Film

Amélie Poulain, ricordaci com’è essere bambini

La magia nella banalità

Se non l’avete ancora visto, regalatevi le magiche atmosfere e il delizioso umorismo di questo cult francese, adatto a tutte le età. Il favoloso mondo di Amélie è una favola ambientata a Parigi, la cui protagonista indiscussa è la signorina Amélie Poulain. La sua vita è apparentemente nella norma: proprietaria di un piccolo appartamento, cameriera. Persino la storia, nel suo complesso, non racconta niente di nuovo. Tuttavia questo film sa ammaliarci, cambiare il nostro punto di vista e aprirci gli occhi su una realtà mai banale.

La trama a grandi linee

Il film inizia raccontandoci dell’infanzia infelice di Amélie: una bambina dalla fantasia esuberante, destinata ad avere solo se stessa come compagna di giochi. Dopo la morte della madre, Amélie aspetta la maggiore età per andare via di casa, trasferirsi a Parigi e iniziare a lavorare. La sua vita procede senza risvolti eccezionali quando, per caso, scopre nel suo appartamento un nascondiglio segreto. Il ritrovamento dei preziosi ricordi d’infanzia di un misterioso ex-proprietario cambiano improvvisamente le sorti del film. Infatti adesso Amélie ha uno scopo: restituire il tesoro dimenticato.

Lo stile del film e i personaggi: alcune riflessioni

Ogni personaggio trattato nella storia è analizzato da un preciso punto di vista: quello della protagonista. La sua personalità fantasiosa orienta l’istanza narrante (la macchina da presa), le luci, i colori, la fotografia, insomma qualsiasi cosa. Tutto quello che vediamo, a partire dal modo in cui viene percepita Parigi, è strettamente collegato agli interessi e gli stati d’animo della signorina Poulain.

La sequenza iniziale (l’infanzia di Amélie) ne è un esempio: i genitori sono presentati attraverso le loro manie più buffe e giusto alcuni episodi rilevanti che portano poi alla morte (triste quanto demenziale) della madre. La piccola Amélie è intanto presa dalla sua incontenibile curiosità, dai suoi giochi e da una spensierata malinconia di bambina.

Questa sequenza ci introduce non solo il personaggio principale, ma anche lo stile del film intero. Da ciò capiamo un aspetto fondamentale del racconto: la personalità di Amélie non è cambiata una volta adulta. La magia risiede proprio in questo: i bambini non si stancano mai di vedere oltre la mera e noiosa apparenza. Tuttavia gli occhi di una bambina osservano il mondo degli adulti, e Amélie sente per la prima volta il desiderio di appartenervi.

La storia è ricca di maschere ravvicinate e giocose, a volte inquietanti e dalle tinte forti: Amélie incontra coppie di vecchi, uomini disfatti, baristi sfacciati, prostitute e altri personaggi grotteschi. In questo teatro si distingue Nino, il collezionista di fototessere, che è subito trascinato da Amélie in un’accattivante caccia al tesoro. In un film Disney probabilmente Nino sarebbe il principe, ma lui e Amélie sono i bambini che li guardano, i film Disney.

Il loro incontro finale è un meravigliso lieto fine fiabesco, l’unione di due perfette anime gemelle sigillata da un bacio di grande tenerezza.

La colonna sonora è veramente degna di nota. In qualsiasi film il sonoro contribuisce a intensificare il rapporto empatico da spettatore e ciò che è osservato, e le musiche che accompagnano questo racconto sono l’anima del film stesso. Le valse d’amélie, l’apres midi sono alcune delle dolcissime canzoni (perlopiù valzer) che ascoltiamo, di tanto in tanto variate dallo stato d’animo della protagonista. Esse possono essere considerate tutte leimotiv (motivo o canzone che accompagna un personaggio) di Amélie.

Amélie nel paese delle meraviglie

Un accennato paragone con Alice nel paese delle meraviglie si può fare. Amélie è a tutti gli effetti in un mondo folle, distorto e ricco di personaggi bizzarri lungo il cammino. Tuttavia lei non ci è certo caduta, come Alice: ci è sempre stata, l’ha sempre vissuto così. Entrambe le storie possono essere interpretate come il passaggio alla vita adulta; ma nel nostro film siamo a Parigi, e non in un luogo immaginario. Forse il paese delle meraviglie non è niente di speciale, lo viviamo tutti i giorni. Sta semplicemente a noi riempirlo di colore, ironia e, perché no, un pizzico di follia infantile.

Roberta Sciuto

Poco da dire: come tutti qui sono appassionata d'arte, di qualsiasi forma o colore. Trovo che il cinema sia arte a 360°, poiché coinvolge i sensi nel loro complesso, mettendoli in relazione tra di loro. Oltre a contemplare cose, adoro anche fare sport, leggere, disegnare e fotografare. Buona vita, ragazzi!
Back to top button