Film

Il principe d’Egitto, i due volti della fede: luce e oscurità

Una scommessa nel mondo dell’animazione

Un film d’animazione per lasciare il segno, a mio avviso, deve osare.

Di bei disegni, racconti, canzoni indimenticabili, la storia di questo genere filmico ne ha da vendere. Tuttavia ben pochi hanno il carattere per squarciare i confini del “cartone animato” e andare oltre. Il principe d’Egitto, nell’Olimpo dei film d’animazione, regna. Scenari suggestivi e una storia antica come la nostra civiltà s’intrecciano con una colonna sonora da capogiro e personaggi indimenticabili. Il dolore, l’abuso e la povertà sono scavati nelle rughe degli schiavi, e l’avidità e crudeltà dipinte sulle bocche dei potenti. Tuttavia non manca l’amore, di ogni genere e forma, sempre intensissimo e inarrestabile come tempesta nel deserto.

Una storia che conosciamo bene

Mosè ha ricevuto un importante compito da Dio: liberare il popolo ebraico e riportarlo a casa. La trama non ci è certo nuova: sappiamo tutto, dalle terribili piaghe d’Egitto al cammino che portò quella povera gente alla libertà. Ma come viene raccontato tutto ciò? Il linguaggio è maestoso, biblico, riecheggia in spazi immensi governati dall’occhio vigile di Dio.

L’evoluzione del personaggio di Mosè è travolgente, radicale e traumatica; intorno a lui gravitano diverse orbite di affetti. Abbandonato al suo destino da una famiglia di schiavi ebrea, il futuro salvatore viene adottato dal Faraone divenendo principe. L’amore viscerale per il fratello adottivo Ramses si trasforma in doloroso contrasto d’interessi quando questi, divenuto Faraone, si oppone al compito del fratello. Ramses è l’oppositore, tuttavia non crudele fino in fondo: piuttosto detesta quel Dio sconosciuto che gli ha sottratto Mosè.

Poi ci sono i due popoli: quello dei gitani e quello sottomesso degli ebrei. Entrambi “parlano” attraverso i personaggi più in vista della storia, ovvero la moglie di Mosè e la famiglia biologica di questi. Seguono la sua opera come ombre, capaci di una forza e tenerezza commoventi.

Le sequenze più emozionanti e un Dio incorporeo

Tutto il film è percorso da momenti di pathos estremo.

La sequenza iniziale mostra l’abbandono di Mosè al suo destino, accompagnato da una straziante ninna nanna cantata dalla madre. Non esistono censure o filtri: il sentimento scaturisce con forza dallo schermo. La musica gioca un ruolo centrale. Potrebbe essere il filo conduttore del film stesso: essa sembra convertire in immagine i profondi contrasti che vivono nella psiche dei personaggi. Di grande impatto è la “danza-sfida” dei sacerdoti egizi per Mosè e, più avanti, la rapida successione visiva delle piaghe inflitte da Dio.

Ciò che realmente sconvolge è la mancanza dell’immagine divina. Gli dei pagani egizi li vediamo, tuttavia appaiono solo come statue immense e impassibili, totalmente indifferenti. Il nostro Dio invece è puro spirito: appare per la prima volta a Mosè nel deserto sotto forma di un fresco fuoco celeste.

Egli trasferisce il suo incredibile e terribile potere su di lui, per poter persuadere Ramses a lasciar partire il popolo ebraico.

La sua volontà, se sfidata, è apertamente sinistra e crudele: assistiamo all’acqua convertita a sangue all’uccisione dei primogeniti egizi e all’emblematica apertura delle acque del Mar Rosso. Tutto ciò è in parte destabilizzante e in parte fedele al racconto biblico: l’ira divina e la violenza non sono rare tra le pagine del testo sacro.

In conclusione

Nel 1998 uscì nelle sale Il principe d’Egitto, eterno capolavoro diretto da Brenda Chapman, Steve Hickner e Simon Wells; degno di guadagnarsi il titolo di uno dei film d’animazione più impegnati e emozionanti di sempre. Dio non è rassicurante e può far paura, così come la fede non è sempre una certezza per un devoto. Tuttavia, nonostante gli alti e i bassi, è impossibile negare che i valori della nostra civiltà siano in parte fondati dalla religione; e questo film ne riassume perfettamente i due volti.

Roberta Sciuto

Poco da dire: come tutti qui sono appassionata d'arte, di qualsiasi forma o colore. Trovo che il cinema sia arte a 360°, poiché coinvolge i sensi nel loro complesso, mettendoli in relazione tra di loro. Oltre a contemplare cose, adoro anche fare sport, leggere, disegnare e fotografare. Buona vita, ragazzi!
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