
Il caso Spotlight
Tutti davano l’Oscar a The Revenant. Io invece, avendo letto benissimo de Il caso Spotlight e avendo tenuto conto dei gusti dell’Academy, avevo più di un presentimento sulla vittoria di quest’ultimo. Perciò il 28 febbraio andai al cinema per vederlo, recensirlo e (potenzialmente) vantarmi di aver azzeccato il vincitore. Tutto andò in malora quando in biglietteria mi dissero che la sala era piena. Perciò eccomi qui a scrivere un’ovvia recensione sul miglior film agli Oscar 2016.
Sarò diretto: Il caso Spotlight è un film bellissimo. Sono entrato in sala con un’idea abbastanza chiara di ciò che avrei visto e in tal senso non ho avuto sorprese. Mi aspettavo un film dall’impianto classico, che si reggesse esclusivamente sulla sceneggiatura, le interpretazioni di un ottimo cast e il forte tema portante. E questi sono effettivamente i suoi punti forti.
Ma ciò che più mi ha sorpreso è stato constatare il modo egregio col quale il regista Tom McCarthy è riuscito a tenere sotto controllo la moltitudine di personaggi in gioco e di fatti da esporre senza disorientare lo spettatore. Molti film di questo genere finiscono infatti per perdere di vista il filo della trama, McCarthy invece è riuscito a mostrare chiaramente il procedere dell’indagine giornalistica, senza però dimenticarsi di accompagnarci attraverso le complicate fasi dell’inchiesta e farci legare emotivamente ai personaggi.
Il caso Spotlight sputa in faccia all’istituzione della Chiesa, inutile girarci attorno, e il regista ne condanna la moralità. La storia è ambientata a Boston e per tutta la durata del film è palpabile l’atmosfera chiusa e bigotta che pervade la città, nonostante si tratti di una metropoli. Inoltre il ritmo costante e la regia, priva di inutili virtuosismi e totalmente al servizio della storia, contribuiscono a mantenere alta l’attenzione dello spettatore.
Un resuscitato Michael Keaton e il bravissimo Mark Ruffalo fanno la parte dei leoni, ma gli altri comprimari non sono da meno. Segnalo un John Slattery, che negli ultimi anni sta trovando sempre più spazio sul grande schermo (prima bazzicava in tv tra Mad Men e Desperate Housewives) e Rachel McAdams, un amore non ancora corrisposto del sottoscritto.
Personalmente non riesco a trovare difetti a questo film. Alcuni potrebbero preferire opere più “intime” o coinvolgenti dal punto di vista delle emozioni. Sia chiaro, il coinvolgimento emotivo non manca, ma non siamo di fronte a un Malick. Nel suo genere, oserei dire che Il caso Spotlight è un film perfetto. Il tempo ci dirà se si tratta di un capolavoro. Ma per quanto mi riguarda, non solo è un film bellissimo. È un film necessario.