Film

Il campione: telecronaca di una partita persa

Sono uno che ama passare le domeniche in curva o bestemmiando da casa soprattutto per il fantacalcio. Mi esalto quando il goleador, che indossa la maglia della mia squadra, salta il portiere avversario depositando la palla in rete. Urlo e mi incazzo per un goal decisivo subito all’ultimo minuto. Amo il pallone e le emozioni che riesce a dare. Dopo aver visto Il campione sono andato a dormire e ho sognato di giocare a basket. Ecco, questo aneddoto mi sembra perfetto per esprimere la mia delusione. Anzi a tratti sono rimasto quasi schifato a dirla tutta.

Era logico avere buone aspettative su un film che parla di calcio con Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano. Un vecchio saggio del cinema italiano insieme al giovane ribelle che ha stupito tutti con La terra dell’abbastanza.

E invece… rimpiango Goal e il sogno di Santiago Munez.

Christian Ferro è un ragazzino con la testa e i piedi di Cassano: tradotto per i non calciofili, fenomeno con il pallone, ma con un carattere fumantino che lo porta a litigare in campo e fare bravate fuori dal terreno di gioco.

Valerio Fioretti, il classico personaggio dal passato difficile, traumi familiari che vive però sempre con il sorriso, è un professore che viene assunto dalla Roma. Il presidente della società vuole infatti che il giovane talento metta la testa apposto facendolo studiare e obbligandolo a superare esami per far parte dell’undici titolare ogni domenica.

Va bene, l’idea può essere corretta dal punto di vista etico, ma ha senso perdere delle partite solo perché si vuole dare un insegnamento a un ragazzino? Ve li immaginate gente come Maradona o Best che vanno in tribuna perché non sanno la data dello sbarco in Normandia? Io sinceramente no, visto che nessun calciatore ha vinto il Nobel per la letteratura o per la chimica, ma è pagato per correre dietro un pallone e onorare la maglia. Non dimenticandoci anche che il portiere del Milan Gigio Donnarumma ha posticipato la maturità causa stress rinnovo del contratto e vacanza estiva.

Aggiungiamo a questa situazione un padre assente, la fidanzata fashion blogger e la vecchia amica di quartiere. Voilà, sembra una soap opera.

La maglia più bella del mondo, non serve specificare qual è

Non c’è spazio per il grande calcio, solo qualche spezzone di partita qua e là dove si capisce subito che Ferro è un fenomeno e i suoi compagni sono delle pippe, anche se forse sapranno a memoria La Divina Commedia.

Per fortuna, e per non cadere nel ridicolo, viene evitato il finale con il derby romano, dove il numero 24 entra in campo a pochi minuti dalla fine e fa due goal ribaltando il risultato e far godere la parte giallorossa della capitale.

L’accoppiata Accorsi-Carpenzano funziona così così. Tra i due si sviluppa un rapporto quasi paterno con qualche momento originale, come il post litigata fuori dal pub, anche se spesso sembra essere la brutta copia del rapporto Faletti-Nicolas Vaporidis in Notte prima degli esami.

Prevale l’esigenza di demonizzare questo mondo, eliminando gran parte della magia che lo contraddistingue. Ci sono tanti soldi, procuratori arrivisti, droga, macchine veloci, fan rompicoglioni e ragazzini viziati. L’amore e la passione dei pubblico sono ciò che permette alla baracca di andare avanti, qui vengono lasciati sullo sfondo, uccidendo i veri valori e la sacralità di questo folle gioco.

Un calcio senza tifosi difficilmente può esistere, mentre di film che non riescono a suscitare emozioni è pieno il mondo e questo si può benissimo aggiungere alla lista. Tutto sommato è un peccato. Un po’ come fare una rovesciata da centrocampo segnando però nella propria porta.

L’altra cosa che si salva è il murales di Jorit

Poteva essere carina l’idea di provare a trattare i giocatori più come persone, psicanalizzando i loro problemi invece di soffermarsi solo su quanto guadagnano al mese o con quante veline vanno a letto. Però questa atmosfera piena di drammi personali anche no grazie. Il finale poi, vabbè, non dico nulla che è meglio.

La Roma, Stefano Accorsi, Andrea Carpenzano, Sydney Sibilia e Matteo Rovere come produttori, tutti insieme per fare un film al di sotto delle aspettative è un po’ come spendere 100 milioni per comprare Cristiano Ronaldo e uscire ai quarti di Champions, direbbe qualcuno.

Consiglio agli amici appassionati di calcio, delusi dal Il campione, di ribaltare il risultato guardando Il maledetto United, o di scegliere una partita a caso del Chievo.

Nicolò Granone

Simpatico, curioso, appassionato di cinema, sono pronto a esplorare l'universo in cerca di luminosi chicchi di grano da annaffiare e far crescere insieme a voi, consigliandovi ogni tanto film da scoprire qui alla luce del Sole.
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