
Il ragazzo invisibile – Seconda generazione: un’occasione sprecata (male)
“A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio”. La citazione, secondo l’internet, è di Oscar Wilde, ma io sono ignorante come la merda e me la ricordo perché Lisa Simpson la ripete a suo padre. Il problema, però, non è la mia presunta cultura, è che questa frase è tristemente applicabile a Il ragazzo invisibile – Seconda generazione. Perché? Perché ci sono film che andrebbero fatti solo con una sceneggiatura di ferro, che se poi non è così, e vedono la luce, appaiono come il cugino di campagna degli X-Men che al mattino si fa sempre una bella tazza di trementina e cereali, per dare uno sprint alla giornata.
“Eh ma in Italia almeno è un tentativo di cambiare le cose, di fare un cinema diverso!”. Vero, innegabile. Peccato che ormai (e per fortuna), nel nostro Paese c’è uno standard per film di questo tipo: Lo chiamavano Jeeg Robot. E non stiamo parlando di uno standard paragonabile a uno Spiderman 2, The Avengers o un Civil War (o i Batman di Burton e Nolan, scomodando altri mostri sacri). È uno standard abbordabile, come l’amica che si sente triste e sola perché tutti sono fidanzati tranne lei, e ti chiede una serata alcolica per dimenticare.
E io un minimo ci speravo, volevo che fosse almeno decente, godibile, mi accontentavo di uscire dalla sala pensando “dai, Il ragazzo invisibile – Seconda generazione è sulla strada giusta”. Invece qui siamo sempre sugli stessi tragici binari del primo capitolo, dove un fan dello spaco botilia amazo familia si è appena portato via quasi tutto il rame delle buone idee.
Perciò ecco un paio di avvisi ai naviganti, espressi con estrema tristezza e sconforto: non faccio i salti di gioia a parlar male di un prodotto italiano che aveva le migliori intenzioni, però un minimo di onestà intellettuale è doverosa; ci saranno spoilerz a profusione; le uscite di sicurezza sono lì, lì, là.
Dove eravamo rimasti? Vediamo… dal commerciante di quartiere che sbeffeggia un bambino e rinuncia a 50 euro? Dalla recitazione paragonabile a un Centovetrine in overdose da Valium? Dalla sceneggiatura traballante come Galeazzi sul greto di un fiume con le borse per il picnic? Tranquilli che Il ragazzo invisibile – Seconda generazione non vi farà rimpiangere nulla.
Perché il film mette subito in chiaro fin da inizio pellicola una brutta sensazione: le cose andranno male, e tu te le dovrai sorbire tutte.
In ordine sparso nei primi venti minuti:

Il recasting del padre, visto in un flashback a inizio film.
Michele che litiga con sua mamma e la manda a cacare giocando a Call of Duty (perché i videoggiochi rendono iggiovani violenti).
Michele sdraiato sulla tomba della madre con gli Who sparati a mille.
Il tragico momento scolastico. Michele non vuole assolutamente andare alla festa con i suoi compagni perché il bulletto di turno gli ha ciulato la donna e si vanta di aver salvato tutti dal sottomarino del primo film (vabbè). Nel mentre, in classe, la prof sta spiegando l’Odissea, dicendo (quasi) testualmente: “quando Ulisse torna a Itaca lui e suo figlio Telemaco organizzano una festa dove si vendicheranno dei loro nemici”. Primo piano su Michele. Silenzio. Michele fa “ok, vengo alla festa”. BENE COSÌ.
E Il ragazzo invisibile – Seconda generazione è solo all’inizio. Il nostro protagonista è sempre interpretato con la bravura attoriale di un cormorano storpio. E dire che sono passati quattro anni dal primo film, dove già Ludovico Girardello (dategli qualcosa da mangiare che sta sfiorando i livelli Kate Moss) non dava prova di alcun talento, ma da ragazzino-ino si poteva migliorare. No, la profondità emotiva del suo Michele è inversamente proporzionale alla gola di Sasha Grey.
A fare da spalla abbiamo però la sorella. E? Niente, tolto il non capire come mai sembra avere del cotone in bocca quando parla, si accoda alla bravura della sua controparte maschile. A lei il merito della battuta migliore di tutto Il ragazzo invisibile – Seconda generazione. In discoteca il bullo con la passione per il paintball le si avvicina e fa: “sei impegnata?”. La sua risposta ha fatto venire giù il cinema peggio di Weinstein: “no, SONO IMPEGNATIVA”. Cioè è già in trattative per averne il copyright, si parla di cifre superiori all’affare Disney-Fox.
E Salvatores? Salvatores non è il regista giusto per girare un action movie con i supereroi. Le scene più concitate risultano poco fluide, spezzettate da un montaggio frenetico che invece di accentuare il pathos lo affossa. Gabriele, io ti vorrò sempre un bene dell’anima, però questo film è fatto veramente, veramente, veramente, veramente… male (cit.).

Ma quindi Il ragazzo invisibile – Seconda generazione ha qualcosa di buono? Sì, paradossalmente l’ultima cosa che ci si aspetterebbe: gli effetti speciali. Ben curati, credibili, puntuali (soprattutto per il fuoco). Anche se c’è una maledetta scena, evitabile e inutile, in cui si è proprio voluto sboronare peggio di un De Sica con il viagra. Quando Roccia (che poi, i nomi, santoddio) blocca il pulmino delle ragazze si indugia pesantemente su un rallenty tutto in digitale della scena, quando bastava fargli fermare la macchina senza citare (male) i titoli di testa di Deadpool. E poi perché si fa mettere sotto? Ma bloccalo con la superforza e basta, no? Boh.
E qui arriviamo ai cattivi de Il ragazzo invisibile – Seconda generazione. Questo dream team che I Sinistri Sei levatevi proprio ora grazie che ci siamo noi. In estrema sintesi la loro composizione è:
Una tizia (Cinetica).
Il Divino Otelma (Morfeo, che poi è l’assistente della Santa in La grande bellezza, capite bene quanto risulti credibile come villain).
CiccioGamer89 (Roccia), che quando dice “rock and roll” e fa il segno della chitarra un Loki muore nel mondo.
Il dottor Zingler, crante amiko di dottor Ciorcio (Dottor K), che rimedia due ottime figure di palta nel film: mettersi una sorta di costume nonostante non abbia poteri; dire “il gas arriverà in città fra 7 minuti” e poi sul timer si legge il countdown che parte da 8.
Magneto (donna) dei poveri (la mamma di Michele).
Ecco, fermiamoci un attimo a lei, il personaggio interpretato da Ksenia Rappoport. Lei rapisce (e sottolineo, rapisce) i suoi ex amici che non vede da una vita, i quali si convincono a formare la legione del male per uccidere questo Igor Zavarov (un Trump molto italiano, citando nuovamente Boris) e, contestualmente, FAR SALTARE IN ARIA TRIESTE. Perché i mutanti gli speciali sono discriminati dagli umani dai normali e lei aveva subito torture nei campi di concentramento in una sorta di gulag. Poi però quando lei fa il gioco preferito di Vlad e ce la leviamo dalle balle loro dicono “aò, bella regà, stavamo scherzando, niente più strage, noi volevamo solo Zavarov, se vedemo”.

E il combattimento finale de Il ragazzo invisibile – Seconda generazione. Io sono ancora allibito. Michele vince contro una telecinetica, uno con la superforza, sua mamma che ha i suoi stessi poteri, ma più forti e uno che ti addormenta se ti guarda negli occhi. Impossibile dite? No, basta solo che lo attacchino uno alla volta e se ne stiano a guardare comodi e tranquilli proprio quando potrebbero intervenire per batterlo. La sorella pirocinetica era in crisi adolescenziale quindi posso pure abbonarla, ma quando lui è visibile e blocca CiccioGamer con i campi di forza, perché Cinetica e Morfeo lo guardano e basta (come del resto quando ferma la caduta del pulmino)? Cioè, Morfeo lo guarda, ma evidentemente aveva il potere scarico e non si era portato dietro il power-bank. Se poi vogliamo aggiungere il tragico momento in cui un cieco, con i poteri a bagashe appena risvegliatosi da una notevole botta contro un muro, placca una donna invisibile e si suicida con lei (con tutti che stanno a guardare), il quadretto è completo. (Ah, perché la mamma non si porta dietro la pistola addormentante con cui ha rapito la gente e spara a Michele appena lo vede? Così eh, tanto per dire).
E quasi mi scordavo di citare le settecento canzoni famose appiccicate male, che trasformano scene de Il ragazzo invisibile – Seconda generazione già di per sé brutte in vere e proprie cacofonie. Una su tutte: la patetica scena idilliaca della famigliola felice, con vodka bevuta, cibo tirato e altre inutili amenità (il tutto con un preziosissimo rallenty), che aveva in sottofondo questa. Io boh.
Ultima cosa e poi chiudo, altrimenti me ne vengono in mente altre e mi sale il nervoso. Sapete spiegarmi perché Morfeo e Cinetica vanno a vedere l’allenamento di ginnastica artistica delle ragazze? Perché serviva al procedere della trama e al fatto che Michele li seguisse scoprendo i piani della sua malvagissimamma. Non c’è altro motivo (come non c’è motivo che lei usi i suoi poteri per rubare un cazzo di portafoglio rischiando di farsi vedere da tutti, quando, anche quello, serviva a farsi vedere da Michele).
Però c’è una cosa che mi è piaciuta: la scena finale. Sarà perché mi hanno infilato a tradimento Final Masquerade dei Linkin Park, o lontanissimi echi de Il laureato, ma quello che fa Michele con il bambino è giusto, dolce e perfetto come chiusura. Peccato che poi hanno tagliato la scena per infilarci quella schifezza dei tre che si vendicano di Zavarov (senza scorta alcuna, pare), il tutto in fuori campo.
E niente, è andata così. Siamo morti cagando (ri-cit.).