Tornato dalle vacanze. Fa caldo. La frescura marina non è più dalla mia e il mio corpo decide che non ha nessuna intenzione di esporsi all’afa lombarda. Due alternative: abbandonarsi alla disperazione o improvvisare un ritorno alla vita. Scelgo la seconda, ma in modo nerd. Realizzo che è da tempo uscita la sesta stagione di Homeland e che io non ne ho ancora visto nemmeno un episodio. Mi colpisco violentemente la fronte col palmo della mano chiamandomi stupido idiota e ne prendo visione. Ricordo che questa serie è un fottuto capolavoro.
Tranquilli, ora vi spiego.
Tutto iniziò 4 anni fa, quando l’allora inesperto e poco critico sottoscritto era nella piena fase nerd della sua vita, precisamente nella fase SERIE TV. Disperato e in costante ricerca di qualcosa che potesse colmare il vuoto lasciato dal mio compagno di pomeriggi Breaking Bad, mi imbatto, sotto consiglio di amico fidato, in questa serie un po’ thriller, un po’ noir, un po’ intrigante: Homeland. Inizialmente non la trovavo particolarmente interessante, forse perché un po’ lenta e un po’ troppo intricata per i miei gusti dell’epoca. Ma dopo poco, come un vortice del sesso estremo (cosa?), essa mi ha trascinato via, diventando probabilmente la mia serie tv preferita di sempre. Sì, l’ho detto. Breaking Bad può solo succhiare la palla destra di Homeland.
Andiamo a scoprire un po’ questo stupendosissimo telefilmmmm.
Qui più che in qualsiasi altro caso vi giuro su quanto mi è più caro che NON CI SARANNO SPOILER DI NESSUN TIPO. Gli spoiler non sono belli, mai (o quasi), ma fidatevi di me se vi dico che uno spoiler su Homeland è quasi peggio del perdere un figlio. Ovviamente c’è un motivo: i clamorosi colpi di scena. Prima ho affermato che stiamo parlando di una serie un po’ lenta. Questo è vero, ma è vero anche che regala delle sterzate spaventose e dei cambi di scenario che neanche il più grande ed esperto chiaroveggente del pianeta potrebbe prevedere. Immaginate questa serie come una macchina a diesel: parte lenta, ingrana piano piano per poi diventare una spietata macchina da guerra. Tornando poi alla quiete. Effettivamente Homeland è una serie che si prende i suoi tempi, ma lo fa perché è fondata soprattutto sulla pianificazione. Tutto quello che succede all’interno della trama prende forma nel corso delle puntate, viene costruito mattone dopo mattone e poi BOOM! Niente di ciò che sembrava dovesse accadere accade. So che questo può sembrare un meta-spoiler, ma vi garantisco che non immaginate neanche lontanamente di cosa sto parlando. So anche che alcuni di voi staranno pensando “ah ma io prevedo sempre tutto nelle serie tv, indovino sempre quello che succede”. Ci risentiamo alla fine della prima stagione, nel frattempo io vado avanti.
Sì, ok, ma di che cazzo parla sta serie? In effetti non vi ho ancora detto di cosa tratta Homeland. Vi rispondo con un moooooolto generico “è una serie che parla della CIA e di spionaggio”. Carrie Mathison è appunto un’agente della CIA e attorno a lei ruotano le vicende di tutta la serie. Tuttavia dicendovi ciò è come se non vi avessi detto nulla, perché questo è un prodotto che va a coinvolgere innumerevoli fattori al suo interno, dando il giusto spazio a tutto e mantenendo una costante attenzione alla psicologia dei personaggi.
Inoltre è una serie che possiede un enorme vantaggio: Claire Danes, la quale interpreta proprio la protagonista Carrie Mathison. Claire Danes è un’attrice eccezionale (oltre ad essere una bellissima donna) e mantiene credibilità ed efficacia dal primo all’ultimo secondo della serie, senza mai compiere passi falsi. Ciò che rende le sue interpretazioni ancora più eccezionali sono la delicatezza e la complessità del personaggio che si trova ad interpretare. Infatti, come detto in precedenza, la serie dà parecchia importanza alla psicologia dei personaggi e in particolar modo, ovviamente, a quella di Carrie, donna “composta” da un’infinità di sfaccettature diverse che la nostra Claire rende alla perfezione.
Tuttavia la caratteristica ancor più eccezionale di Homeland è incarnata dalla perfetta precisione e coerenza della sceneggiatura e del soggetto in sé (basato sulla serie israeliana Hatufim). Partiamo col dire che la serie è composta da 6 stagioni. Tranquilli, voi che come me siete già giunti alla fine della sesta, la serie è stata rinnovata fino all’ottava. Ora, mantenere coerenza e precisione assoluta all’interno di una serie fatta di 6 stagioni non è certamente cosa facile. Io non so come o con quale abilità magica Howard Gordon e i suoi collaboratori Gideon Raff (autore della stessa Hatufim) e Alex Gansa abbiano saputo creare una serie con una trama e degli intrecci narrativi così accurati, ma il tutto è assurdo. Che poi ripeto, non è una serie piatta e lineare, altroché! Oltre ai già esposti colpi di scena da panico la serie garantisce sempre e costantemente dialoghi e conversazioni tra personaggi molto precisi e curati e inoltre rappresenta magnificamente l’organizzazione della CIA. La cosa ancor più sorprendente è come in tutto questo rientri una critica spietata e velata allo stesso tempo verso gli Stati Uniti. Dico velata perché la serie non rende mai esplicita questa critica o non si manifesta apertamente antiamericana, ma solamente tramite le immagini e la narrazione è capace di lasciar trasparire l’accusa verso i crimini di guerra (e non solo) compiuti dagli americani nella lotta al terrorismo.
Nella serie ci sono anche intrecci amorosi e fanno tanto sesso. Correte a guardarla!
Sono proprio un marketer…