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Il feticcio dei russi per Celentano

TUTTO IL SUCCESSO DEL MOLLEGGIATO NEL CUORE DELL’EX UNIONE SOVIETICA

“Carisma”, “Italia”, “pelle olivastra”, “bello”. Sono queste le prime parole che vengono più spesso in mente ai russi se si parla di Adriano Celentano, che nell’ex “Oltre cortina” continua a spopolare con le sue canzoni e soprattutto i suoi film.

Resta abbastanza difficile spiegare il perché di questo successo sproporzionato, non di certo slegato dalla fama di altri cantanti provenienti dallo Stivale che – a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 – hanno letteralmente conquistato la Russia. Con questo vogliamo dire che Albano Carrisi è meglio di Adolf Hitler? Forse sì, ma quella è un’altra storia.

Volendo dissezionare il successo ottenuto dal Molleggiato in tutto l’Est Europa, bisogna prima di tutto condurre una brevissima e quasi superficiale analisi storica. Durante gli anni della Guerra Fredda, l’Italia era uno dei Paesi ponte tra NATO e COMECON, vista la potenza della sinistra italiana e del suo peso nella macchina burocratica della Prima Repubblica.

Per la Russia e per i russi quasi tutto ciò che è tricolore è sinonimo di bellezza, fascino, stile. Lo spirito goliardico che accomuna i due popoli ha sempre facilitato i rapporti tra i due Paesi, ed è per questo che lo Stivale fu preso anche come autentico riferimento culturale (vista anche l’opera di distruzione attuata dal regime nei confronti degli artisti dell’URSS).

Ed ecco che l’Italia invase le televisioni russe: il Festival di Sanremo, il teatro napoletano, i film di Celentano. Sì, perché l’Adrianone nazionale è diventato celebrità assoluta nell’attuale Federazione proprio grazie a tre suoi film: Yuppi du (1975), Il bisbetico domato (1980) e Innamorato pazzo (1981).

Temperamento, veracità e carisma: questi sono i tratti distintivi che hanno portato i russi a innamorarsi letteralmente di lui. E a stuzzicare l’interesse furono anche le vicende amorose con Ornella Muti, che gli costruì attorno l’aura di latin lover medio all’italiana.

Per quantificare quanto Adriano Celentano fosse importante per i giovani russi, che si ammucchiavano nelle cantine ad ascoltare i suoi dischi e guardare i suoi film, bisogna tornare al 1983, quando si diffuse la notizia della morte del Molleggiato. La Pravda e la Tass (agenzia di stampa sovietica) furono letteralmente inondate di lettere da parte di fan di tutto il Paese. Le smentite non tardarono ad arrivare, ma il tumulto fu enorme.

Tanto grande da spingere Celentano ad andare a Mosca per la prima volta, dove fu invitato per proporre il film Joan Lui, che in Italia fece a dir poco fiasco. Vittorio Cecchi Gori se ne lavò le mani, non ne volle sapere, e così Adriano fece tutto da solo, rivolgendosi a specialisti russi per la traduzione e il montaggio, riducendo la durata della pellicola da 160 a 125 minuti.

Sorsero diversi problemi, ma gli venne espressamente richiesto di presentare comunque il film, nonostante l’impossibilità di inserire i sottotitoli in cirillico per mancanza di tempo. Gli interpreti furono la soluzione, con la proiezione che si rivelò un gran successo. Il ministro dello spettacolo Elem Klimov dichiarò: “Il suo film riveste un aspetto culturalmente rilevante per i nostri giovani”.

L’aspetto più sorprendente del successo sproporzionato di Celentano in Russia è la grande popolarità di cui gode ancora tra i giovani, che durante le vacanze del Novij God (il corrispettivo russo delle nostre vacanze di Natale, per capirci) sono abituati a guardare almeno uno dei suoi film. Un po’ con il valore sentimentale che per un italiano ha Una poltrona per due. Ergo se almeno una volta nella vita vi siete chiesti se a qualcuno sotto i 20 anni possa ancora piacere il palinsesto di Rai 3, ora avete una risposta.

Giuseppe D'Amico

Classe '93, venuto al mondo in una metropoli di 5000 anime sull'Appennino abruzzese. Da ragazzino ascolta musica, legge libri e soprattutto guarda un sacco di film con i suoi teneri amichetti in cameretta, proseguendo poi fino ai 23 anni. Osserva molto e scrive bene, almeno questo è quello che gli dice sua madre.
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