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Intervista a J. Miles Dale – Produttore de La Forma dell’Acqua

Al Riviera International film Fest abbiamo avuto l’onore di intervistare J. Miles Dale, produttore premio Oscar per La Forma dell’Acqua. Dale è uno dei maggiori produttori della scena cinematografica dell’Hollywood di oggi: amico intimo di Guillermo del Toro ed Edgar WrightJ. Miles Dale ha prodotto la serie tv The Strain e ha lavorato a stretto contatto con numerosi registi emergenti americani, fra cui Scott Cooper. Questo è ciò che ci ha raccontato della sua professione

In cosa consiste il lavoro di un produttore e come egli si rapporta con il regista?

Il produttore fa molte cose diverse: a volte seleziona un libro e lo adatta per il cinema, assume gli attori, assume il regista. Qualche volta riceve soldi, qualche volta i soldi li usa lui, ma sai, cambia tutto a seconda del progetto che si sta sviluppando in quel momento. Nel mio caso, normalmente, il mio compito è trovare una sceneggiatura, venderla, trovare un distributore e poi organizzare il tutto: scegliamo il team principale e assembliamo il cast, in accordo con regista e con lo studio e poi si fa il film. Tu cerchi di far filare tutto, i piccoli problemi con cui hai a che fare sul set, cerchi di non sforare il budget e poi cerchi di essere un motivatore per le persone con cui lavori perché comunque molte volte è difficile; lavori tutta la notte etc… Se poi il film è troppo lungo decidiamo di tagliarlo un po’. Quando invece si parla di pubblicità e marketing, partecipo alle varie campagne di promozione; quindi davvero, dall’inizio fino alla fine sei presente.

I registi più esperti, come Guillermo, sono più semplici da affiancare, perché sanno esattamente quello che vogliono, dunque tu devi solo assicurati di dare dei compiti da svolgere alla squadra e supervisionare. Ho lavorato anche con molti registi alle prime armi, hanno bisogno di essere guidati un po’ di più, hanno bisogno che tu gli dica cosa fare.  Se non devi dirgli cosa fare,  è grandioso, ma se devi farlo è importante avere le capacità necessarie per riuscire a gestire bene la situazione; è importante che io mi immedesimi sempre al 100% nei vari componenti della squadra, così da capire le loro perplessità e necessità e in caso aiutarli a chiarire.

Come ha conosciuto Guillermo del Toro?

 Avevo prodotto Scott Pilgrim vs the World di Edgar Wright. Edgar e Guillermo sono buoni amici. Guillermo ai tempi stava facendo Pacific Rim e stava anche producendo Mama, aveva bisogno di qualcuno che producesse il suo film nel posto in cui era. Io vivevo a Toronto e lui girava a Toronto, Edgar ci ha presentati, io ho prodotto il suo film e poi mi ha chiesto di produrre la sua serie The Strain, ha scritto tre libri con Chuck Hogan e l’ha trasformata un una serie. Lui ha diretto l’episodio pilota e io avrei quindi solo dovuto produrre quello, poi sono rimasto per l’intera stagione e alla fine sono finito a produrre tutta la serie per quattro stagioni. Tra la terza e la quarta abbiamo girato La Forma dell’Acqua, era già il mio secondo con lui. Abbiamo poi prodotto il nuovo film di Scott Cooper Antlers e un nuovo film intitolato Scary Stories to Tell in the Dark e sono entrambi in post produzione, arriveranno verso la fine di quest’anno e penso che faremo il nostro prossimo film con DiCaprio.

J.Miles Dale

 

Avendo a che fare con un regista, un produttore deve essere egocentrico?

Di nuovo, dipende. Di quale regista stiamo parlando? Un regista con maggior esperienza ha pieno controllo dell’arte e tu ti occupi dell’organizzazione, dunque con un regista con più esperienza devi lasciargli il pieno controllo dell’arte ed essere lì in veste di consigliere. Invece, con registi con meno esperienza devi stare attento, ogni tanto si perdono un pochino, come regista hai un centinaio di persone che dipendono da te e devi essere in grado di rispondere ad ogni domanda in ogni momento con sicurezza. Il regista deve avere la fiducia della crew, quindi se riescono ad essere carismatici è fantastico, altrimenti li devi aiutare tu. Se idealmente vuoi essere tu il produttore, li puoi solo aiutare seguendo l’andamento delle cose. È necessario  sapere cosa fa il regista, quali sono i suoi mezzi in termini di equipaggiamento.[…] Non si può continuare a girare per sempre e bisogna tenere sotto controllo il budget, se poi qualche volta gli attori hanno qualche problema, ci devi pensare tu.

Cosa le è piaciuto di più della Forma dell’Acqua quando ha sentito parlare del progetto?

Quando Guillermo mi ha parlato del progetto la prima volta mi ha raccontato di una donna delle pulizie che non può parlare e che si innamora di un pesce quindi ho pensato “OKAY…” Sembrava molto commerciale no? quindi gli chiedo ‘’dimmi di più’’ e se fosse stato qualunque altro regista, gli avrebbero tutti detto “sei completamente fuori di testa, non voglio farlo!” ma Guillermo è molto bravo in ciò che fa. Le sue favole, le sue fiabe… per lui è tutto una metafora, un’ allegoria. Penso che in questo momento un sacco di gente venga emarginata perché diversa. Nel film, gli umani sono cattivi e il mostro e la donna sorda sono i diversi, ma sono gli eroi; non si possono dire nulla, ma sono attratti dai loro sguardi. Ogni cosa che fa Guillermo sai che sarà interessante. Ero molto attratto da La forma dell’acqua perché era il prima film che producevo con lui come regista. […] ero molto esaltato dalla possibilità che avevo di lavorare con lui e poi la sceneggiatura si è evoluta e abbiamo messo insieme questo incredibile cast ed io ero sempre più contento.

Ti piace il messaggio di tolleranza che trasmette il film?

 Penso che non si debba calcare troppo la mano, ma  penso che gli argomenti del film, la tolleranza e l’accettazione dell’altro, siano molto importanti. Di questi tempi c’è molta disuguaglianza: la politica in molti paesi, come per esempio gli Stati Uniti con Trump etc. Il film è arrivato al momento giusto. Abbiamo fatto il film prima delle elezioni del 2016 e non avevamo idea di quello che sarebbe successo, quindi di nuovo, la tempistica è stata essenziale. Se hai visto il film Sons of Denmark qui al festival, tratta un argomento molto attuale, il “nazionalismo bianco”. So che state avendo lo stesso problema qui in Italia con quel tipo di partito. Bisogna parlarne, le persone hanno bisogno di parlarne e anche se è politico credo sia importante toccare questo tipo di argomenti in questa maniera cruda o perché no in maniera allegorica come Guillermo è molto bravo a fare. Lui poi contestualizza tutto, prende la fiaba e la inserisce in una cornice. Con il nostro film finisci in una favola.

J.Miles Dale

Quali consigli darebbe a un giovane regista che vorrebbe intraprendere la carriera nel mondo del cinema?

Siate pazienti perché non tutti vi diranno sì. Se avete dei problemi con l’essere rifiutati non fate gli attori o i produttori, perché vi sentirete dire un sacco di no. Dovete essere pazienti, dovete essere grandi lavoratori, pieni di risorse, crescere ogni giorno. Dovete unire le persone e fare commenti costruttivi, tutti devono lavorare per lo stesso obbiettivo. Andate e girate un film o un corto, o quello che potete fare. Se leggete un libro che vi piace particolarmente e pensate potrebbe diventare un bel film, andate e provate a realizzarlo, ma dovete essere persistenti, dovete essere pazienti, grandi lavoratori. Sarà molto gratificante alla fine. Molto importante è conoscere le proprie abilità e non ci sono scuole per questo, solo l’esperienza vi può aiutare. Siate assistenti di regia, o di un altro produttore, così da essere esposti il più possibile al processo. È davvero l’unico modo per imparare.

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