Bentornati a tutti, cari feticisti degli intrighi politici. Perché so che vi eccitate sessualmente quando Frank intorta e frega qualcuno in House of Cards, ammettetelo. Io invece mi eccito sessualmente se leggete le mie vecchie recensioni. Se siete riusciti a superare la disturbante immagine che vi ho appena regalato, eccole qui: 4×01/02, 4×03/04, 4×05/06, 4×07/08, 4×09/10.
Quindi d’ora in poi, come sempre, spoilerz.
Com’era che guardare House of Cards era un po’ come accendere la TV per il telegiornale? Intanto è normale che una serie sulla politica americana rifletta gli eventi reali che suscitano scalpore nell’opinione pubblica, però in queste due puntate si è fatta una previsione che potrebbe rivelarsi tremendamente vera. Era palese che l’ICO avrebbe avuto molto più spazio nella scacchiera della serie, ed eccolo infatti avanzare, metaforicamente e non. Il gruppo armato di estremisti islamici rappresenta proprio uno dei capisaldi di queste due puntate, il fiume dal quale si dipanano tutti i rivoli e al quale uno ad uno tornano.
Prima di parlare di lui, Will Conway, voglio riportare una frase di Tom Yates che supporta la mia tesi sul fatto che gli sceneggiatori abbiano copiato Renzi: “questo tizio è tutto riflettori, apparenza, copertine delle riviste e Twitter”. Poi non ditemi che avevo torto.
Comunque, Conway conferma il fatto di essere un Frank Underwood giovane, usando la presenza dell’ICO per attaccare politicamente il presidente. Non solo, vuole che l’avanzata islamista continui, e utilizza il suo partito proprio per sabotare i piani di Frank e mantenerlo così in scacco, per poter sempre contare sull’opinione pubblica e sul suo apparente patriottismo. Ma Frank ha già le contromisure pronte. Intanto si rischia la guerra, mandando le truppe senza il consenso della Siria. Iuessei! Iuessei! Iuessei! E qua vedo una polveriera in procinto di saltare per aria. Poi prepara questo trappolone per il Renzi a stelle e strisce che non ci è dato sapere. Scopriremo tutto nella prossima e ultima, e sono sicuro che sarà un colpo di scena dietro l’altro. Un po’ come quando sei al giapponese e non ti ricordi cosa hai ordinato.
Nel mentre, infilandosi tra le crepe lasciate dalla criminale scalata politica di Frank, c’è Tom Hammerschmidt. Ricostruiti i pezzi da solo, riesce a farsi confidare da Remy quello che già sapeva. Il tutto grazie alla birra e al magico gioco del io non ho mai. Ah, quanti bei ricordi. Da lì il passo è breve. Dopo un incontro ravvicinato con il pugno dell’ex costolettaro Freddy (che è sempre stato un grandissimo personaggio secondo me), Tom decide di fare sul serio, e chiama in causa la proprietaria del Washington Herald, sua ex capa. Detto fatto, task force giornalistica pronta e articolo per tirare giù il presidente scritto. Servirà o farà solo il solletico a Frank? Bella domanda. Io però sento puzza di tragedia, in tutti i sensi.
Poi vabbé, tralascio questo rapporto malato tra Frank, Claire e Tom Yates. La scena della colazione era davvero surreale. Anche se, visto tutto in ottica pragmatica, cioè con gli occhi degli Underwood, potrebbe persino funzionare. Tutti contenti e tutti che ottengono quello che vogliono. Io però la vedo dura, Tom si sta infilando in un vicolo cieco, e dubito abbia la capacità di scavalcare il muro.
Ma veniamo alla cosa più importante, questa pseudo-profezia che House of Cards consegna ad un pubblico già sensibilissimo sull’argomento: la cellula interna dell’ICO. Dove interna significa davvero interna, cioè americana, senza alcuna ascendenza araba. Io non mi sorprenderei troppo se prima o poi sentissimo la notizia al telegiornale. Detto questo, solo a me sembrava a tratti tutta una cosa architettata da Frank? Magari sarebbe troppo anche per lui, perché vorrebbe dire segretezza massima e poche persone a conoscenza della cosa, e con poche persone sarebbe dura da organizzare così bene. Però sarebbe un colpo da maestro non da poco, più che altro per il fatto che il presidente sta sfruttando la cosa al meglio, facendo credere a Conway di avere il controllo assoluto e l’attenzione totale della stampa.
C’è da dire che mai come in questa stagione si arriva al finale con così tanti dubbi e sottotrame aperte:
- L’indagine di Hammerschmidt, con la chiamata in causa di Garrett Walker e di quello che gli ha confidato, ma soprattutto Jackie Sharp, decisamente pronta a sputtanare Frank sulla pubblica piazza.
- L’equilibrio precario dello pseudo threesome presidenziale.
- Quello che Frank ha chiesto a Claire di fare sul finale, coinvolgendo Doug, e ciò che il membro del partito repubblicano che il presidente tiene per le palle può rivelare su Conway.
- La questione generale dell’ICO, con Russia e Siria che non hanno ancora espresso il loro parere sull’argomento. E dubito sarà a favore degli Stati Uniti.
- Il rapimento della famiglia e le richieste dei due jihadisti wannabe. E anche qui sento la tragedia farsi sempre più vicina.
Insomma tantissima carne al fuoco. Mettiamoci subito il cuore in pace su una cosa: la vera lotta Frank/Conway ce la gusteremo nella prossima stagione, finale della quarta permettendo. Che magari succede davvero il disastro e sarà una lotta Claire/Conway, oppure Renzi 2.0 viene politicamente eliminato. Team Frank tutta la vita però. Anzi, team Underwood tutta la vita ormai.
Brace yourselves, il finale di stagione sta arrivando.
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