo, trama, plot-twist e tutta la sovrastruttura che chiamiamo generalmente sceneggiatura, si muove grazie alla regia, al montaggio, alla fotografia.

Nel 2002 il regista visionario Zhang Yimou (autore, tra l’altro, de La foresta dei pugnali volanti) ce lo dimostra ancora una volta realizzando forse la sua opera migliore, un wuxia (cappa e spada in salsa orientale) come non se ne vedevano da un po’ e che sovrasta non di poco il ben più pubblicizzato e premiato La tigre e il dragone di Ang Lee.

Jet Li è un guerriero senza nome che si presenta al re di Qin dopo aver ucciso tre famigerati guerrieri che cospiravano contro di lui, progettando di rovesciarlo. Il temibile sovrano (che non permette a nessuno di avvicinarsi per più di cento passi) si fa raccontare dall’eroe le sue traversie e inizia così una serie di racconti che chiariscono chi sia in realtà lo spadaccino e quali siano i suoi reali propositi.

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In Hero assistiamo ad un vero tripudio di immagini che a volte soffocano per la loro bellezza: i combattimenti a cui assistiamo sono coreografati alla perfezione e girati con una cura talmente maniacale da risultare impressionanti. L’arte di Yimou prorompe prepotentemente affidando un ruolo centrale ai colori, che connotano le varie fasi del racconto e aiutano lo spettatore a distinguere momenti e situazioni che altrimenti potrebbero risultare confusi. La fotografia è qualcosa di semplicemente sublime, perfetta in ogni fotogramma e resa ancor più importante dal momento della vicenda, connotato dai diversi colori degli abiti e della tonalità degli sfondi.

Un film di sole immagini dunque?

Nemmeno per sogno, visto che la trama di Hero è avvincente, appassionante e ricca di colpi di scena che si snodano attraverso dialoghi ispiratissimi e molto tipici del cinema orientale.

Avvertenze

Per coloro i quali non hanno dimistichezza con il genere avvisiamo fin da subito che i combattimenti del cinema di Hong Kong sono spesso irreali (ma non quanto le corse di Fast & Furious), acrobatici e si fanno beffe di concetti vaghi come la gravità e le altre leggi della Fisica. Ciò che importa per davvero al regista è la bellezza delle coreografie, l’armonia dei duelli e la spettacolarità del tutto. Superate quella sensazione di “Eeeh, se vabbè…” e vi godrete uno spettacolo eccezionale, orchestrato alla perfezione e che riempie gli occhi anche del profano.

In fondo all’articolo avete un video-esempio di ciò che si sta dicendo: un film forse non per tutti, ma che non dimenticherete facilmente.

P.S. La spada del guerriero senza nome trova ovviamente spazio nella Classifica dei Dieci Spadoni Cinematografici più fighi di sempre, se non l’avete mai letta da questa parte…

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Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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