Film

Inside – À l’intérieur: una sforbiciata alla noia degli horror moderni

Inside – À l’intérieur, ovvero come liberarsi dei parenti alla vigilia


Avviso ai naviganti: immagini e tematiche trattate saranno piuttosto forti, quindi se vi impressionate facilmente abbiamo un sacco di ottimi articoli sui film Disney


No, la “sforbiciata” del titolo non è una parola messa a caso e no, non c’entra col fatto che le protagoniste siano due donne.

Cominciamo dall’inizio, cioè col dire che Inside – À l’intérieur è un film francese del 2007, appartenente a quella mandata parecchio splatter che conta tra le sue file gioiellini come Martyrs, Frontiers – Ai confini dell’inferno e – anni dopo – l’ottimo Raw. Prima di Macron e dei gilet gialli, dunque, la Francia soleva mandarci robina buona come questa, roba che a noi patiti dell’horror fa sempre bene rispolverare in periodi di magra come quello che stiamo attraversando (qualcuno ha detto Slender Man?).

La vicenda ricalca la più banale delle home invasion. Siamo sotto Natale, nelle banlieu parigine c’è aria di barricate e scontri in piazza. Sarah (Alysson Paradis, a.k.a. la ex cognata di Johnny Depp), una futura madre single, dopo aver perso il fidanzato in un incidente d’auto che la vedeva alla guida, deve affrontare la notte in casa da sola, fino a quando inizia a essere tormentata da una sinistrissima e goticissima dark lady (non sapremo mai il suo nome, sarà solo La Femme) che non esita a manifestare le sue intenzioni: strapparle il nascituro dal ventre con un paio di grosse forbicione da sarta.

Compito della donna sarà dunque portare a casa la ghirba ed evitare che il feto le venga sottratto in modi poco ortodossi dalla pazza schizzata.

À l'intérieur
Anche solo parlando di influenze questo film è a tratti incredibile: si va dal Tobe Hooper di Non aprite quella porta al Cronenberg del periodo body-horror, passando per il Carpenter di Halloween. L’accoppiata di registi Alexandre Bustillo e Julien Maury ci regala un film sporco, grezzo, sgranato, disturbante e disturbato che cala lo spettatore in
À l'intérieur
…anche a te e famiglia
un vortice di sangue, paranoia e simbolismi malatissimi sul tema della maternità (e saremmo dei cretini a pensare che l’ambientazione natalizia venga inserita così tanto per…), nascosti alla perfezione in un film all’apparenza privo di spunti di sceneggiatura.
Il truculento e paranoide gioco del gatto col topo che vediamo sullo schermo non basta però a non farci notare quanto la regia sia calibrata alla perfezione, clinicamente precisa, di quanto il film sia pregno di amore per una tradizione horrorifica che parte da lontano, come testimonia la silhouette della femme (interpretata alla grande da Beatrice Dalle), che non può non ricordare quella di Barbara Steele ne La maschera del demonio di Mario Bava.

Barbara Steele ne”La maschera del demonio” (1960)

Dall’iperrealismo della prima parte si va verso un finale che – come gli incubi – pare perdere appigli sulla parete della verosimiglianza, concedendosi qualche godibilissimo sfondone quasi fantastico che vi manderà in brodo di giuggiole.

Inside – À l’intérieur riesce a essere al contempo un film maturo e sperimentale, azzardato e conservatore, talmente difficile da imitare che infatti è rimasto nel limbo dei film belli, inimitabili e già dimenticati, spesso a favore di altri decisamente inferiori.

Fortuna che ci siamo noi a rinfrescarvi la memoria: sia mai che stasera partoriate la bella idea di sedervi davanti allo schermo per concedervi un’ora e mezza di questo splendido e sanguinario delirio. 

À l'intérieur

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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