Vuoi vincere l’Oscar?
Non l’hai mai detto a nessuno, ma quando sei sotto la doccia eserciti il tuo discorso di ringraziamento utilizzando la confezione di shampoo a mo’ di statuetta?
Attenzione, perché i tuoi sogni di gloria potrebbero infrangersi contro la dura realtà: la tua buona volontà di interpretare al meglio un marito infelice, un truffatore seriale, un cacciatore di diamanti in Africa (ogni riferimento a Leonardo DiCaprio è puramente casuale) potrebbe non essere abbastanza.
Puoi però aumentare le tue chance scegliendo già in partenza una tipologia di ruolo per cui, almeno dagli anni Settanta a oggi, l’Academy si bagna tantissimo.
Ricordi Kirk Lazarus, l’immaginario attore vincitore di cinque Oscar del film Tropic Thunder? Lui sì che seguiva il “Metodo”. Nel senso che aveva ben chiare le strategie attoriali, più che per recitare una buona parte, per aggiudicarsi l’ambita statuetta. Tanto che questo decalogo dovrebbe compilarlo lui; ma visto che non esiste, ti accontenterai di me.
Ecco qua un utile prontuario tra cui potrai selezionare il ruolo che più ti gusta e con il quale raggiungerai l’Oscar. Per ogni categoria aggiungerò recenti esempi di coloro che hanno seguito i miei consigli e quelli che, credendo ingenuamente di farlo, hanno commesso un grossolano passo falso.
1) Malati terminali/ Disabilità
Leviamoci subito questa patata bollente. All’Academy la disabilità piace. Tanto.
Si narra che quando nella rosa di candidati compare un attore che interpreta un malato terminale, paralizzato, amputato, che si caga nelle mutande, la statuetta dorata ormai si stacchi da sola dalle mani della giuria e venga attratta come un magnete verso di lui/lei.
Questa direzione è altamente consigliata per i neofiti: non importa che tu sia un signor nessuno di cui nemmeno sanno pronunciare bene il nome al di là dell’oceano. Se hai giocato bene le tue carte, la statuetta sarà tua.
Insomma, diciamocelo: Eddie Redmayne in USA si stanno ancora chiedendo adesso chi sia dall’anno scorso, eppure ora nella sua teca casalinga ha un Oscar.
DiCaprio no.
Fatti due conti.
Frequenza: ****
Vincitori passati: Daniel Day-Lewis (Il mio piede sinistro), Al Pacino (Scent of a Woman), Holly Hunter (Lezioni di piano), Tom Hanks (Philadelphia), Nicholas Cage (!!!, cioè, volevo dire, Via da Las Vegas), Jamie Foxx (Ray), Hillary Swank (Million Dollar Baby), Matthew McConaughey (Dallas Buyers Club), Jared Leto (Dallas Buyers Club), Eddie Redmayne (La teoria del tutto), Julianne Moore (Still Alice)
Chi ha sbagliato: Brad Pitt (Lo strano caso di Benjamin Button): le disabilità inesistenti all’Academy non smuovono un pelo. Ritenta.
Kate Winslet (Revolutionary Road): calmina. Va bene la depressione, la volontà di riscatto, la sofferenza. Ma sei una mogliettina di una perfetta famiglia americana. L’eccesso femminista non vende, il pubblico dell’american way of life va rassicurato. Per fortuna Kate quell’anno portava anche The Reader, a tema Olocausto, e vinse comunque. Non fu meno imbarazzante, però, visto che l’allora marito Sam Mendes la dirigeva nell’altro film (assieme a chi, tra l’altro? DiCaprio, ovvio).
L’allora marito, appunto.
Non fare come Kate, se non vuoi che anche la tua vita privata ne risenta.
Benedict Cumberbatch (The Imitation Game): un’occasione sprecatissima! Insomma, avevano un personaggio storico coi controcazzi – Alan Turing –, genio, eroe della Seconda Guerra Mondiale, perseguitato, castrato chimicamente, suicida… E comprimono gli effetti delle medicine in cinque minuti scarsi di film? Neanche un rantolo, un dimagrimento? Gli effetti collaterali degli ormoni dove sono? E il suicidio me lo liquidi con una scritta?
Hai a disposizione un personaggio che affronta una lunga disabilità? Vivila. Immergiti in essa. Approfondisci. Piangi. Dimagrisci. Sbava.
Altrimenti non stupirti se quel pivello di Redmayne ti soffia l’Oscar.
2) Personaggi reali
In un mondo parallelo, Virginia Raffaele sarebbe ricoperta interamente di Academy Awards.
Forse non tutti sanno che questa è la tipologia di ruolo in assoluto più gettonato per vincere: l’imitazione di un personaggio realmente esistente. La somiglianza fisica ed espressiva è la chiave.
Alleati perciò con quello che diventerà da oggi in poi il tuo migliore amico, il truccatore – se avrete successo, anche lui verrà prontamente oscarizzato – e non lesinate in protesi facciali improbabili e di dubbio gusto.
Ovviamente è da incoraggiare la combo: se riesci a interpretare un personaggio reale che è anche disabile o comunque va incontro a qualche lunga malattia, le tue possibilità aumentano esponenzialmente. Anche nota come “strategia Redmayne”.
Frequenza: *****
Vincitori passati: Ben Kingsley (Gandhi), Judi Dench (Shakespeare in love), Jamie Foxx (Ray), Cate Blanchett (The Aviator), Nicole Kidman (The Hours), Philiph Seymour Hoffman (Truman Capote – A sangue freddo), Sean Penn (Milk), Helen Mirren (The Queen), Marion Cotillard (La vie en rose), Daniel Day-Lewis (Lincoln), Eddie Redmayne (La teoria del tutto), Meryl Streep (The Iron Lady)
Chi ha sbagliato: Joaquin Phoenix (Walk the line – Quando l’amore brucia l’anima). Non puoi, semplicemente non puoi, interpretare un personaggio reale “a tuo modo”. Non tentando nemmeno di assomigliargli. Non imitandolo, scimmiottandolo neanche un poco. Con la tua faccia poi, senza trucco o protesi. Su! Le basi!
Leonardo DiCaprio (The Wolf of Wall-Street). Noi compiangiamo tanto Leo, ma diciamocelo: a volte fa di tutto per perdere. Interpreti un personaggio reale e ti vai a scegliere il più anti-retorico, meschino, politicamente scorretto, con la moglie strafiga? Smettila di sognare: l’Academy non ti premierà mai per una parte in cui ti fai infilare una candela nel culo.
Leonardo poi risente di un problema aggiuntivo (oltre all’essere il pupillo di Martin Scorsese, che per l’Academy è criptonite pura): la sua faccia.
Non importa quanto sia truccato: sembra sempre Leo DiCaprio. SI VEDE che è Leo DiCaprio. Non è colpa sua. Non è scarsa capacità; è la sua faccia. L’incubo di ogni truccatore che ambisca a un Oscar è lavorare su di lui: puoi mettergli tutti i belletti che vuoi, ma sembrerà sempre Leo DiCaprio in maschera per una recita scolastica.
In questo film poi doveva interpretare un uomo dai caratteri scuri. Risultato? Che è Leonardo DiCaprio, con tutto il suo carisma e la sua bravura, ma coi capelli tinti e un ciclo di sedute di lampada.
No. Se vuole vincere, questa non è la direzione per lui.
3) Olocausto
Un nome basti a convincervi: Roberto Benigni. Nostro conterraneo. Comico. Recitava in italiano. Misconosciuto in America. A malapena sapeva esprimersi in inglese. Camminava sulle poltrone del teatro.
Ha strappato l’Oscar a Tom Hanks, Edward Norton, Ian McKellen, Nick Nolte.
Direi che altre spiegazioni non servono.
Anche in questo caso, la creatività è tutto: se trovi un personaggio reale che ha vissuto l’Olocausto ed è andato per questo incontro a serie menomazioni fisiche, hai praticamente la vittoria in tasca.
Frequenza: *** (altissima probabilità di vittoria)
Vincitori passati: Meryl Streep (La scelta di Sophie), Roberto Benigni (La vita è bella), Adrien Brody (Il Pianista), Kate Winslet (The Reader)
Chi ha sbagliato: Brad Pitt (Bastardi senza gloria). Ancora una volta: l’Olocausto immaginario non vale. Gli ebrei sono vittime. Non esiste che ci fossero ebrei vendicatori, che addirittura seviziano i nazisti. Ebrei = vittime, nazisti = carnefici. Rimandato anche questa volta. E che la smetta di inventarsi le cose.
Liam Neeson (Schlinder’s List). Ok, ok: sei un benefattore tedesco che ha aiutato gli ebrei.
Ma non sei ebreo.
Sei tedesco, e se sei tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale non puoi essere buono. I buoni sono gli ebrei.
4) Half retarded
Hai presente il monologo di Lazarus a un basito Ben Stiller, che non si capacitava che il suo Simple Jack non gli avesse procurato il gran salto nella rosa degli attori “di spessore” statuetta-muniti? “You went full retard, man. Never go full retard.” Nel caso del ritardo mentale, la questione varia leggermente rispetto alla menomazione fisica: qui non puoi strafare. L’esagerazione non paga. Puoi essere ritardato, o schizofrenico, o depresso, però devi compensare con altrettanta genialità, essere un “bambino speciale”.
Frequenza: ***
Vincitori passati: Jack Nicholson (Qualcuno volò sul nido del cuculo), Peter Finch (Quinto potere), Dustin Hoffman (Rain man – L’uomo della pioggia), Tom Hanks (Forrest Gump), Geoffrey Rush (Shine), Natalie Portman (Il cigno nero)
Chi ha sbagliato: Keira Knightley (A Dangerous Method). No comment.
5) Cattivone
Il diavolo canta sempre l’aria migliore dell’opera. Categoria particolarmente apprezzata nel settore “Miglior attore non protagonista” – a esempio basti il glorioso filotto 2008-2009-2010 –, ha carte molto buone in tutte le quattro categorie attoriali. Qua vacci pure giù pesante: il male assoluto rassicura l’Academy – devi immaginarlo come un vecchio redneck di una certa età, le sfumature morali lo turbano.
Frequenza: ****
Vincitori passati: Louise Fletcher (Qualcuno volò sul nido del cuculo), Kathy Bates (Misery non deve morire), Anthony Hopkins (Il silenzio degli innocenti), Kevin Spacey (I soliti sospetti), Denzel Washington (Training Day), Javier Bardem (Non è un paese per vecchi), Heath Ledger (Il cavaliere oscuro), Mo’nique (Precious), Christoph Waltz (Bastardi senza gloria), J. K. Simmons (Whiplash)
Chi ha sbagliato: Meryl Streep (Il Diavolo veste Prada). Bravissima, ma il film era una commedia leggera. Non ci siamo.
Leonardo DiCaprio (Django Unchained). Tarantino è già sopportato a piccole dosi dagli Oscar. Ora. Il film precedente di Quentin, Bastardi senza gloria, si era aggiudicato la statuetta per il Miglior Attore Non Protagonista che era appunto il cattivone della storia. Ed era Christoph Waltz. L’Academy ama Christoph Waltz. È tedesco. È esotico. Parla tante lingue.
L’Academy non ha la memoria così corta da essersi già dimenticata quel premio.
E l’Academy capisce quando stai cercando di aggirare il sistema, ama essere assecondato ma non gli piace capire di essere assecondato. Si vendica.
Chi soffiò per Django candidatura e statuetta e Leo? Christoph Waltz. Vincitore per la seconda volta con un film di Tarantino.
Non sfidare l’Academy, Leo: sa come fartela pagare.
6) Canta e balla
Se proprio ti vuoi sbattere, è necessario saper dimostrare versatilità: basta non esagerare. Un attore che recita (ovviamente), canta bene e balla pure è materia mediamente apprezzata dall’Academy. Insomma, sai fare tante cose. Bravo. Un Oscar te lo meriti, a patto che il tuo musical sia stato campione d’incassi, perché altrimenti non se lo cagheranno di striscio.
Frequenza: **
Vincitori passati: Liza Minnelli (Cabaret), Reese Whiterspoon (Walk the line – Quando l’amore brucia l’anima), Catherine Zeta-Jones (Chicago), Jennifer Hudson (Dreamgirls), Anne Hathaway (Les Miserables)
Chi ha sbagliato: Nicole Kidman (Moulin Rouge). Ok che canta, ok che balla, ma non ha tutta questa voce e poi, soprattutto, nel ruolo di Satine è troppo figa. Ed è troppo bella e in salute per essere una tisica: questo è un punto in particolare che l’Academy non perdona. Alla disabilità ci tiene particolarmente.
Molto meglio Anne Hathaway: prostituta pure lei in Les Miserables, ma dimagrita, moribonda, vende denti e capelli e canta col moccio al naso in primo piano. Qui sì che ci siamo!
7) Variazioni di peso
Beh qua non servono tante spiegazioni. Le tre varianti “per questo ruolo ha perso venti chili/ha preso venti chili/ha preso venti chili di massa muscolare” gratificano di per sé, riempiono la bocca di qualunque cinefilo improvvisato. Quindi, armati di Diet Coke oppure di frullati ipercalorici o di un paio di bilancieri: l’Oscar è il tuo prossimo obiettivo.
Frequenza: ***
Vincitori Passati: Marlon Brando (Il Padrino), Robert De Niro (Toro Scatenato), Charlize Theron (Monster), Hillary Swank (Million Dollar Baby), George Clooney (Syriana), Christian Bale (The Fighter)
Chi ha sbagliato: Leonardo DiCaprio (Revenant)? Boh, continuano a sogghignare dicendo che per essere un tizio ferito e disperso in mezzo alle nevi non è “abbastanza magro”. Quindi il lupo perde il pelo ma non il vizio: Leo ama scherzare col fuoco.
Ma forse, quest’anno vincerà comunque, grazie al punto 10.
Forse.
8) Imbruttimenti
Se poi siete un attore o un attrice molto bello/a, apprezzeranno lo sforzo di allearvi con l’ormai vostro migliore amico truccatore per scendere al livello dei comuni mortali almeno per la durata di un film.
Spesso, ma non sempre, va di pari passo col punto sette.
Frequenza: ***
Vincitori passati: Halle Berry (Monster’s Ball), Nicole Kidman (The Hours), Charlize Theron (Monster), George Clooney (Syriana)
Chi ha sbagliato: Johnny Depp (Pirati dei Caraibi – La maledizione della prima luna). Se l’intenzione era imbruttirsi, i miei lombi testimoniano che è fallita miseramente.
9) Transessuale
Anche questa categoria è da prendere con cautela: l’importante è che la transizione sia vissuta in tutto e per tutto come fonte di dolore. L’Academy deve considerarla una disabilità vera e propria. I toni troppo leggeri o anche solo ottimisti sul tema non vengono presi in considerazione.
Frequenza: *
Vincitori passati: Hillary Swank (Boys don’t cry), Jared Leto (Dallas Buyers Club)
Chi ha sbagliato: Felicity Huffman (Transamerica). Il lieto fine non va bene, inoltre ho l’impressione che l’idea di una donna che interpreta un uomo che è diventato donna per l’Academy, che ha una mente semplice e monadica, sia in qualche modo barare. Se sei donna devi diventare uomo, se sei uomo devi diventare donna. Fine della storia.
Cate Blanchett (Io non sono qui). Non è transessualità: qui è interpretare un personaggio del sesso opposto. E dire che Cate era partita bene: interpreta Bob Dylan, un personaggio reale, e lo intepreta pure in maniera molto mimetica. Ma resta pure sempre un’attrice donna, e “con tanti attori uomini che c’erano, perché proprio lei deve fare Bob Dylan?”. All’Academy la cosa mette a disagio. Dunque non fatelo.
10) Un po’ per uno in braccio a mamma Oscar
E infine, veniamo a una modalità diffusa quanto completamente in balia del Caos: il cosiddetto “Risarcimento”, una divinità potentissima che agisce in tutte le categorie degli Oscar. Ovvero, l’eterna promessa che prima o poi toccherà anche a te. Non così vera in senso assoluto – pensiamo al fatto che Kubrick, Marlene Dietrich, Marilyn non sono mai stati benedetti dalla statuetta – ma bisogna dire che negli ultimi quarant’anni l’Academy ha cercato di fare del suo meglio in questo senso, persino Scorsese ce l’ha fatta. C’è un ma, abbastanza spinoso: questo meccanismo per gli attori è particolarmente diffuso nel settore femminile, ben più che in quello maschile. Scommetto che se pensi a un’attrice donna famosa, facilmente sarà una già dotata di almeno un Oscar – e se ti viene in mente una che non ce l’ha, è certamente in lista d’attesa, sono pronta a scommetterlo, e il buco verrà colmato tra pochi anni. Nelle due categorie maschili, le carte sono più sparigliate: si sa che l’Academy preferisce premiare tre volte Daniel Day-Lewis, piuttosto che un DiCaprio qualunque.
Kate Winslet ce l’ha fatta dopo 5 nomination a vuoto. Nicole Kidman non l’ha preso per Moulin Rouge ma poi gliel’hanno restituito con The Hours (Virginia Woolf, naso finto: ottimo gioco), Meryl Streep ha ottenuto finalmente il terzo Oscar alla sua diciannovesima nomination.
Insomma, il consiglio qui è: inanella quante più nomination puoi. Fanno curriculum.
Prima o poi li prenderai per sfinimento.
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Tutte le categorie possono essere combinate tra loro. Sii un ebreo disabile ritardato ma geniale che canta e balla in un musical. Oppure un nazista cattivo transessuale che pesa 40 chili perché malato terminale di AIDS (non c’era l’AIDS ai tempi della Seconda Guerra Mondiale? Dannazione! Beh, puoi tentartela con un neo-nazi dei scintillanti anni Ottanta).
E mi raccomando: quando vincerai, mi aspetto di essere citata nel tuo discorso di ringraziamento.