
Il suo ultimo desiderio: voglia impellente di ricostruire il film
Il suo ultimo desiderio è un film che funziona a metà; c’è una parte dura, forte e resistente, che parla di crolli, vite alla deriva e inganni nascosti neanche troppo bene dietro una facciata splendida, opulenta e funzionante. Poi c’è una caduta vertiginosa all’interno di una dinamica confusionaria, corrispondente al meccanismo dell’intrigo, che rende la visione, man mano che si procede in avanti, sempre più indecifrabile.
Il suo ultimo desiderio è da poco disponibile su Netflix e l’attesa era abbastastanza sentita, trattandosi dell’adattamento dell’ultimo romanzo di Joan Didion, pubblicato nel 1996.
È stato portato sullo schermo da Dee Rees, che nel 2017 era stata candidata agli Oscar con l’appassionanto Mudbound; purtroppo il risultato non è stato ugualmente intenso.
Elena MacMahon (Anne Hathaway) è una reporter di guerra presso il Washington Post che da anni segue le vicende di corruzione legate al governo americano. Elena ha sacrificato tutti i legami per concentrarsi sul lavoro. La figlia si trova in un collegio e il loro rapporto si sta intiepidendo ed è sul procinto si spegnersi, si è separata dal marito e suo padre Richard (Willem Dafoe), ancora in vita, è per lei un personaggio da evitare, da sempre invischiato in affari sporchi.
Elena sta indagando su un traffico d’armi finanziato dal governo Raegan a favore dei Contras, nella guerra con i sandinisti. Le viene intimato dal Post di interrompere il lavoro, chiaramente scomodo, per concentrarsi sulla campagna elettorale. Elena segue il baraccone elettorale di Raegan ma viene interrotta di nuovo quando le condizioni di salute del padre peggiorano.
A quel punto sarà lei a sostituire l’uomo, il cui ultimo colpo consiste proprio nella vendita di quelle armi che devono essere consegnate ai Contras.
Interessi americani, segreti governativi, guerra in centramerica. Una reporter la cui esistenza si sta appiattendo, smaterializzandosi all’interno di ciò che vuole scoprire. Una rete abbastanza intricata dove figura una complessa figura paterna, una rete criminale pronta a esplodere, comprimari ambigui e apparenti alleati, tra cui figurano Rosie Perez, Ben Affleck e Toby Jones.
Cosa può andare storto? Apparentemente metà della struttura che tiene in piedi il film.
Quello che funziona è la trasparenza dolorosa presente anche nel romanzo della Didion: pur fuggendo altrove, pur mettendosi in mezzo a un intrigo, un’esistenza che cade a pezzi trascinerà con sé tutto quello che ha intorno, con una potente forza centripeta.
Dovunque Elena si diriga la situazione appare priva di indicazione, colma di vuoto.
La sua vita è divisa a metà come il mondo stesso tende ad apparire là fuori: lucido e pronto a scommettere su sé stesso da una parte, livido di segreti e pronto a fallire dall’altra.
Le vere intenzioni degli uomini, ad ogni livello essi si trovino, vanno ricercate a fondo, smontante e ricomposte.
Quello che non funziona ne Il suo ultimo desiderio è come le lacune, le domande e gli inganni che circondano Elena vengono messi in scena. A un certo punto la pellicola sembra voler sfidare i propri spettatori: non ci state capendo niente vero? Siete confusi? Ottimo! Elena più di voi! Anzi no, adesso siete voi quelli confusi! Ma lo siete davvero?
Si ha l’impressione, a metà film all’incirca, di stare assistendo a una serie di momenti confusionali trascinati a forza fuori da altri thriller o spy story; c’è un momento molto lucido a là Spia contro spia, che però poi fugge via abbastanza velocemente, a causa di un tempo ipercompressato, malgrado voglia apparire altrimenti, in cui accadono troppe cose a cui andava dato un giusto peso.
Che si sta assistendo a una drammatizzazione esagerata e velocizzata degli avvenimenti si comprende anche dal fatto che, ancora una volta, il passato, il 1984 in questo caso, corrisponde a un preciso svolgimento che si concentra sui dettagli di come doveva apparire il 1984.
Dunque, un enorme fondale in cui accadono cose, tante cose.
I pezzi che vengono rimessi insieme nel finale funzionano quindi solo a metà: se anche si riesce a ricomporre il quadro per mettere insieme i vari frammenti si è stati vittima di una corsa sfiancante, cosicché anche il crollo di Elena apparire attutito.
Forse bisogna comunque guardare Il suo ultimo desiderio per comprendere quanto buona sia la storia e quanto la pellicola aveva bisogno di un approccio differente, tant’è che sul finale, si ha voglia di ripercorrere le varie tappe di Elena per scioglierle in una dinamica meno caotica.