
I 5 ingredienti del successo di Inception
Quali sono gli ingredienti per realizzare un cult modernissimo?
Che Christopher Nolan sia uno dei registi più “in” del momento e sicuramente più apprezzati dal pubblico non è in discussione, anche se una folta schiera di detrattori (io NON ne faccio assolutamente parte) continua a cercare di sgonfiarlo come un palloncino, adducendo vaghe obiezioni alla sua bravura. Ok, Nolan ha fatto anche film abbastanza controversi: Memento è oggettivamente un mindfuck allucinante, e a una prima visione può risultare macchinoso e barocco; nella trilogia di Batman ci si può trovare qualche difettuccio (ma proprio a essere pignoli); Interstellar può (e dico può) avere qualche scricchiolio di sceneggiatura; Insomnia (al di là della performance mostruosa di Robin Williams) non è niente di che; ma il film che mette tutti d’accordo è quasi sempre Inception.
Qual è la formula del successo di questo filmone?
Cominciamo ad analizzarne gli ingredienti:
1. Sceneggiatura originale: ditemi voi cosa c’è di più originale del trip allucinante che è questa sceneggiatura? Cobb (l’appena statuettato Leonardo DiCaprio) è un estrattore di sogni, ovvero riesce a penetrare nei sogni altrui estraendo informazioni utili a chi gli commissiona un lavoro. Dopo un’operazione andata male gli viene affidato un lavoro ai limiti dell’impossibile: innestare un’idea nella mente di un giovane magnate dell’energia senza farsi beccare e tenendo a bada i fantasmi del suo passato che mettono costantemente a rischio l’operazione.
2. Cast stellare: per riuscire nella sua impresa Cobb mette insieme una squadra di estrattori andando a cercare il meglio del meglio affinché tutto vada come deve andare. La produzione pare essersi mossa nello stesso modo, affidando a Nolan un cast da urlo che – oltre al Leonardone nazionale – vanta nomi come Tom Hardy, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard (dio quanto ti amo Marion), e sua maestà Michael Caine.
3. Colonna sonora: che Hans Zimmer sia uno dei (se non il) compositori più bravi della storia del cinema non lo scopriamo con Inception, ma è con questa pellicola che il maestro di Francoforte sul Meno si supera, imprimendo una maestosità e una grandiosità tali che esaltano le immagini meravigliose che vediamo.
4. Meccanismo: sembrerà una frase fatta, ma Inception è più complicato da spiegare che da vedere. Tutto quanto poggia sulla questione dei livelli del sogno: scimmiottando il meccanismo delle matrioske Nolan costruisce uno scenario multiplanare molto videogiocoso, in cui la storia si sviluppa un tratto alla volta, ma in modo interdipendente. Il successo di chi sta “sotto” dipende anche da chi sta “sopra” e viceversa. Lo spettatore, dopo un breve momento iniziale di ambientamento, riesce a familiarizzare col meccanismo narrativo a tal punto che il film è tremendamente coinvolgente, cosa che aiuta di certo a tenere alta la suspance. Guardare per credere.
5. Ibridazione dei generi: se steste scrivendo voi questa “recensione” che genere affibbiereste a questo film?
Difficile non è vero?
In realtà non così tanto, perché in fin dei conti Inception rappresenta uno dei tentativi meglio riusciti di ibridazione dei generi, in quanto non è riassumibile con un’etichetta sbrigativa come “fantascienza”, “thriller” o “azione”. Inception è tutti e tre: mescola a scene di action al cardiopalma questioni di fantascienza degna del miglior Asimov, il tutto con una gestione perfetta del thrilling.
Possiamo quindi annoverare l’opera di Nolan come uno dei film migliori dei nuovi anni ’10, un film che resterà e che detterà scuola alle prossime generazioni di film-makers che, quando dovranno fare una fantascienza legata in qualche modo alla dimensione onirica, si ritroveranno a fare i conti – volenti o nolenti – con Inception di Christopher Nolan.
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