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It Follows: per la serie “Tira più un pelo di f…”

Lo giuro, anche stavolta ero entrata al cinema con tutte le migliori intenzioni di questo mondo, pronta a urlare di terrore e ad accoccolarmi accanto al mio uomo come una sciacquetta da manuale. D’altronde, mi ero pure diligentemente documentata, ero rimasta abbagliata da frasi lapidarie come It Follows, il miglior horror degli ultimi decenni, Un film che vi terrorizzerà, La rivoluzione del genere horror, avevo letto pareri entusiasti, ero estasiata al punto da prediligere questa pellicola al secondo capitolo del mio amato The Conjuring – Il caso Enfield.

E invece no, cazzarola. Anche stavolta mi sono presa una INC.COOL.8 (attenzione questa è sottile, solo i fan del mio amato Crozza la capiranno) coi controfiocchi, va già bene che il biglietto del cinema lo paga la Tre. Sono uscita dalla sala incazzata come una iena, perché, stavolta, avevo veramente voglia di farmela addosso (metaforicamente, s’intende), ma niente, nulla mi tange. Amen.

In preda a un furore erculeo, sono andata a rileggermi tutte le recensioni super positive e accattivanti che mi avevano sedotta e poi miseramente abbandonata (e in effetti anche un mio esimio collega macguffiniano la pensa così…), senza ritrovare il motivo di tutto questo entusiasmo così palesemente manifestato: c’è chi ci legge una disincantata metafora dei miseri tempi moderni, chi una critica alla leggerezza dei giovani d’oggi, chi tutto il disagio di una generazione di apparenti falliti.

Sì, ok, tante belle parole che, in buona parte, possono anche trovarmi d’accordo, ma per l’appunto, parole, parole, parole: perché mi sta bene la metafora, il riferimento aulico al cinema horror anni Settanta e tutto quello che volete, ma io voglio vedere anche qualcosa che mi colpisca davvero, un coup de théâtre anche piccolo piccolo, che qui mi è mancato completamente.

 Cover It Follows

La trama ormai la saprete tutti a memoria immagino, se n’è parlato fino alla nausea: in sintesi, la protagonista ha qualche difficoltà a mantenere intatta la propria virtù, si concede sul sedile posteriore di una vecchia auto al primo pirla che trova e ZAC! Rimane incinta? Si becca qualche immonda malattia venerea?? La arrestano per atti osceni in luogo pubblico??? Niente di tutto ciò, la squinzia rimane vittima di una terribile maledizione/ persecuzione che si trasmette solo sessualmente (?!?). 

E ora ok, il problema sarà mio, ma a me questa cosa fa un po’ ridere. E mi fa doppiamente ridere che i protagonisti maschili del film, pur sapendo che la nostra Jay (la donzella di cui sopra) è un po’ appestata/ perseguitata, bramino comunque ardentemente un contatto mooolto ravvicinato con lei. E poi non mi venite a dire che non ci avevano preso i nostri trisavoli con l’antico e raffinato adagio Tira più un pelo di figa che un carro di buoi, dai su su.

Ma tornando alla persecuzione di cui sono oggetto i nostri sciagurati protagonisti, la domanda è: cosa cazzo li sta seguendo?!? Sostanzialmente, una sorta di fantasma, sebbene non privo di consistenza corporea, una creatura multiforme che può assumere le sembianze che più gli garbano e che deambula (male) come uno zombi (lento) di Romero, ma che tuttavia è perfettamente in grado di spezzarti le ossa attraverso del sesso estremo di quello cattivo.

 It Follows - scena di sesso

Anche sul suo lato estetico, ce ne sarebbero da dire: abbiamo appurato che non possiede certamente un definito dress code, ogni tanto lo vediamo con gli zebedei al vento, altre volte vestito di bianco (d’altronde siamo in estate, ci sta), talvolta nei panni di una vecchia con tanto di vestaglia, scarpe e calzini, di uno spilungone in t-shirt o di un ragazzino in canotta e bretelle, anche se il top è forse la ragazza macilenta con un calzino solo che avanza lentamente pisciandosi addosso con una certa fierezza. Inoltre, mostra una certa, pacata educazione: per entrare nelle case delle sue vittime designate prima prova la maniglia, poi prende un sasso, rompe una finestra e prosegue la sua (lenta, lentissima, snervante) corsa.

Non ne avete ancora abbastanza, siete ancora intestarditi per andarlo a vedere al cinema? Beh, perché non vi ho ancora detto nulla sui protagonisti: io sono contenta che, almeno per una volta, il buon regista David Robert Mitchell non abbia attinto a Miss e Mister America per il suo cast, però adesso si esagera: un branco di adolescenti inebetiti, scoglionati, con tanto di capello unto (ma uno shampoo no?!) e occhio spento q.b. Che in effetti, guardandosi attorno, le nuove leve siano un po’ tutte così siamo d’accordo, ma almeno uno sveglio nel gruppo dovrebbe esserci sempre no? Evidentemente no, mettiamoci l’anima in pace.

D’altro canto, non potrebbe essere altrimenti: gli adulti, in questo film, praticamente non esistono, l’unica figura genitoriale presente è quella della mamma di Jay, che non si capisce bene se sia alcolizzata, menefreghista o soltanto un po’ tonta, fatto sta che, a un palmo dal suo naso, la figlia maggiore sbrocca, la figlia minore ne ha i maroni pieni di star dietro a quella leggerona di sua sorella, l’amico nerd continua a farsi le sue pippe, mentali e non, l’amica scema, quella che tutti noi abbiamo, continua a battersene il belino di ciò che la circonda, e il capellone unto ci prova pressoché con tutte le femmine in circolazione senza distinzioni.

It Follows - Jay

Tirando le somme: protagonisti (tutto tranne che) impeccabili, ambientazione deprimente al punto giusto, It che non si capisce bene chi/che cosa sia, trama traballante, unica nota di merito, l’abilità del regista che, nonostante tutto, riesce comunque a stupire (almeno ogni tanto…) il suo pubblico con panoramiche a 360°, inquadrature fisse sugli sfondi che preludono ad apparizioni più o meno ansiogene e repellenti e un uso assolutamente sapiente delle musiche di Disasterpeace, compositore e musicista americano dall’innegabile talento.

Detto questo, sicuri sicuri di voler ancora andare al cinema a vedere It Follows? Contenti voi… e poi non dite che non vi avevo avvertiti! 

 

PS. Se gli horror sono la vostra passione, fate un salto dai nostri amici di Film esageratamente da paura!

Arianna Borgoglio

Giornalista freelance, 26 anni, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e in Informazione ed Editoria, coltivo le mie passioni con tenacia e voglia di mettermi in gioco. Tra queste scrittura, letteratura, cinema, storia dell’arte, cucina – intesa come amore per il buon cibo più che predisposizione verso i fornelli! - viaggi, musica e chi più ne ha più ne metta. Nelle mie recensioni sono spietata... q.b., ma non è colpa mia: è che mi disegnano così ;)
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