Film

Indipendence Day – Rigenerazione – Il 4 luglio porta sfiga!

Sta diventando difficile scrivere un incipit originale sull’ennesima riesumazione di un cult di fine XX secolo. Ne ho già parlato altre volte di questa tendenza, sia bene che male. Una tendenza che vede sfumare i contorni che dividono i sequel dai remake, i remake dai reboot e via dicendo. L’importante è racimolare un po’ di successo al botteghino. A questo punto, a prescindere dalla qualità dei singoli film, mi sento di dare almeno un merito alle major. Sono riuscite a prendere all’amo i ragazzi nati negli anni ’80 e primi ’90, che ormai iniziano a non essere proprio di primo pelo e perciò cominciano a soffrire di attacchi di nostalgia. Perlomeno, ci sono riuscite nel mio caso. Perché non importa se sento odore di cazzata lontano chilometri, ormai non riesco a stare lontano dal cinema quando escono questi film. Non fa eccezione questo Indipendence Day – Rigenerazione.

RIPASSINO VELOCE

Il primo Indipendence Day uscì esattamente venti anni fa. Non fu un capolavoro. Una sorta di Guerra dei mondi con il trucco e parrucco rifatto, prima che – nove anni più tardi – venisse effettivamente girato il remake del film del 1953. Tuttavia, checché ne pensasse la critica, il film piacque e affascinò un’intera generazione. Piacque per due motivi, a mio parere.

Il primo è la buona performance di Will Smith. Uno Smith fresco fresco di Il principe di Bel Air che si apprestava a portare la sua figura guascona e carismatica al cinema. Indipendence Day è il film che – insieme a MIB – lancia definitivamente la sua carriera.

Il secondo motivo sono gli effetti speciali visivi, davvero impressionanti per l’epoca. Iconiche alcune sequenze, in particolare le immagini delle enormi navi aliene che fluttuano sospese sulla Casa Bianca e su altri luoghi simbolo del nostro pianeta.

Vent’anni dopo, la Fox e Roland Emmerich pensano che sia giunto il momento di un altro attacco alieno. Naturalmente, di nuovo il 4 di luglio. Non è che quella data porti un po’ sfiga?

Il sobrio arrivo delgli alieni
Il sobrio arrivo degli alieni

RESURGENCE

Nel sequel, la Terra pare aver imparato la lezione. Durante la guerra del ’96 i governi del mondo sono entrati in contatto con la tecnologia degli alieni aggressori. Dopo averla studiata, il nostro pianeta si è dotato di un sistema difensivo che possa difenderlo da eventuali altre offensive. Il settore aerospaziale ha fatto passi da gigante e l’umanità si muove dalla Terra alla Luna con meno incomodo di quello che sopporta un pendolare Genova – Milano. In tutto il mondo regna la pace, visto che i governi hanno messo da parte le controversie per affrontare la minaccia interplanetaria.

Tutto fila liscio finché, ovviamente, i tentacolari extraterrestri non decidono di tornare a trovarci. Vogliono farci il culo quadro una volta per tutte. Inutile dirvi che tutte le misure  organizzate in vent’anni, tutti gli investimenti nel sistema di difesa spaziale, si rivelano inutili. Anche gli alieni hanno fatto l’upgrade ai loro scudi, perciò siamo da capo.

DATE ASCOLTO ALLO SCIENZIATO!

Di Indipendence Day – Rigenerazione va apprezzata una cosa. Tenta di non essere la copia carbone dell’originale. Uno dei difetti di questo genere di film è che troppo spesso assomigliano in modo imbarazzante ai predecessori. In tutta la prima parte si creano le premesse per uno svolgimento un po’ diverso. L’umanità ora la sa lunga, è pronta, la guerra sarà pure inevitabile ma adesso la combattiamo ad armi pari.

E invece no, come dicevo, il film tenta di non essere la copia carbone, ma non riesce granché nell’intento. L’azione parte da un cliché abusatissimo in tutto il cinema catastrofico. Il governo dal grilletto facile non ascolta gli avvertimenti dell’esperto, l’unico uomo che aveva capito la situazione. Non importa che l’esperto (Jeff Goldblum aka Ian Malcolm) sia ormai un consigliere fidato della Casa Bianca. Quando incombe una minaccia, al Presidente si chiuderà sempre la vena e prenderà decisioni avventate. Da quel momento il film procede come una sorta di calco del precedente. Invincibilità aliena, scene di vasta distruzione, manipolo di eroi che parte per l’ultima, disperata missione con il destino del mondo sulle spalle. Il senso di déjà-vu che avevamo creduto di scampare si ripresenta di prepotenza.

L'altrettanto sobria regina degli invasori
L’altrettanto sobria regina degli invasori

CINEMA O VIDEOGAME?

Un altro problema è dato dagli effetti speciali. Uno dei punti di forza dell’originale diventa un handicap per un sequel che schiaccia decisamente troppo sull’acceleratore, da questo punto di vista. La CGI è davvero onnipresente e invasiva e mi ha creato non pochi fastidi durante la visione. È straniante, non sembra neppure di guardare un film con attori in carne e ossa. Nell’originale gli effetti speciali erano grandiosi, ma tutto manteneva un certo realismo, per quanto si possa parlare di realismo in un film dove enormi navi aliene sparano raggi della morte. Qui sembra di stare osservando le scene di intermezzo di un videogioco di ultima generazione. Di quelli che ti fanno strabuzzare gli occhi per la grafica spettacolare. Ed è così, è tutto spettacolare, ma è anche finto, troppo finto. Difficile non esserne colpiti negativamente.

SULLE ORME DEL PADRE?

Come accennavo prima, uno dei punti di forza di Indipendence Day è la prova di Will Smith. Il sequel si trova a dover affrontare lo scomodo fatto che Willy non sia presente. Un bel problema ma, tra tutti, è quello che è stato risolto meglio da Rigenerazione.

Il film è piuttosto corale, si concentra sulle vicende di un sacco di personaggi. Molte new entry sono simpatiche e ritornano anche diversi protagonisti del primo capitolo, tra cui l’ex presidente Whitmore, che contribuì a salvare il mondo nel ’96. Il protagonista avrebbe forse dovuto essere Dylan Hiller (Jessie Usher). Il ragazzo è il figlio di Steve Hiller (Will Smith) – ormai deceduto – e ha seguito le orme del padre diventando uno dei migliori piloti sulla piazza. Il problema è che Dylan ha il carisma di un comodino da notte e lo spettatore tende a fregarsene della sua sorte. Per fortuna emergono gli altri, a bilanciare egregiamente la situazione. Sempre che nei piani di Emmerich Usher fosse davvero il protagonista designato, cosa della quale non sono per nulla sicuro. In ogni caso, la mancanza di Smith non si sente molto e questo è decisamente un pregio.

TIRANDO LE SOMME

Non è facile per me dare un giudizio conclusivo su questo film. Senz’altro, sono più numerose le cose che non mi sono piaciute rispetto a quelle che ho apprezzato. Però non mi sento di sconsigliarvi senza appello questo sequel. Tutto sommato mi ha intrattenuto, sorretto anche da uno humor migliore di molte altre pellicole che si dichiarano apertamente commedie. Però tenete presente che ha comunque molti difetti. In generale, penso che il fattore decisivo possa essere il vostro rapporto con il primo Indipendence Day. Se ne siete fan, sparatevi pure questo. Male non può fare. Altrimenti passate oltre senza timore.

Mattia Carrea

Nato nel 1988, passa buona parte dei suoi 28 anni a seguire le più grandi nerdate mai prodotte nella storia del cinema e della televisione. Difficilmente scriverà di grandi film d'autore, siete avvisati!
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