
Ho mostrato il mio cartone Disney preferito alla mia ragazza per capirlo
Il fatto.
Ho mostrato alla mia ragazza, da adulta, La spada nella roccia, il mio cartone Disney preferito di quando ero piccolo. Non l’ho fatto solo per un mero tentativo di stimolare il bambino che è in me e un qualche istinto materno in lei (Freud me spiccia casa), ma, piuttosto, perché volevo vederci chiaro.
Ho deciso, infatti, di fare un “esperimento sociale”.
Sì, perché, quando penso a La spada nella roccia, i ricordi di un’infanzia felice e spensierata affiorano: il latte caldo, i pan di stelle, le consunte coperte con le frange che mi passavo tra le orecchie, le videocassette, le serate passate a guardare le diapositive e mille altre cose che potete sentire in qualunque canzone di J-Ax.
Solo, ogni tanto, mi chiedo: ma davvero Street Sharks – Quattro pinne all’orizzonte era una genialata con una trama formidabile e piena di colpi di scena? Ma davvero sentire venti minuti di Goku che urla “Aaaaaaaah” non era affatto noioso? Seriamente la sigla dei Digimon è il miglior pezzo musicale di tutti i tempi, appena sopra Stairway To Heaven?
Domande difficili, quesiti millenari a cui è impossibile rispondere. Non si è mai obiettivi verso ciò a cui siamo affezionati.
L’esperimento.

Così, quando ho detto alla mia ragazza “La spada nella roccia è uno dei migliori film della storia!” e lei ha risposto di non averlo mai visto, subito sono inorridito, poi ho riflettuto…
Quando a Natale lo trasmettono o quando vedo degli spezzoni su YouTube la mia reazione è sempre la stessa: ridacchio tra a me e a me, mi raggomitolo, esplodo quando c’è la risata di Anacleto e ripeto “Capolavoro, capolavoro!”.
Sì, ma perché è così bello?
Perché è bello. Punto. Rispondo io.
Sì, ok, ma perché?
Non so dirtelo. È così, punto. Come posso spiegartelo?
Ed ecco l’idea!
E se facessi un rewatch in sua presenza? La sua opinione, da adulta, sarebbe oggettiva e io potrei finalmente capire perché quando lo vedo non riesco a non gridare al capolavoro.
Ecco il risultato di un processo che potete applicare ad ogni film protagonista della vostra infanzia.
[su_spoiler title=”***WARNING*** <— (clicca sul + per aprire) – LA TRAMA PER CHI NON LO AVESSE MAI VISTO”] Per i pochissimi che non l’avessero visto: è un classico disney del 1963 che riprende il mito dei Re Artù e la spada nella roccia, trattandolo però da una prospettiva molto diversa. Mostra infatti l’infanzia del futuro Re d’Inghilterra, quando è ancora un orfano, ignaro del suo destino, che si fa in quattro per diventare uno scudiero e il tuttofare presso il castello del suo tutore, uomo burbero e severo. Artù, che nella prima parte del film è chiamato col suo soprannome Semola, incontra il mago Merlino, col il suo gufo Anacleto, che, pur non sapendo perché, ha previsto che è suo compito dargli un istruzione superiore, che poi servirà per il suo futuro di sovrano. Comincia così, tra varie piccole disavventure, il fantastico percorso di istruzione di Artù col maestro Merlino[/su_spoiler]-
Ti ha annoiata vedere La spada nella roccia da “adulta”? Se sì, perché? Se no, perché?
Assolutamente no, anzi. Credo, infatti, che vedere cartoni più datati al giorno d’oggi sia molto bello, perché quelli contemporanei, per quanto meritevoli, sembrano aver perso un po’ di magia, insieme con il disegno a matita. Poi in realtà per me non è mai arrivato quel momento, magari dell’adolescenza, in cui ci si sente troppo grandi per vedere cartoni, quindi non mi sento mai prevenuta nei loro confronti.
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Che è il motivo per cui molti ragazzi grandi e/o adulti spesso non li apprezzano.
Esatto.
Ah, naturalmente questo non vuol dire necessariamente che tutti i cartoni mi piacciano. Frozen, ad esempio, mi ha fatto schifo, se mi passi l’espressione.
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Quale reazione emotiva ti ha dato La spada nella roccia? Ti ha fatto divertire, commuovere o riflettere?
Come in molti cartoni Disney, direi tutte e tre le cose.
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È un cartone che a me ha fatto sempre molto ridere.
Invece, sarai sorpreso, a me ha dato soprattutto una grande commozione, perché mi è sembrato molto pulito e buono. Sembrava uscito dalla mente di un bambino della stessa età del protagonista.
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Questa la approfondiamo dopo. Parliamo del film ora, scena preferita?
L’inizio del film, quando Merlino conosce Artù, perché è irreale non solo per i motivi evidenti, quelli che ti
portano a dire che l’incontro con un mago non è una cosa possibile, ma anche per il fatto che Artù si fidi dal
primo momento di Merlino.
Mi ha colpito molto questo passaggio:
Merlino: “Non farti l’idea che la magia possa risolvere tutti i problemi”
Artù : “Ma io non ho problemi!”
Ecco, questo denota il fatto a cui accennavo sulla prospettiva infantile, in senso buono, da cui il film è caratterizzato: Artù si fida di Merlino, come farebbe un bambino sprovveduto, ma, nel film, questo, invece che apparire folle, sembra perfettamente naturale. La cosa più bella, se possibile, è il fatto che non intende in alcun modo sfruttare i suoi poteri. È solo stupito e molto curioso. È un film, così come il piccolo Artù, ingenuo, naїve, nel senso migliore possibile. Ad esempio, nella sua quotidianità Artù è vessato dal suo tutore, deve sempre lavorare in cucina, ma non si lamenta, perché per lui non esistono i problemi.
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Personaggio preferito e perché?
Se la battono Merlino e Anacleto, perché sono due facce della stessa medaglia, rappresentanti i due modi di educare, che dovrebbero esser presenti entrambi in qualsiasi percorso di formazione. Nel film Merlino sa, pur non conoscendone il motivo, che è previsto che lui incontri Artù e che lo guidi, insegnandoli lingua, scienza, matematica e ad essere una persona di giudizio, poi anche Anacleto comincia a metterci becco (ahahah… ndr: è un gufo) e scattano le risate.
Uno ha un approccio più pratico (Merlino) e mira a colpire la fantasia dell’allievo, mentre l’altro, Anacleto, che all’apparenza sembra troppo severo e disinteressato, è quello che in realtà riesce a colmare i vuoti dell’altro e a essere presente in modo più stabile. In un certo senso sono due genitori equilibrati, che sostituiscono la figura del padre e della madre mancanti per Semola/Artù. Il tema della figura genitoriale mancante è tipica della Disney.
A proposito, l’idea di chiamare Semola il ragazzo è geniale: lo connota per quello che è fino a che non scopre chi diventerà, cioè il Re di Inghilterra. Non è Artù, futuro eroe epico, ma Semola, qualcosa di ordinario, quasi inutile, che deve essere lavorato per renderlo pronto a portare il suo nome. È qualcosa che distrugge, in un certo senso, il mito della predestinazione, del prescelto, su cui si basano molte storie.
Semola/Artù è prescelto ad estrarre la spada dalla roccia e diventare Re di tutta l’Inghilterra, ma deve comunque lavorare su sé stesso per essere un buon re. Va contro tutte quelle opere in cui una persona ordinaria diventa straordinaria per caso, che è un po’ il sogno di ognuno: diventare straordinari in qualsiasi cosa, basta esserlo, senza possibilmente lavorare troppo. Questo film va contro e predica il lavoro.
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In definitiva, cosa ti ha più convinto di questo film?
Il fatto che sia una storia che all’apparenza può sembrare più piatta, ma non lo è affatto. Potrebbe dare questa impressione perché non c’è un intreccio, non ci sono misteri, problemi da risolvere o nemici da sconfiggere. Il nodo centrale nel ciclo arturiano è il mito della spada della roccia e di ciò che accade in seguito, la storia dei cavalieri della tavola rotonda. Ne La spada nella roccia è del tutto marginale, se non assente. Ci sono sì avventure, ma non sono ostacoli invalicabili superati in maniera clamorosa ed eroica. Servono solo a far crescere il protagonista. È l’equivalente di un romanzo di formazione, simboleggiante l’età del protagonista, che mantiene l’entusiasmo tipico della sua età. Anche lo scontro con Maga Magò non è che una lezione.
La prima vera difficoltà è il finale, in cui viene proclamato Re per aver estratto casualmente la spada, fatto che determina il suo ingresso nell’età adulta e lo porta a quasi a voler scappare. In un certo senso è un elogio all’infanzia.
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Perché questo film dovrebbe essere visto anche dai ragazzini di oggi?
Perché il Medio Evo è posto in totale contrapposizione rispetto alla maniera tradizionale proposta dall’epica. È visto come un secolo buio. I personaggi maschili, come i tutori di Artù, Ettore e suo figlio Caio, e gli altri cavalieri sono rappresentati in maniera buffa e caricaturale, spogliati di tutta la nostra idea mitica dei valori dell’epoca: eroismo, coraggio e forza, qualità che ad un ragazzino possono sembrare positive in maniera più comprensibile.
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E perché questo dovrebbe essere educativo secondo te?
Perché in questa versione de La spada nella roccia il valore dell’educazione superiore, invece, è posto in primo piano, ed è evidenziato il suo ruolo fondamentale nel rendere un uomo meritevole di essere ricordato. Non sono molti i cartoni che danno così tanta importanza a questo. Merlino poi, essendo un personaggio trasversale, che viaggia tra le epoche, con il suo lamentarsi dell’arretratezza del Medio Evo, in qualche modo smaschera il mito dello stesso.
Inoltre Merlino, nei suoi insegnamenti, trasforma sempre Semola in animali piccoli (pesce, scoiattolo, passerotto) in modo che se la debba cavare sempre solo col cervello e non con la forza fisica.
Anche nel ciclo arturiano originale, quello che fa uscire gli eroi della tavola rotonda fuori da un’epoca buia e confusa, è proprio la presenza di Merlino come mentore a risultare decisiva.
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Fantastico, è incredibile quante cose si possono capire discutendo del film con qualcuno di più obiettivo. Dovremmo fare così con tutti i film Disney o della nostra infanzia!
Si, hai ragione!
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Oppure… possiamo uscire e farci una birra!
Sì, forse è meglio così.