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I 5 pilastri della perfetta serie tv

Avete presente quando eravate piccoli e tutti avevano un certo gioco che voi sfortunatamente non avevate? Poco importa cosa: a me succedeva sempre, con il camper di Barbie, la fabbrica dei mostri ed Emiglio robot (poi superati i dodici anni con il cellulare, i piercing e il motorino). I motivi per cui non possedevi quel tale Oggetto Di Gran Moda potevano essere svariati: molto comunemente, pur desiderandolo i tuoi genitori non erano disposti a spendere centocinquantamila lire per Emiglio et similia (anche se era Emiglio il meglio, parla con la tua voce e non dice mai di no).

L’alternativa era che, del tale Oggetto Di Gran Moda, te ne sbattevi ampiamente le gonadi. Per motivi molto ovvi tra l’altro: ti faceva schifo, non ne sentivi il bisogno, preferivi altro, non ti attraeva. Poi però, proprio perché Di Gran Moda, succedeva che TUTTI, ma proprio tutti, iniziavano a giocarci e a parlarne di continuo, in un grande loop comunitario in cui tu eri irrimediabilmente tagliato fuori, completamente ESCLUSO. “Hai visto che bello Emiglio il meglio??”, “Non me lo dire, oggi è successo un fatto fenomenale!”, “Tu che hai letto i libri di Emiglio: se fai spoiler t’ammazzo”, “Speriamo tanto che Emiglio non muoia”, “Emiglio è ancora vivo!!!”, “Ma quanto è manzo Emiglio??? Che figo”. E tu stavi lì, in silenzio, solo ed ignaro.

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Loro
Tu
Tu

Da Emiglio a Jon Snow, avrete capito che l’Oggetto Di Gran Moda degli anni 2010 si chiama serie tv. ED IO NON GUARDO SERIE TV. Ecco, l’ho detto. Non guardo serie tv perché odio e arciodio sentirmi “schiava” di un qualcosa, odio “buttare via tempo” guardando episodi, odio che spesso ci siano colpi di scena ad minchiam (tipo morti di personaggi assurde e insensate solo perché l’attore litiga con il regista e lascia la produzione). Questi motivi restano validi per me, anche se so di avere torto (ecco il perché delle virgolette, per evitare i cori di disgusto tipo “BUTTARE VIA TEMPO??? che ottusa, che idiota!”). Quello delle serie tv, per come le vediamo e concepiamo oggi, è un fenomeno piuttosto recente: diventano sempre più sofisticate, la qualità delle regie e delle sceneggiature è altissima, sono prodotti cinematografici di alto livello e si arrivano ad investire milioni di dollari per girare singole puntate. Hanno acquisito, diciamolo pure, una vera e propria dignità artistica. Per questo so di perdermi qualcosa di bello.

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Qualche serie comunque l’ho seguita (mai criticare ciò che non si conosce), anche con molto piacere e grande soddisfazione. Allora perché quest’antipatia ostinata? Perché per piacermi al 100% una serie tv dovrebbe avere cinque determinate caratteristiche che, per sua natura, raramente possiede. Vediamole insieme.

1. TRAMA COERENTE

La storia di una serie è TUTTO, è il suo motore, la motivazione prima dello spettatore. Per questo deve avere una sua logica, può essere più o meno fantasiosa, ma santiddio DEVE esserci. Questa è la base: se la trama non sta su, state davvero buttando via tempo. Che poi le cose buttate là a casaccio prima o poi danno fastidio anche allo spettatore più paziente e meno pretenzioso.

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Esistono trame con meno senso di questo cartello

2. PERSONAGGI CREDIBILI (CON ANNESSE MORTI)

Alcune serie ci hanno mostrato personaggi meravigliosi, dalle mille sfaccettature, studiati ad hoc dalla prima puntata fino all’ultima (penso ad un Walter White in Breaking Bad). Poi ci sono personaggi che cambiano bruscamente, in modo irreale e ridicolo… e si giustifica il tutto dicendo che “si è evoluto!”. Ma si è evoluto COSA??? Per non parlare di quando muoiono. La morte-a-caso è il comune malanno di tante serie tv. Non guardando la serie e quindi non potendo giudicare le morti di Game of Thrones (che so essere molte, sadiche e stronze), porterò ad esempio quelle in Grey’s Anatomy. Lo so che state ancora piangendo tutti la morte di Derek Shepherd (e lo credo bene!), ma quella del povero George O’Malley per me rimarrà il più grosso WHATAFUCK?! della storia.

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3. COLPI DI SCENA FUNZIONALI

E’ ovviamente connesso con il discorso “trama coerente”. Come le morti, i colpi di scena di qualsiasi tipo devono avere un senso. E questo è un altro punto debole molto comune. La morte di Derek di cui parlavamo prima è un perfetto esempio di colpo di scena alla cazzo di cane: non puoi fracassare le palle per undici stagioni con la storia d’amore di Derek e Meredith… e poi lo ammazzi in quel modo. Tirato via, ridicolo, idiota. È come se per anni la nonna la domenica cucinasse ogni volta le lasagne, facendolo diventare il tuo piatto preferito, e un giorno, senza motivo, ti propinasse il minestrone. A me piacevano le lasagne!!! Ridammi le lasagne, magnatelo tu il minestrone!!

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4. UN DEGNO FINALE

Altro difettone stradiffuso. Creare aspettative assurde, rischiare distacchi della cornea a forza di episodi, aspettare millenni e poi… deludere. Puntualmente. Ci sarà sempre, è chiaro, una fetta di pubblico delusa. Ma alcuni finali fanno davvero incazzare. Poi, gusto personale, a me piacciono molto i finali “a struttura circolare”, quelli in cui tutto torna, che chiudono un cerchio iniziato con la prima puntata… e sono finali di tipologia piuttosto rara nelle serie tv.

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Due finali che hanno notoriamente fatto incazzare

5. LUNGHEZZA RAGIONEVOLE

Ragazzi, c’è un limite a tutto. Io vorrei DAVVERO iniziare a vedere GoT, ma dove le trovo 65 ore (questo è  più o meno quanto avete impiegato per vederlo dalla puntata 1×01)??? La questione è una: la serialità è la primissima caratteristica delle serie tv, come il nome stesso ben descrive. E forse è proprio con quella che ho problemi. Un prodotto in serie può essere davvero artistico?

Voi direte sti cazzi del prodotto artistico!, e io continuo con la mia morale stracciapalle dicendo che non c’è prodotto cinematografico più profondamente attaccato al dio denaro. Le serie tv non continuano perché la storia ha ancora qualcosa da dire, continuano perché il pubblico si affeziona e paga. Statece.

Non è una verità imprescindibile e non è neanche sempre così, per fortuna. Ma il sistema domanda-offerta è universale e di certo ha i suoi effetti (e sicuramente è meglio l’effetto-Game of thrones che l’effetto-cinepanettone).


Ora vi lascio perché sta tornando la mia coinquilina e finalmente potrò finire di vedere la 1×07 di Sense8 (dovevo aspettarla per vedere l’episodio con lei fin dall’inizio ma non ho resistito, shhhh).

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Lucia Tiberini

Classe 1992. Dopo un'infanzia nella provincia di Perugia, dove trovo notti stellate e sagre del cinghiale, mi trasferisco a Bologna, dove trovo esami, vino e bonghi. Amo il mio ukulele (ma solo esteticamente: non so suonarlo), Dylan dog, gli arrosticini e non disdegno il cinema.
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