Film

In nome del popolo italiano: mostruosa attualità

Due settimane fa ero costretto in casa da una strana influenza estiva e tenete conto, amabili lettori di TheMacguffin, che la mia ultima febbre risaliva ad almeno dieci anni fa. Probabilmente non sono più nel fiore degli anni o forse una mia scorribanda spagnola antecedente di qualche giorno al malanno aveva intaccato il mio fisico da raccoglitore di olive. Resta l’imprescindibile fatto che nel delirio febbrile ho deciso di gustarmi un film di Dino Risi, datato 1971: In nome del popolo italiano.

Caliamo subito le carte in tavola. Io ho in mano un tris: Gassmann, Tognazzi e Risi. Potrei anche finire l’articolo qua, ma poi dovrei giustificare la mancanza di un numero adeguato di parole. Quindi spendiamole.

Mario Bonifazi (Ugo Tognazzi) è un magistrato ligio al dovere, schifato dal sistema di corruzione su cui galleggia (e naviga) l’Italia. Il film lo presenta come un eroe del popolo, della giustizia, legato al partito comunista italiano (lo si vede, in una scena del film, con L’Unità sottobraccio). Dall’altra parte, invece, c’è l’imprenditore Renzo Santenocito (Vittorio Gassmann) che rappresenta appieno il capitalista (italiano) moderno.

nelnomepopoloitaliano

Le strade dei due si incroceranno al ritrovamento del cadavere di una ragazza, tale Silvana Lazzorini, ritrovata morta e nuda nel suo letto. La giovane donna era legata agli ambienti frequentati da Santenocito che prova, in vari modi, a levarsi dalla brutta posizione di punto d’arrivo delle indagini di Bonifazi. Da quel momento, comincia una piccola partita tra i due in cui ogni mossa è lecita e si avvale delle regole del proprio ambiente sociale. Il finale non è scontato e lascia allo spettatore alcuni punti su cui riflettere.

Una delle cose che mi ha colpito di più, di questo capolavoro, è l’essere ancora attuale anche dopo quarantacinque anni. Quarantacinque. Tutto il mondo che ruota attorno a Santenocito fatto di denaro, corruzione, amicizie politiche, feste e meccanismi atti ad ungere il sistema burocratico italiano. Un mondo che inevitabilmente non è pulito e che ha le sue regole. Bonifazi lotta per la giustizia e per il popolo, ma più volte verrà avvisato che il popolo non merita un tipo di zelo del genere. Il popolo italiano non merita la giustizia, perché è completamente disinteressato ai problemi di una nazione che esiste solo durante i campionati internazionali di calcio. La scena finale di Bonifazi in mezzo al carosello degli italiani che festeggiano la vittoria della nazionale contro l’Inghilterra ti prende letteralmente a schiaffi. Risi dipinge un quadro che è mostruosamente e tristemente identico a quello che abbiamo davanti oggi. Non è cambiato nulla. Siamo un paese che scende in piazza (anche giustamente) per festeggiare un evento sportivo, ma che poi si divide nel più becero egoismo e affila le armi per la guerra sociale. L’Italia, in fondo, è il paese dei più furbi.

Vi raccomando la visione di questo film, anche per il solo piacere della coppia Gassman/Tognazzi che danno una prova di recitazione decisamente niente male. Diciamo che i due se la cavano benone. Ci sono anche altre pellicole che consiglio, in quanto collegate nei temi a In nome del popolo italianoInizierei con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospettogirato nel 1970 da Elio Petri con quel mostro di Gian Maria Volontè (di cui il buon Montanari vi ha già parlato qui) che per l’occasione si veste da imbianchino e vi dà il bianco in casa. Se non siete così giovani da apprezzare la battuta con gergo, diciamo che sale un momento in cattedra. Ma solo un momento.

Sempre di Risi, c’è I mostri, film ad episodi del 1963. Otto anni prima Dino ci propone i due attori (ma non solo) alle prese con storie che raccontano con cinismo ed ironia il panorama italiano degli anni sessanta. A volte mi piace pensare che Risi con quel titolo ci voglia dire che non ci libereremo mai di quei mostri che ci rappresentano e continueranno a rappresentare il nostro paese.

Risi, Monicelli e Scola (NdR di cui, in maniera clandestina, vi consiglio il documentario su Fellini) riprenderanno il tema ne I nuovi mostri nel 1977.

 

Concludo, augurandovi una buona visione e se avete film da consigliarmi sull’argomento fatemelo sapere con i moderni mezzi di comunicazione.

Andrea Scarso

Classe 1986. Legge fumetti e guarda film quasi tutti i giorni. Nel tempo libero lavora, viaggia, gioca a D&D e cerca di condurre un qualche tipo di vita sociale. Non ha ancora capito quale sia il suo film preferito, ma dopo una lunga serie di Martini Dry potrebbe puntarvi il dito su "I Goonies".
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