Al Riviera International Film Fest, ho avuto il piacere e l’onore di incontrare e intervistare Cristina Donadio. Classe 1960, Cristina, di origini napoletane, è un’attrice poliedrica che si è sempre dedicata sia al cinema che al teatro. A darle il successo internazionale è stata sicuramente Gomorra la serie tv prodotta da Sky, Cattleya e Fandango, in cui interpreta l’emblematico personaggio di Scianel.
La consapevolezza di essere in una produzione internazionale l’abbiamo avuta dopo, quando c’è stata la presentazione del progetto e abbiamo letto “Sky”. L’organizzazione era eccezionale, in quel momento abbiamo realmente avuto la percezione di lavorare per un progetto globale. Che è esattamente come lavorare con Netflix oppure HBO. Girare a Scampia, nelle vele azzurre , ha aiutato ad immedesimarci nella parte .
Ha commentato l’attrice descrivendo non solo il suo contesto di lavoro ma anche la sua professione.
L’attore mette testa, anima e corpo a servizio di un progetto che sta vivendo. Detesto il verbo “fare “ che utilizzano alcuni attori, io posso solo dire ”sto vivendo questo personaggio”. Io sono Scianel, non faccio Scianel.
Cristina è una donna molto colta, elegante e piena di charme. Dalle sue parole poi si evince la sua sconfinata passione per il mestiere dell’attore e la sua immensa preparazione, ma anche l’efferatezza del suo personaggio.
Scianel è un archetipo del male[…] Aveva delle caratteristiche e, con dei dettagli più particolari, ho provato a costruire questo personaggio. La camminata, lo sguardo, il modo di fumare con la sigaretta fra due dita, essendo lei una giocatrice di poker, l’abbassamento di voce di tre toni, sapevo di aver costruito un “animale”.
Ho sempre trovato terrificante il personaggio di Scianel. Una donna così astuta, subdola e spietata. Affascinante e spaventosa allo stesso tempo, forse proprio perché figlia di un mondo fin troppo reale.
Gomorra ha scelto di raccontare solo la parte criminale, che poi rappresenta i fatti reali . Non ci può essere giudizio perché questa è la realtà. Le polemiche sono figlie di una cattiva coscienza. Gomorra esiste perché esiste la Camorra, e non il contrario. Quando mi fermano per strada, io dico che Scianel racconta l’orrore, e non è facile entrare in una persona che racconta l’orrore. Il mio lavoro è stato solo quello di aggiungere una vena di follia, che ha portato molte persone a copiare addirittura i termini pronunciati da Scianel.
Mi viene subito in mente la scena cult del vibratore, di cui vorrei sapere l’origine. Mi crea abbastanza imbarazzo fare un domanda su quella scena, ma fortunatamente Cristina mi anticipa e me ne parla direttamente.
La scena del vibratore è una mia idea, non era nella sceneggiatura. È una scena che racconta desolazione e solitudine. Nella sua follia, Scianel si poteva permettere qualsiasi cosa. Al netto dell’orrore, è una donna che non deve chiedere nulla a nessuno, ci mette la faccia, scende in campo sapendo di poter rischiare tutto, è una donna che trasmette coraggio e sicurezza.
Sentendo queste parole posso solo immaginare l’orrore che abbiano vissuto donne come Scianel, ma in qualche modo questa boss rappresenta un’eccezione.
[…] Le donne sono costrette a scendere in strada perché i propri mariti o i propri figli sono morti oppure vengono arrestati , perciò si verifica una scalata forzata delle gerarchie. L’evoluzione è rappresentata però dalla figura di donne come Scianel, che decidono in proprio, che prendono parte attiva alla vita criminale non per necessità o forzature, ma semplicemente per via della sua forte personalità. Il figlio di Scianel è un cretino, e lei sa di dover badare anche a lui.
Restando in tema di sessualità e femminilità, Crisitina approfondisce anche il difficile tema dell’omosessualità all’interno della Camorra.
L’omosessualità femminile viene tollerata più di quella maschile. Capita che le donne della Camorra abbiano compagne vicine. Questa cosa viene rispettata, a differenza dell’omosessualità maschile, che dal loro punto di vista racconta una debolezza. È un mondo con le sue regole, per quanto assurde. Se un uomo risulta passivo in queste cose, allora per loro risulta passivo anche nel gioco di potere. Salvatore Conte, ad esempio, mostra la sua fragilità innamorandosi di un transessuale. Scianel sviluppa una certa pulsione sessuale nei confronti di Patrizia. Io ho immaginato nella mia sceneggiatura che Scianel fosse letteralmente innamorata di Patrizia, e questo l’ha spinta a non vedere il tradimento di Patrizia, che l’aveva già venduta a Gennaro. Quindi anche Scianel mostra la sua fragilità.
Siamo al termine del nostro incontro e mi viene da chiederle se il suo personaggio sia diventato un’icona che adesso viene emulata.
Essere Scianel è diventata una sorta di stato d’animo. Incontro tante donne che ne hanno fatto proprio il personaggio , caratterialmente parlando. Molte mi raccontano di essere soprannominate in questo modo dai propri mariti per via di alcuni comportamenti da loro assunti. Io però sono Cristina, e mi fa piacere vedere che la gente dimostra affetto e ammirazione per il mio modo di interpretare il personaggio.
Detto questo ci separiamo con affetto e stima. Posso solo ammirare la simpatia e la sincerità di Cristina e posso solo ringraziare il Riviera International Film Festival per avermi permesso di conoscere una donna così affascinante e piena di passione per il suo lavoro.