Se ti immergi totalmente in una lingua straniera, di fatto puoi riprogrammare il cervello
Teoria affascinante e di fatto usualmente condivisa: parlare una lingua piuttosto che un’altra crea dei meccanismi diversi all’interno del cervello umano, tanto da influenzare il pensiero. Ma cosa c’entra questa teoria con un film che parla di alieni? Andiamo a sviscerare uno dei motivi che rende Arrival una delle pellicole più concettualmente potenti degli ultimi 10 anni.
La fantasciiiieeeenzaaaa è bella bella, ci sono gli alieni, i ristoranti al termine dell’universo, le astronavi, le esplosioni, le cose strane e Chewbecca. Poi c’è la fantascienza lenta e riflessiva, che utilizzando dei semplici alieni dotati di 7 piedi riesce a veicolare un discorso più che intrecciato sul linguaggio concettualmente inteso. Partiamo dal principio. DOSI ENORMI DI SPOILER SARANNO PRESENTI, VOI ATEI CHE NON AVETE VISTO ARRIVAL STATE LONTANI.
LINGUAGGIO EPTAPODE
Per chi Arrival invece lo ha visto, sapete tutti molto bene cosa sono gli eptapodi e come comunicano, ma andiamo ugualmente a fare chiarezza: come la parola stessa suggerisce, gli eptapodi sono degli alieni dotati di 7 piedi. A differenza degli amanti del fetish, però, questi extraterrestri non usano la loro sovrabbondanza di “zampe” per fare cose sconce. Spruzzano un fluido, è vero, ma esso è nero e serve per esprimere passione. Giuro che smetto subito con le ambiguità e vado al sodo: gli eptapodi usano i loro piedi (o tentacoli che siano) per spruzzare questa sorta di fluido nero che va a creare dei cerchi dalle forme disparate; questi ultimi sono dei “logogrammi” e vengono usati dagli eptapodi stessi per comunicare.
Ora, ciò che distingue una parola da un logogramma è il fatto che mentre la prima serve ad esprimere un significato, il secondo può esprimere sia quest’ultimo che il significante, o anche entrambi allo stesso tempo. Per spiegare semplicemente la differenza tra significato e significante prendiamo ad esempio la parola “cane”: il significato consiste nell’immagine concreta che si crea nel nostro cervello quando sentiamo pronunciare tale parola, ovvero l’animale peloso che abbaia, il significante invece è rappresentato dalle lettere c-a-n-e, ovvero la forma nella quale la parola è scritta. Si usa dire che il significante denota il significato. Perché tutta sta manfrina? Perché il suddetto modo di comunicare, discostandosi dal metodo abituale degli esseri umani, obbliga a considerare un modo diverso di intendere il linguaggio. Non è un segreto difatti che la linguista Louise Banks (Amy Adams), imparando a comprendere gli eptapodi, inizi a concepire in modo diverso la realtà, nello specifico il tempo. Ancora perplessi? Bene, adesso arriviamo alla parte succosa: questo modo di concepire il linguaggio fa parte di quella corrente di pensiero che prende il nome di relativismo linguistico.
RELATIVISMO LINGUISTICO
Per farla breve: i pensatori che hanno concettualizzato suddetta teoria prendono come assunto fondamentale la tesi di Sapir-Whorf, secondo la quale la lingua parlata influenza il modo di pensare. Dunque parlare l’inglese piuttosto che il guugu yimithirr (giuro che non sono caratteri pigiati a caso) porta l’individuo che parla la prima lingua a pensare e concettualizzare in modo diverso da quello che parla la seconda. Anche perché, voglio dire, trovate voi la pronuncia esatta di guugu yimithirr… la ricompensa sarà una caramella. Questo spiega il perché gli eptapodi caghino così tanto il cazzo per tutta la durata di Arrival affermando che la loro lingua è un’arma. Effettivamente imparare una lingua che permette di vedere passato, presente e futuro all together appassionatamente farebbe comodo, però cari amici multipiedati, potevate anche farcelo capire senza quasi portare il mondo alla terza guerra mondiale, insomma. Tuttavia in Arrival nulla è a caso, infatti anche il costringere contro volontà gli esseri umani di nazioni diverse a comunicare è un messaggio importante. L’obiettivo era quello di esprimere il desiderio di eliminare ogni barriera comunicativa, portando al trionfo una lingua che potesse essere universale. OMMIODDIO QUALCUNO HA DETTO UNIVERSALE? Ora devo parlare di Chomsky.
UNIVERSALISMO LINGUISTICO
Choms-Chi? Sono un vero simpaticone quando gioco con le parole, ma tornando a noi. Noam Chomsky è un linguista e teorico della comunicazione che ha formalizzato il concetto di universalismo linguistico. Immaginatevi una vasca piena di acqua, state per immergervi all’interno di essa, ma arriva un grande figlio di puttana da dietro e vi spinge la testa sott’acqua con forza. Questo è all’incirca quello che sta per succedere, FULL IMMERSION BREVE MA INTENSA SULLA TEORIA CHOMSKIANA! Essa si fonda su tre punti:
- il linguaggio è un organo biologico in quanto le informazioni sulla lingua sono specificate nel genoma umano
- esiste una grammatica universale valida per tutte le lingue esistenti
- il linguaggio non è progettato per la comunicazione, ma per il pensiero
Siete riemersi dall’apnea, ora, con molta calma, analizziamo i punti sopra esposti. Chomsky sostiene che esistono informazioni basilari insite nel genoma umano, e che quindi in questo senso le facoltà linguistiche non si apprendono, ma sono innate in ognuno di noi. Da ciò ne deriva che tutte le lingue sono accomunate dalle stesse facoltà ed è per questo che è possibile andare a formulare una grammatica universale. L’ultimo punto sostiene che il linguaggio sia imperfetto applicato alla comunicazione e che esso sia invece progettato per il pensiero.
È chiaro che filo-chomskiani e relativisti vanno d’accordo come Lakers e Celtics, tuttavia in Arrival, in quanto film ultra potente che si eleva sopra ogni altezza e polverizza completamente ogni forma di intelligenza umana ergendosi a film super figo (troppo fan boy?), trovano spazio, e in un certo senso anche accordo, entrambe le teorie. Difatti è vero che il linguaggio degli eptapodi influenza il modo di concepire il tempo di Louise, ma è anche vero che questo linguaggio viene concettualmente proposto come forma di comunione tra le razze, in quanto appunto universale. Quanto sono carini e coccolosi gli eptapodi a farci un regalo così bello? Lacrimuccia.

Per concludere in bellezza occorre contestualizzare il linguaggio degli eptapodi. E cioè?
LINGUA NATURALE VS LINGUA ARTIFICIALE
All’angolo sinistro un sistema di comunicazione sviluppatosi spontaneamente all’interno di una comunità umana: la lingua naturale. All’angolo destro un sistema di comunicazione creato dall’ingegno consapevole di una o più persone le quali ne sviluppano deliberatamente ogni aspetto linguistico: la lingua artificiale. Sì ok, ma quindi il linguaggio eptapode è naturale o artificiale? Eheheheheheheheheheh, ok basta. Innanzitutto bisogna capire se esso è da considerare appartenente all’universo filmico o meno. Infatti estrarre la lingua dei settepiedi dal contesto cinematografico equivale ad affermare che essa è una lingua artificiale, in quanto creata dagli ideatori della pellicola per veicolare concetti. Se invece immaginassimo di appartenere al fantastico mondo dove un bel giorno atterrarono 12 gusci con all’interno alieni ci accorgeremmo che questi ultimi usano una lingua naturale. A quest’affermazione sussiste un unico difetto: la lingua naturale si sviluppa in una comunità umana. Ma che stiamo facendo i razzisti nei confronti degli alieni? No no, noi accettiamo la diversità, anzi la apprezziamo. La lingua eptapode è una lingua naturale, VIVA LA DIVERSITÀ, L’IGNORANZA È FORZA! Ehm, volevo dire…
È bello rendersi conto che un discorso sul linguaggio sia stato interamente svolto tramite il linguaggio cinematografico. Cosa cosa? METACINEMA? Ebbene sì, la chicca finale riguarda proprio l’autoreferenzialità. Arrival è un film che parla di linguaggio, ma è contemporaneamente esso stesso un linguaggio, il che lo porta ad elevarsi a una profondità artistica tale da mettere in dubbio l’intera visione. Un bacione a Villeneuve, ti aspettiamo ad ottobre.