Film

La ragazza nella nebbia e l’inganno narrativo: esplosione di cervelli e nervi

CAPIRE AL PRIMO COLPO LA SOLUZIONE ALL’INTRIGO DE LA RAGAZZA NELLA NEBBIA È COME CAPIRE I FILM DI TARKOVSKIJ: IMPOSSIBILE


Mentre ho conficcate nella schiena 13 frecce e 4 coltelli da macellaio, ovviamente scherzavo: Tarkovskij non ha nulla a che vedere con La ragazza nella nebbia e su questo siamo d’accordo. Ciò non toglie che il primo film del fruttifero scrittore Donato Carrisi sia un thriller/giallo sorprendentemente difficile da snodare, anche dopo il finale. Sì, avete fatto bene a spaventarvi, perché l’articolo sarà full of spoilerz. Uomo avvisato… cane bagnato.

donato carrisi
Ecco a voi l’ottavo nano

Avevamo già fatto un discorso sulle strutture narrative dei film del buon Denis Villeneuve, oggi invece, memori di quegli insegnamenti, andremo ad analizzare da vicino il meccanismo illusorio che fa funzionare così bene l’intrigo de La ragazza nella nebbia. Prima che vi tormentiate: sì, chi scrive ha amato questo film. Un amore sconfinato, di quelli che ti costringe ad avere voglia di rivedere il film subito dopo la sua conclusione. Una cosa simile mi capitò anche con Perfetti sconosciuti di Genovese… che sia il magico cinema italiano a recarmi tali pulsioni primordiali? Ma non dilaghiamo, a voi non frega un cazzo di me e io devo analizzare La ragazza nella nebbia. In fondo lo so che mi volete bene. Cari. Carrisi.

Ovviamente non tutti sono del parere del sottoscritto e infatti c’è chi ha apprezzato il film, ma non del tutto, come per esempio il nostro Vincenzo di Maio. Vi lascio qui la sua recensione sul film. Ma anche di questo ci frega poco, quindi: qual è la cosa davvero figa de La ragazza nella nebbia? L’intreccio. Perché? Perché ti trascina via per oltre due ore di film tenendoti con culo, occhi, braccia, intestino e citoplasma incollati nell’esatta posizione in cui erano a inizio film. E come? L’intrigo.

la ragazza nella nebbia

PREMESSA

Rapimento. Chi è stato? Bella domanda, chiamiamo l’ispettore Vogel (Toni Servillo) per scoprirlo. Ok: ispettore Voooooogeeeeeellll! Ok basta, anche se era divertente. Qual è il punto? L’ispettore Vogel è famoso sostanzialmente per due motivi:

  • scatena sempre un polverone mediatico (volontariamente) attorno ai suoi casi
  • ha fallito clamorosamente un caso precedente, quello del “Mutilatore”

Tenete bene a mente queste due cose perché ci serviranno.

toni servillo la ragazza nella nebbia
Immagine assolutamente non necessaria, ma atta a sottolineare tutta la bellezza intrinseca di Servillo

INDAGINE

Tutti sanno che mangio pasta con tonno ma non tutti sanno che in realtà Vogel è un ottimo ispettore. Difatti i suoi metodi di indagine vanno oltre quello che noi spettatori, ma anche i personaggi nel film si aspetterebbero. E qui ci viene in aiuto il primo dei due fattori di notorietà di Vogel: il caso mediatico. Il rapimento avviene in un paese di cui non frega un cazzo a nessuno pressoché sconosciuto e sperduto della Valle d’Aosta, cosa che avrebbe potuto far lentamente cadere il caso nel dimenticatoio. Ma invece no, perché Vogel, con una serie di strategemmi, attira l’attenzione dei media, assicurandosi così la creazione di un “mostro”. In soldoni questo significa che a Vogel non interessa nulla di trovare il vero colpevole, ma piuttosto di trovare UN colpevole, questo perché altrimenti l’indagine andrebbe del tutto a donne che la notte passeggiano lungo le tangenziali e tutta la colpa ricadrebbe su Vogel stesso, colpevole di non aver trovato il colpevole. Si chiama dittologia e voi dovete ridere.

La strategia di Vogel è però duplice: infatti essa sarà utile anche per mettere pressione al rapitore e, magari, spingerlo a rivelarsi o a commettere errori.

La gente vuole un mostro, la verità non interessa a nessuno.

la ragazza nella nebbia

FOCALIZZAZIONE

Ciò che Vogel sa bene è quanto sia importante attirare l’attenzione nel posto giusto, difatti non esita a scaricare la colpa del rapimento, con un ammontare di prove che, per usare un eufemismo definiremo non sufficienti, su Loris Martini (Alessio Boni), un professore appena trasferito in paese apparentemente innocente. APPARENTEMENTE. Prestate molta attenzione a questo avverbio, perché, come un grande saggio insegna, l’apparenza inganna, soprattutto ne La ragazza nella nebbia. Torniamo a noi. Mostro creato, adesso l’obiettivo dell’ispettore sarà trovare qualsiasi cosa possa imputare la colpa sul povero professore, anche falsificando le prove. QUESTO È UNO STRONZO. Forse, ma ricordate l’apparenza. Ciò che conta adesso è capire se il professore sia davvero colpevole. Scopriamolo insieme! Mi sento un po’ Piero Angela.

Così facendo la concentrazione (e anche lo svolgimento narrativo) si focalizza completamente sul professore e non più sulla scomparsa della ragazza. Furbo il nostro Jep Gambard… ehm, volevo dire ispettore Vogel.

Che gusto c’è ad essere il diavolo se poi non puoi mostrarlo a nessuno?

alessio boni la ragazza nella nebbia
Affascinante a dir poco

ESITI NON DEFINITIVI

Il professore viene incarcerato quando Vogel truccando una prova mette del sangue perso accidentalmente (certo, come no) dal prof., il quale si era ferito alla mano in precedenza, sullo zaino ritrovato della ragazza scomparsa. Giochi retorici SPAVENTOSI. Quindi era lui? SEMBREREBBE. Ma siccome a Carrisi piace giocare con la nostra psicologia già labile, l’ispettore viene ripetutamente contattato da un numero che confessa: “è innocente”. L’implicazione è questa: Vogel pensa davvero che il prof. sia colpevole, ma non ha prove per dimostrarlo e quindi mette in scena il trucco del sangue. Tuttavia sa bene che quella non è una vera prova, quindi, incuriosito, decide di contattare il mittente del messaggio. Le cose si fanno interessanti.

ragazza nella nebbia
E mo?

L’UOMO NELLA NEBBIA

La mittente è una giornalista che per anni ha indagato su altri cinque casi di rapimento che le parevano collegati e questo nuovo rapimento può confermare quello che aveva sempre sostenuto, in quanto (secondo lei) è stato operato dalla stessa persona: l’uomo nella nebbia. La giornalista sostiene questa tesi perché tutti i soggetti rapiti sono ragazze, coi capelli rossi e con le lentiggini. La donna consegna quindi a Vogel una busta che le era stata recapitata, contenente il diario segreto della ragazza, contenente a sua volta una fotografia di un luogo. L’ispettore vi si reca e scavando nel terreno trova una videocassetta contenente una registrazione del rapitore con la ragazza. Tutto sto meccanismo a matrioska per cosa? Per ingannare Vogel. Egli infatti si reca nel luogo della registrazione e viene sorpreso dai giornalisti, che non sanno spiegarsi perché lui si trovi lì. TI HANNO STRAFOTTUTO, ma non sei l’unico, tranquillo.

Qualcuno mi ha detto che il peccato più sciocco del diavolo è la vanità…

la ragazza nella nebbia

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA

Il prof. viene rilasciato e lui e Vogel vengono condotti ad uno show televisivo per essere intervistati. È qui che l’ispettore nota un dettaglio che gli rivela ogni cosa: Martini ha una “o” disegnata sul retro del polso. Passo indietro: leggendo il diario di Anna Lou (la ragazza scomparsa: curioso dire il suo nome solo adesso, forse perché è un nome di merda) Vogel aveva scoperto che la ragazza si era innamorata di un ragazzo di nome Oliver e che aveva preso come abitudine quella di disegnarsi una “o” sul retro del polso. MA PROFESSORE SEI STATO TU! “Io lo sapevo fin dall’inizio, era evidente!”. Non ci crede nessuno, ok?

Ma scusa? E l’uomo nella nebbia?

SHOCK FINALE

Appunto. Se avete visto il film (e dopo un articolo del genere spero per voi di sì) sapete che i fatti sono raccontati in flashback, perché nel presente filmico Vogel è a colloquio con uno psichiatra (Jean Reno), perché sospettato di aver ucciso il professore, avendo del sangue non suo sulla camicia in seguito ad un incidente stradale. Bene, il film si avvia alla conclusione, ma ci sono ancora alcune cose che non tornano: è davvero Martini il rapitore o la sequenza che effettivamente rivela la sua colpa è solo Carrisi che ci vuole tirare in mezzo di nuovo? Chi cazzo è l’uomo nella nebbia?

Ci viene mostrato il ritorno a casa dello psichiatra e udite udite: apre una scatoletta di ferro contenente sei ciocche di capelli rossi. Ciao uomo nella nebbia, piacere di conoscerti.

Ma aspetta… sei ciocche? L’uomo nella nebbia non aveva rapito cinque ragazze? CAOS TOTALE. Perché membro di sesso maschile l’uomo nella nebbia ha sei ciocche se ha rapito cinque ragazze? Martini e lo psichiatra si conoscevano? Qui il mio cervello in qualche modo è riuscito a trovare il modo di uscire dal mio cranio e scapparsene via perché anche lui non sapeva più che fare. Ho pensato di essere idiota molte più volte in 10 minuti che in un’intera vita, ma poi ho capito: sono davvero un’idiota. Mentre cercavo di capire se la sequenza della rivelazione della colpa del professore fosse tutta una scena immaginata da Vogel mi è affiorato alla mente un dettaglio fondamentale: la giornalista dice all’ispettore che l’uomo nella nebbia ha rapito cinque ragazze e che POI, 30 anni dopo ne rapì un’altra. Tutto a posto: 5+1=6, spiegate le sei ciocche. AIUTO.

Hai capito lui

Ok, starete pensando che sono un deficiente e che se avessi prestato più attenzione avrei capito tutto subito. E invece no, IO MI EMANCIPO! Stronzate a parte, il casino del film è che per tutto il tempo vengono rivelati indizi e fatte supposizioni che di volta in volta vengono smentite, il che porta non solo lo spettatore, ma anche i personaggi del film stesso, a dubitare di ciò che sta accadendo. Questo inconsciamente porta a considerare tutte ciò che viene mostrato in modo ambiguo e, inevitabilmente, a perdere di vista dettagli che SEMBRAVANO insignificanti. Per questo motivo quando viene rivelata la soluzione non sarete psicologicamente pronti per riordinare i pezzi del puzzle. Il risultato sarà quello di trovarvi in uno stato a metà tra catarsi e smarrimento, un po’ come quando avete realizzato che i fratelli Wachowski oramai sono le sorelle Wachowski.

Ma la cosa ancora più allucinante è che la ricostruzione dei fatti de La ragazza nella nebbia altro non è che un’emulazione del famoso caso citato sopra, quello del “Mutilatore”. Infatti anche in quella situazione Vogel aveva incarcerato l’uomo sbagliato, il quale, sprigionato (passatemi il termine), ricevette come compendio un’ingentissima somma di denaro. E quindi l’obiettivo del prof. è sempre stato quello: farsi credere colpevole per poi farsi liberare e ricevere i soldi per sistemare i suoi problemi economici a cui viene fatto costantemente riferimento nel corso del film, ma HEY! lui è davvero il colpevole alla fine.

Adesso che vi ho spiegato perché non sono deficiente e vi ho mostrato tutto il mio acume intellettuale adoratemi, per favore.

P.S.: Carrisi sei un bastardo.

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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