Spotlight

Il Trono di Spade: tu non sai niente (di) Jon Snow

L’inferno sta arrivando: Kit Harington sarà a Giffoni il prossimo 19 luglio, il che significa che tantissimi fan(atici) de Il Trono di Spade rischieranno l’effetto mucchio selvaggio della Battaglia dei Bastardi solo per veder sventolare anche un solo capello del celebre Jon Snow.

Tu no.

Per celebrare il momento, aspettando con ansia la prima puntata della settima stagione (qui il trailer), ecco una quasi breve analisi su uno dei personaggi più amati, emulati e citati della serie (inutile precisare che ci saranno milioni di SPOILER, vero?).

Tanto per cominciare, Jon è uno Snow, eufemismo di bastardo, come dicono nelle terre nevose del Nord. Un senza cognomen, un figlio illegittimo, lo scarto della figliata e unica eccezione vivente del detto mater semper certa est, ragione per cui si ritrova uno sguardo da dolore persistente alla milza e un musetto da cane bastonato che fa tanto dolce e tenebroso.

Dategli un’aspirina.

Cresciuto con gli Stark, la famiglia più Settimo Cielo di Westeros, è molto legato a suo padre, Ned, a cui somiglia per capello scuro, occhi neri e carattere poco avvezzo alla socialità.

#maiunagioia

Anche se è un bastardo, riceve l’addestramento alle armi insieme ai fratellastri con cui si scambia frequenti abbracci e sincera stima. Al contrario, nessuna effusione con le più Tully e lentigginose di casa: Sansa e sua madre, Lady Catelyn, a cui deve i momenti di esclusione dalle riunioni di famiglia ufficiali e gli scambi di sguardi sprezzanti e minacciosi che nemmeno in Occhi del cuore 2.

La cagna maledetta.

Persino il destino sembra sottolineare le differenze: quando gli altri cinque Stark adottano i cinque cuccioli di metalupo, Jon ne trova un sesto albino, simbolo del lupo bianco, lo stemma da bastardo, opposto a quello della grande casata di cui non può portare il nome.

Quando Theon non aveva ancora perso la voglia di scherzare (e non solo quella).

Nonostante questo, Jon Snow ha un carattere docile, non medita rivendicazioni e ha una forza d’animo a cui tiene almeno quanto i suoi capelli. In più, è uno che sa aspettare: custodisce gelosamente la sua illibatezza e non assilla di domande suo padre che in quanto a comunicazioni è famoso per i tempi biblici.

Lo Spin-off che tutti hanno sognato.

Jon è un personaggio che è ha fatto la sua strada, nonostante le sue scelte apparentemente insensate, come quella di voler prestare giuramento tra i Guardiani della Notte nel fior fiore della sua sessualità giovinezza, senza avere condanne penali da scontare ma solo una verginità da perdere.

E alla barriera non ci sono pecore (Ygritte)

Eppure, ogni sua scelta si rivela fatalmente necessaria per il suo Cursus honorum che lo porta a diventare da figliastro bastardo a Guardiano Della Notte, Lord Comandante, Giulio Cesare, Cristo Risorto, Re del Nord.

1. DA BASTARDO A GUARDIANO DELLA NOTTE

Robb: Quando ti rivedrò avrai gli abiti neri.

Jon: È il mio colore preferito.

Prima stagioneJon prende il nero e si veste da corvo, fa la sua scelta e si unisce alla guardia, consapevole che a nessun bastardo è mai stato rifiutato un posto. Ma il giuramento parla chiaro: mai potere, mai famiglia, mai una terra, mai una gioia. Solo una spada (e forse un rompighiaccio).

Tra l’altro, quanto a compagnia, non sta messo benissimo: la confraternita è un ammasso di criminali e assassini da cui guardarsi le spalle, e di goffi e imbranati di cui prendere le difese, e che aiuta nell’addestramento facendosi così conoscere per le sue abilità con la spada. Invece che essere promosso a ranger, però, farà l’attendente, come cocco del Lord Comandante Mormont. E anche se questi vede in lui grandi cose, di fatto Jon passa le giornate a servire il té.

Ma è alla morte di Ned Stark che tutto cambia: spinto dalla sete di vendetta, Jon vuole fuggire per combattere al fianco di Robb e saranno i suoi nuovi amici a fargli cambiare idea, altrimenti probabilmente avremmo visto tutta un’altra serie basata su due diversi possibili what if:

  1. Jon sarebbe morto decapitato come disertore.
  2. Jon avrebbe raggiunto il fratello, giocato allo stalliere con Talisa al posto suo e Robb avrebbe sposato come promesso una Frey, le cui nozze sarebbero state rosa di una noia mortale.

2. DA GUARDIANO DELLA NOTTE A DAWSON LEERY

Seconda stagione. Mentre Westeros infiamma sotto la Guerra dei Cinque Re, Jon scorrazza avanti e indietro nella neve alla ricerca di genziane, ginepri e bruti. Tra questi trova Ygritte (2×06) che sotto quel pelliccione logoro è una ragazza irrealisticamente gnocca, con lunghi capelli rossi da vichinga e una carnagione da Venere di Milo. Ha persino tutti i denti, e li usa perfettamente per articolare una marea di chiacchiere e frecciatine al povero Snow che non ha mai imparato a gestire l’alzabandiera mattutina.

Tu non sai niente, Jon Snow, impacciato come solo Dawson Leery, e l’impertinente fanciulla continuerà a ripeterglielo senza tregua, a parte in quel piccolo grande momento nella grotta, in cui lui le fa quella certa cosa come se alla fine sapesse eccome (terza stagione).

Jon non sa, è vero, non sa tante cose: non sa cosa si prova ad essere figlio, ad essere amato come tale, o a valere per qualcuno, e non lo saprà finché non sarà amato da lei, a modo suo, a modo loro.

Quello tra Ygritte e Jon è un amore diverso (tanto per cominciare non è incestuso), uno stare insieme a costo di precipitare, ma non a costo di perdere la propria individualità, la propria idea di identità: lui è un corvo, lei una bruta, lui continuerà per la sua strada, lei non lo seguirà. Quando Jon perde Ygritte, cresce come uomo, perché perde l’unica cosa veramente sua, e la perde facendo una scelta.

3. DA DAWSON LEERY A LORD COMANDANTE

Romanticismo a parte, Jon dimostra una certa capacità strategica mossa quasi sempre (persino nella fase The Departed coi bruti) da grande onestà e sincerità d’animo, visto che il rispetto per i nemici è una qualità di chi cambia davvero le cose (pagandone in prima persona le conseguenze). La vittoria contro i bruti nel tentativo di conquista del Castello Nero (quarta stagione) ha anche svelato la sua abilità nel comando in situazioni estreme. La sua fedeltà alla guardia a dispetto del titolo di Stark promesso da Stannis quando gli chiede di seguirlo contro i Bolton, convincono la maggioranza a proclamarlo Lord Comandante. Ma come ogni maggioranza di elettori da amministrative comunali, questi non aspetteranno altro che beccare il primo passo falso per aprire le danze alle lamentele di turno. Quando Jon mostra pietà durante il rogo di Mance Ryder, e tenta in tutte le salse di far capire ai suoi compagni quale sia il vero nemico da combattere e quanto sia vitale siglare nuove alleanze e accordi di pace, l’appoggio dei guardiani inizierà a vacillare.

4. DA LORD COMANDANTE A GIULIO CESARE

Uccidi il ragazzo, Jon Snow, e fai rinascere l’uomo. (Maestro Aemon)

Quinta stagione. Jon Snow ha un rapporto molto particolare con il potere. Non lo considera qualcosa di scontato come tutti quelli che nascono con il destino segnato, il titolo in fronte e la pacca sulla spalla. Non ha mai dimostrato grosse ambizioni, se non il desiderio di trovare il proprio posto al mondo. Per questo, quando viene eletto Lord Comandante, deve fare una scelta difficile per lui. Deve farsi rispettare.

Se mostri troppa gentilezza la gente non ti temerà. Se non ti temono non ti seguono. (Stannis Baratheon)

Tra i confratelli ancora c’è chi lo chiama bastardo, e senza nessun eufemismo. Ma come gli disse una volta Tyrion Lannister:

Non dimenticare mai chi sei, il resto del mondo non lo farà. Indossalo come un’armatura, e non potrà mai essere usato contro di te.

Quindi, che bastardo sia. Il primo che rifiuta un suo ordine, perde la testa. Peccato che come ogni leader severo ma giusto, Jon pagherà con la vita il prezzo di decisioni coraggiose, nuove, rivoluzionarie (5×10).

Tu quoque, Olly!

5. DA GIULIO CESARE A CRISTO RISORTO

Sesta stagione. Dopo la resurrezione, però, qualcosa cambia.

Passare diverse ore nei panni del Cristo morto del Mantegna gli aprirà gli occhi su priorità diverse.

Tanto per cominciare, impicca chi lo ha tradito, compreso Olly, senza più espressioni da dolore alla milza o sguardi concitati da cesaricidio (6×03). Il dado è tratto, forse ora Jon sa qualcosa in più. Poi consegna le dimissioni.

La mia guardia è finita. (Jon Snow)

Jon è un uomo di parola, è vero, ma la parola è costata cara agli Stark, e forse doveva arrivare il momento in cui uno di loro iniziasse a pensare per sé. Il momento in cui riabbraccia Sansa è qualcosa che tutti aspettavamo da tempo, che scaccia il pudore e la vergogna del commuoversi davanti a scene da buste di Maria (quella bionda, che avete capito), pensando con amara ironia che proprio lei e non Arya, affezionatissima a Jon, o Bran, due volte a un soffio da lui, potesse riunirsi al fratello. Lei, quella a cui stava pure sulla fava, che invece ora non ha dubbi: lo considera l’unica famiglia che le è rimasta. In fondo anche Sansa è cresciuta mettendo da parte bimbiminchismi vari, traumatizzata dai suoi riuscitissimi matrimoni.

Persino tu mi sei mancata.

6. DA CRISTO RISORTO A RE DEL NORD

Jon ha una sola priorità: unirsi a Sansa nella reconquista di Grande Inverno.

Snow o meno, infatti, i bastardi sono altri, e deve farli fuori. A partire dall’eviratore cinofilo di Ramsay.

La Battaglia dei Bastardi (6×09) è forse la più spettacolare scena di guerra dell’intera serie, e tra le battaglie di Jon Snow quella che toglie maggiormente il fiato (nel senso letterale di apnea), persino più della battaglia contro gli Estranei (5×08), o di quella contro i Bruti al Castello Nero (4×09). Jon è solo, ognuno è solo, sommerso nell’inesorabilità del caos, quello della guerra che non guarda in faccia a nessuno. Inghiottito e rigurgitato, affondato e riemerso, chissà se è solo l’ennesimo anticipo di ciò che lo aspetta.

Dopo la vittoria, fatale grazie alle alleanze volute da Sansa, Jon staccherà lo stemma dei Bolton per riposizionare trionfante quello degli Stark su Grande Inverno. Tra scettici e miscredenti, discepoli e ricreduti, la piccola Lyanna Mormont dà il via ad una nuova fase:

Non importa se è un bastardo. Il sangue di Ned Stark scorre nelle sue vene. È il mio re, da questo giorno, fino al suo ultimo giorno.

È quasi tenero pensare che a parlare del suo sangue sia proprio chi possiede il nome di sua madre, vera rivelazione della sesta serie (ma non ditelo a Jon, lui non lo sa).

Lo hanno chiamato Snow, lui voleva farsi chiamare Stark, ma il suo nome, in realtà, è un altro.

Un Targaryen solo al mondo è una cosa terribile (Maestro Aemon)

Ora sono due. Cosa ci attenderà?


P.s. già che ci siete fate pure un salto su Game of Thrones ITALIALe cronache del ghiaccio e del fuocoCasa Stark – L’inverno sta arrivando,

Lucia Perrucci

La mia prima babysitter fu una Super 8. Non scherzo, mio padre mi teneva tra i rullini da sviluppare. Mia madre invece mi faceva sedere sui libri, secondo me non voleva che li aprissi, perché sapeva sarebbe stata la fine. Mischio storie e immagini da sempre, a volte mi fa girare la testa, a volte mi fa girare cortometraggi (che a volte mi fanno girare il mondo). Scrivo di cinema perché guardare non mi basta.
Back to top button