Serie TV

Il ritorno di Suburra – La serie: la seconda stagione è top o flop?

L’attesa è finita. La seconda stagione di Suburra è qui.

Il treno dell’hype è arrivato a destinazione. Dopo il capolavoro del film di Sollima (sì, ho detto capolavoro) e una splendida prima stagione, Suburra- La serie torna sul piccolo schermo con tutti i nostri personaggi preferiti: Aureliano, Spadino, Lele, Samurai… Solo a pensarci qualche mese fa mi sarebbe scesa una lacrimuccia. La serie aveva fatto il suo esordio nell’ottobre 2017 ed è sostanzialmente un prequel del film del 2015; dalla sua un giusto successo di pubblico e di critica, nonché un gran bel biglietto da visita per i prodotti Made in Italy su Netflix. Parliamo di un vero fiore all’occhiello tra le serie tv del nostro paese insieme a Gomorra, 1992-1993 e i grandi classici come Romanzo criminale. Anche perché se dovessimo puntare su Baby Dottoressa Giò

Suburra - Parodia
Nel frattempo internet rimane un posto magnifico.

Prima di iniziare con la recensione del secondo capitolo della saga, per voi un allert gigante: CI SARANNO SPOILER SULLA PRIMA STAGIONE E SU SUBURRA – IL FILM. Mi pareva abbastanza scontata come cosa, però ora siete avvisati. Non avete scuse o di che lamentarvi.

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Dov’eravamo rimasti?

Un seguito di Suburra – La serie era necessario e doveroso. La voglia di raccontare e arricchire la storia di una Roma indomabile non era stata soddisfatta appieno. Soprattutto, la prima stagione lasciava troppe dinamiche in sospeso tra i personaggi, amicizia tra Aureliano e Spadino su tutte. Dunque… da dove possiamo iniziare?

Tre mesi dopo aver ucciso Isabel ed essere scappata dal fratello chissà dove, Livia Adami fa ritorno nella capitale per cercare il perdono. Lele si conferma il più grande raccomandato/arrampicatore sociale della storia ed è già vice ispettore della polizia di Roma. Spadino, nel frattempo, approfitta del coma di Manfredi per imporsi a nuovo capo degli Anacleti. In tutto questo troviamo un Aureliano sofferente e depresso, all’alba della sua metamorfosi in Numero 8. Tranquilli, Samurai metterà il becco dappertutto come sempre.

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Samurai <3

Questa nuova stagione di Suburra continua coerentemente il percorso iniziato un anno e mezzo fa, scegliendo però una strada molto più “politica”. Gli 8 episodi (sparati tutti d’un fiato) che più che raccontare la strada e criminalità di periferia virano su temi attuali e contemporanei come l’immigrazione e la paura populista. La Chiesa e la Malavita vengono un po’ accantonate e i protagonisti hanno a che fare con una realtà molto più grande di loro, ma allo stesso tempo meno coinvolgente. Questo almeno per la prima parte di stagione.

Suburra – La serie vol. 2 infatti, rispetto ai suoi predecessori, sembrava aver perso il mordente e l’appeal; la vera svolta arriva con la 4^ puntata (e con la regia di Piero Russo) dove il ritmo e le storie finalmente trovano l’incastro vincente. Nonostante l’avvio incerto, va dato al merito a questa stagione di aver reso Amedeo Cinaglia un personaggio ancora più interessante di quando non fosse prima. Non sto parlando della svolta epocale, ma di sicuro una delle note più positive.

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New entry e note dolenti

Tra le novità più accattivanti viste in questa stagione di Suburra ci sono i nuovi volti e personaggi di contorno: il cronista di Radio Roma Adriano è una figura carismatica capace di portare una bella ventata di aria fresca nelle file del cast. Il suo legame con Samurai, poi, regala un altro lato nascosto del vero Re di Roma. Abbiamo pure Nadia (una Viola che non ci ha creduto abbastanza), donna tosta e intraprendente capace di tenere testa all’Aureliano di Stefano Borghi; anche lei promossa a pieni voti.

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Sulle note tamarre e gggiovani dei BrokenspeakersSuburra – La serie prova a scavare ancora più a fondo nel lato umano (e disumano) dei suoi protagonisti, dando grande spazio al potere femminile. Siamo di fronte a una stagione capace di esaltarsi e di commuovere solo in alcuni momenti e in un finale al cardiopalma, comunque discutibile. A metà tra il seguito e il semplice capitolo di transizione, questa stagione diverte, intrattiene e dà ai fan (il male assoluto) quello che cercano… senza però alzare mai l’asticella rispetto agli standard visti in precedenza. Insomma, mi aspettavo qualcosa in più.

Non fraintendetemi: le performance sono tutte di livello altissimo, le sorprese sono sempre dietro l’angolo e il progetto di casa N rossa andrà tenuto sott’occhio almeno un’altra volta.

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E adesso? Che ci aspetta?

Le mie preoccupazioni più grosse riguardano il “come” Suburra – La serie si legherà al film. Si sta mettendo molta carne a fuoco e stanno nascendo molte sottotrame (e altre non vengono spiegate) che potrebbero cozzare con quanto visto nella pellicola di Sollima. Vi faccio un esempio: nel film Aureliano uccide Spadino a bruciapelo non appena si incontrano fuori da un club; a oggi, il loro rapporto di “amicizia” non giustificherebbe un gesto simile.

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È lecito aspettarsi dei cambiamenti da una terza stagione che dovrà per davvero scatenare una guerra con i fatti e non solo con le parole. Lasciamo da parte per un attimo tutti questi giochi di potere e ricordiamo chi siamo: Suburra ha una propria identità e questa non va stravolta… mi raccomando. Io aspetterò sempre qua, voglioso di stupirmi ancora una volta.

E per l’amor del cielo, cambiate quegli orribili titoli di testa!

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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