
Il deserto dei Tartari: una fiaba di Buzzati al cinema
Tratto dall’omonimo romanzo del (mio) maestro italiano del racconto Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari narra delle vicende del giovane tenente Giovanni Drogo (interpretato dal francese Jacques Perrin), ufficiale di prima nomina che viene spedito alla remotissima fortezza Bastiano, avamposto militare a ridosso del deserto che dà il nome all’opera.
Ambientato in un’epoca e in luogo di fantasia che potrebbero ricordare uno degli imperi europei dei primi del novecento, fin dai primi minuti il regista Valerio Zurlini ci trascina in un’atmosfera a metà strada tra la fiaba ed il dramma. Già dall’arrivo del nostro protagonista nello sperduto bastione di frontiera si respira un’atmosfera quasi surreale, data soprattutto dai compagni d’arme del tenente Bastiano, alla maggior parte dei quali una visitina dallo psicologo non farebbe affatto male. Molti degli ufficiali sono infatti in qualche modo profondamente legati con la fortezza Bastiano, che col proseguire dell’opera assumerà una sorta di identità sempre più forte.
Giovanni Drogo fa presto conoscenza dei suoi colleghi e superiori: il Conte Giovanbattista Filimore (interpretato da un brillante Vittorio Gassman), comandante della fortezza insieme a “il Generale”; il fragile tenente Von Hamerling, con cui stringerà amicizia, ed il rigido maggiore Matis, interpretato da un ottimo e carismatico Giuliano Gemma (a mio modesto parere uno degli attori italiani con più ascendente di sempre). Questi ed altri personaggi contribuiranno a far immergere la psiche del protagonista (e dello spettatore) nelle atmosfere della fortezza e della desolata ed impietosa regione che la circonda.
Il tema principale del film Il deserto dei Tartari, fedele sotto la maggior parte degli aspetti al romanzo di Buzzati, è soprattutto l’attesa: la guarnigione vive sotto il costante timore (o forse la speranza?) di un attacco nemico proveniente dal deserto che si perde a vista d’occhio oltre le mura del bastione a loro difesa. Nonostante un simile evento possa sembrare allo spettatore sempre meno probabile col trascorrere dei minuti (sarà sempre più difficile non considerare quei soldati e i loro comandanti come un mucchio di pazzoidi), ogni evento fuori dall’ordinaria e spartana vita di caserma rinvigorisce le speranze e i timori dei personaggi in un qualcosa che dia un senso alla loro presenza e a quella della fortezza nella desolazione che li circonda.
Apparirà quindi evidente anche agli spettatori che la vicenda del tenente Drogo non è che un parallelismo con la vita stessa della maggior parte degli individui: una lunga e a tratti estenuante attesa di cambiamenti, o semplicemente di un evento che dia un senso alla vita. Questo tema tanto caro a Buzzati è reso ottimamente dalla regia di Valerio Zurlini, che merita sicuramente di essere conosciuto almeno per quest’opera.
Anche se sarete ormai angosciati e presi malissimo dalla mia recensione de Il deserto dei Tartari posso assicurarvi che, nonostante le tematiche affrontate, rimane un film godibilissimo e per nulla pesante, grazie soprattutto ad un buon cast e ad una bellissima sceneggiatura. Da segnalare la colonna sonora guidata dal maestro indiscusso Ennio Morricone.
A questo punto non mi resta che lasciarvi richiamare all’interno della fortezza Bastiano. Buona visione.