Film

L’inganno: bella, falsa apparenza

L’inganno illude gli spettatori e delude le aspettative.

Adoro andare al cinema. Adoro i sedili imbottiti, le luci spente, il dolby surround, l’odore di pop corn. Adoro, poi, i trailer prima del film (ma non le brutte pubblicità che ritardano l’inizio dello spettacolo di venti minuti). Proprio durante uno di questi momenti di gioia cinematografica, ho visto quello di L’inganno, l’ultimo film di Sofia Coppola (l’autrice di Lost in TranslationMarie Antoinette) e ne sono rimasta molto colpita per il cast super, da Nicole Kidman a Colin Farrell a Kirsten Dunst, le atmosfere cupe e asfissianti, le scene ad alto tasso di dramma – e anche paura! Insomma, mi ha incuriosita. L’idea che trasmetteva era quella di un thriller drammatico dalle tinte fosche e sanguinolente, cioè il mio ideale per un sabato sera qualsiasi.

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Piena di buone intenzioni sono quindi andata al cinema per godermi appieno la storia de L’inganno, sperando di non farmela troppo nelle mutande, dato che per me Nicole Kidman dopo The Others è ufficialmente catalogata come Pazza Maledettamente Spaventosa. L’inganno, scopro, è il remake di un vecchio film con Clint Eastwood, La notte brava del soldato Jonathan, e racconta di un istituto per “signorine” del Sud che, in piena Guerra di Secessione, accoglie uno yankee ferito, trovato nel bosco vicino. Il soldato è curato e assistito da tutte le donne, che seppur inizialmente spaventate dalla sua fazione nemica, gli ronzano sempre più attorno attirate come api sul miele.

ingannoLa presenza maschile riaccende nelle brave cristiane di campagna desideri sopiti: le più giovani diventano frivole, le più vecchie si abbelliscono; tutte, in pratica, lo desiderano, anche se nessuna di loro lo ammette. John le corteggia, divertito, e alterna le sue attenzioni tra l’insegnante Edwina, la proprietaria dell’Istituto Martha e la giovane Alicia. Ma se subito le donne sono attratte dal corpo maschile che riprende vigore, basta poco per far cambiare loro idea.

John infatti si rende presto conto di come gli istinti repressi di sette donne sole siano sentimenti difficili da controllare e contrastare; a farne le spese è la sua gamba ferita, prima motivo della sua permanenza e poi causa del suo impedimento ad andarsene dalla casa.

ingannoLa trama sembra accattivante, purtroppo il film non lo è per niente. Nonostante il premio Miglior Regia a Cannes, ci si trova davanti ad un film impossibile da definire “brutto” (ce ne sono di peggiori), ma decisamente senza verve alcuna. Le scene drammatiche sono quelle riassunte nei due minuti di trailer, il resto sono solo sguardi femminili e fruscii di crinoline. Si perde il senso di una storia che poteva essere lo spunto per esplorare un mondo femminile atipico e che invece diventa un racconto piatto, con poche emozioni e un finale “mozzato”. Gli attori sono tutti bravi, così come la regia che rappresenta gli ambienti scuri e un po’ inquietanti in maniera eccelsa. Gli esterni dell’Istituto e il bosco, con questo rumore costante di bombe lontane e frinire di cicale trasmette perfettamente l’idea di un contesto al tempo stesso bucolico e tragico. Tuttavia manca, a L’inganno, quel non so che in grado di rendere un film, un buon film. 

Non ho visto La notte brava, ma credo che questa mancanza derivi dal fatto che la Coppola abbia deciso di eliminare i tratti più torbidi dei personaggi originari, per rendere il film meno misogino o forse erotico, chissà, tagliando però anche quello che era il suo succo. Farrell non sembra piacione né manipolatore, ma solo un allocco al quale piacciono le belle donne; queste, a loro volta, non raccontano la sessualità repressa dei tempi, ma sono semplicemente delle macchiette, chi più chi meno. L’unica che forse risulta realistica è Nicole Kidman, l’istitutrice puritana, che col suo collo tirato e l’occhio da pazza si fa carico di tutta la tensione del film.

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Pure il momento della mutilazione non è quell’atto metaforico di castrazione, bensì sembra più un sincero tentativo di aiuto nei confronti del povero John. Dopodiché le donne non sono più, per noi spettatori, le puttane vendicatrici che il soldato definisce in un attimo d’ira, ma solo un manipolo di giovinette spaventate. Non si percepisce il piano vendicativo né le motivazioni delle fanciulle: questi elementi si sono persi sulla strada dell’astrattismo psicologico tanto caro alla Coppola.

Dove sta l’inganno? Dove sta la tensione? 

Le ragazze sembrano solo annoiate, e anche io lo ero, quando sono uscita dalla sala. L’inganno, per me, è stato solo quello di un prologo fin troppo accattivante.

Giulia Cipollina

28 anni, laureata, lavoro in un negozio di ottica e fotografia. Come se già non bastasse essere nerd: leggo tanto, ascolto un sacco di musica e guardo ancora più film - ma almeno gli occhiali per guardare da vicino posso farmeli gratis.
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