
Insidious: l’Horror e James Wan ripartono da zero
Insidious: un nuovo modo di far paura usando strumenti tradizionali
Il topos della casa infestata
Se i film horror avessero come unica prerogativa il far paura allo spettatore Insidious avrebbe già ampiamente superato la prova, ma James Wan fa molto di più. Dopo la botta di successo con il magistrale Saw – L’Enigmista (2004) e l’interessantissimo esperimento Dead Silence (2007), dove esplora l’immaginario horrorifico delle bambole assassine, Wan decide di ripartire dallo scenario horror forse più tradizionale: la casa infestata.
Già a partire dai racconti di scrittori come Lovecraft, Poe, Walpole, Stoker, ma anche da un romanzo come Il mastino dei Baskerville di Conan Doyle, che oltre alla detection di Sherlock Holmes scivola molto spesso sul thrilling, l’elemento della casa spiritata diventa un classico del genere. Il cinema poi la rende ancor più canonica, soprattutto quel tipo di cinema che possiamo definire di serie B: la casa infestata è un ambiente ideale soprattutto perché permette di risparmiare su location esotiche, milionate di comparse ed effettoni speciali in stile Indipendence Day: Rigenerazione. Al bravo regista horror servono solo una grande regia, una casa sinistra, una fotografia smorta e deprimente, una casa spaziosa, scricchiolii, porte che cigolano, i giusti effetti sonori, il jump-scare giusto al momento giusto (ma senza abusarne) e attori capaci. Sostanzialmente la ricetta di Insidious è questa.
Il vecchio e il nuovo
Insieme al fido Leigh Wannell (già sceneggiatore dei suoi precedenti lavori e presente in scena in un ruolo secondario), Wan dà corpo a una storia classica, ma impreziosita da moltissimi elementi originali.
La famiglia Lambert si è appena trasferita nella nuova casa, quando il piccolo Dalton – dopo aver esplorato la soffitta – cade misteriosamente in coma. Nessuno, medici compresi, sa cosa fare, fino a quando la madre Renai comincia ad essere tormentata da oscure presenze che vagano per casa, convincendola a traslocare nuovamente e a chiedere aiuto a una medium. Storia vista e stravista, ma arricchita da un discorso originale sui viaggi extra-corporei che giustifica le presenze e contribuisce ad esplorare gli aspetti più oscuri di più di un personaggio. Il non detto, il rimosso, la non coscienza della dimensione onirica sono tutti aspetti fondativi, che vanno arricchire e dare un senso a una trama più fitta di quanto possa sembrare all’inizio.
Le citazioni da film come Amityville Horror e Poltergeist (quello originale, non quel putridume uscito da poco) si sprecano, tanto che viene da chiedersi se Wan non avrebbe fatto meglio a intraprendere una strada un po’ più personale. La sua risposta sta nella regia, capace di creare tensione inquadratura dopo inquadratura, dando corpo a un film che dà allo spettatore pochissimi momenti di respiro, in un crescendo di tensione che va verso un finale splendido.
Un film Neoclassico
Wan prende a piene mani da una tradizione di film consolidata, con le sue topiche, i suoi leit motiv, i suoi ritmi, che vengono però reimpastati in qualcosa che fa paura per davvero, che non si limita a inquietare, ma terrorizza proprio. L’accostamento con un capolavoro come Babadook è d’obbligo, vista la contiguità tematica, ma Insidious risolve il discorso in un modo forse più facilone e sicuramente più diretto, tanto che non esiste paragone tra i due finali.
Molte delle dinamiche che vediamo in Insidious verranno poi riprese e approfondite nei seguiti Oltre i confini del male: Insidious 2, Insidious 3 oltre che nella saga successiva di The Conjuring- L’Evocazione e The Conjuring – Il caso Enfield.
Come possiamo notare Wan ha esplorato in lungo e in largo la dimensione della casa infestata e delle presenze demoniache che tormentano i padroni di casa. Molto spesso vengono risolte da un esorcismo, o comunque un rito simile, praticato da uno “specialista” del campo, che diventa una figura tipica degli horror di Wan: in The Conjuring tocca ai coniugi Warren, mentre in questo Insidious a Elise Rainier, che è forse il personaggio più interessante.
In conclusione potremmo definire Insidious come un film stupendamente Neoclassico, che sfrutta il vecchio per trovare il nuovo, ripartendo da zero e ristabilendo i canoni di un horror da camera che risulta profondamente rinnovato.
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