Film

Il bacio della pantera, un bell’horror degli anni ’40 assai poco horror

In una quieta domenica di almeno 15 anni fa, mia madre (non la nominavo da un po’, vero?), evidentemente scoglionata di sentire me e la mia amica/nemesi litigare su chi fosse più bello tra Rupert Grint e Daniel Radcliffe, decise, da montessoriana qual è, di risolvere la bagarre a modo suo: piazzarci davanti a un film che ci avrebbe terrorizzato a sufficienza da lasciarla tranquilla.

La scelta cadde su Il bacio della pantera, del 1942: incurante delle nostre proteste, nell’epoca in cui spopolava The Ring e Screamci costrinse ad arrivare in fondo.

Ve lo dico subito: “film di paura” è tutt’altro ma se il concetto materno di horror è piuttosto opinabile, rivedendolo da grande ammetto che, pur presentando elementi trash che farebbero impallidire i palinsesti di Real Time, Il bacio della pantera ha un suo perché e probabilmente negli anni ’40 qualche brivido lo procurava pure.

Oliver/Kent Smith, architetto, s’innamora di Irena/Simone Simon, stilista di origine serba trasferitasi di recente a New York.

La giovane trascorre interi pomeriggi alla zoo a ritrarre la pantera, verso la quale prova attrazione mista a paura: Irina racconta quindi ad Oliver di un’antica leggenda secondo cui, a causa di una maledizione, le donne del suo villaggio si trasformano appunto in pantere nel momento in cui provano rabbia o passione.

Dopo un corteggiamento lampo i due si sposano, ma presto iniziano i problemi: Irena, pur amando il marito, non vuole dormire con lui per la paura della maledizione di cui sopra.

Oliver accetta ma la invita a rivolgersi a uno psichiatra che la convinca che siano tutte superstizioni: Irena segue la terapia ma rimane delle sue opinioni, tanto da spingere l’ormai esasperato Oliver a rifugiarsi tra le braccia di una collega.

Ovviamente la sposina non la prende benissimo e iniziano ad accadere fatti inquietanti: diventa quindi lecito domandarsi dove finisca la leggenda e dove cominci la realtà.

Simone Simon è la punta di diamante de Il bacio della pantera: bella, elegante e inquietante a sufficienza. Praticamente fa paura al solo roteare degli occhi, con quello sguardo sempre abbacinato, a tratti assente.

Il resto del cast le fa da corollario, nonostante Kent Smith sia ragionevolmente ingenuo e affascinante nella parte del maritino innamorato e intontito da questo sentimento.

Il fascino del film però risiede nell’uso del bianco e nero e del sottile ma persistente timore che esso suscita nello spettatore: luci improvvise nel buio, ombre sui muri a cui fanno seguito rumori sinistri e voci confuse.

Quindi, al di là dell’ironia, la storia è buona, ha tutti gli elementi della favola gotica: la superstizione, la ragazza votata alla distruzione, il principe che vuole salvarla e l’agire di ignote forze malefiche.

Certo, come già riportato nel titolo, non manca la parte pacchiana che rende Il bacio della pantera, a tratti, divertente (ovviamente all’occhio dello smaliziato spettatore degli anni 2000): solo i soprammobili della casa di Irena fanno rimpiangere i ninnoli che adornano l’appartamento di Misery ma non aggiungo altro, non voglio guastarvi la sorpresa.

Anche alcune delle scene più paurose, per quanto efficaci ai fini della trama, non possono che farci sorridere, tanto che il remake del 1982 con Nastassja Kinski calca sul fattore angoscia, con scene truculente e splatter. Ciononostante non ha niente a che vedere con l’originale, ben più ingenuo ma per questo più intrigante.

il bacio della pantera

In definitiva, se volete fare un tuffo nel passato dell’orrore, Il bacio della pantera è un buon punto di partenza.

Se entrate nel loop vi anticipo che esiste anche un seguito, Il giardino delle streghe, piuttosto difficile da trovare ma dal livello di trashaggine ancora più accentuato.

Ilaria Pesce

Pontifico dal 1990. La mia idea di sport è una maratona di film o di serie TV: amo il cinema drammatico, i gialli e la Disney. Sono una lettrice onnivora ed insaziabile. Ascolto musica di ogni genere ma soffro di Beatlesmania acuta. Mi piacciono gli spoiler. Tento di mettere a frutto la laurea in Lettere. Il mio sex-symbol di riferimento è Alberto Angela.
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