
Jumanji: Welcome to the Jungle – Tutto fumo e niente magia
“Zucchero… Cannella… Ed ogni cosa bella.”
Aah, quanto avrei voluto che questa fosse stata la ricetta usata per Jumanji: Welcome to the Jungle! Sequel non necessario e, soprattutto, non richiesto del cultissimo Jumanji del 1995 di Joe Johnston, diretto dal regista di Sex Tape con protagonisti Dwayne “The Rock” Johnson, Kevin Hart, Jack Black e Karen Gillan. Che ve lo dico a fare, quelli del ’95 rimangono ancora oggi i migliori, a mani basse!
Io sono del ’95, se non si fosse capito…
Di grandi aspettative, non ne avevo: non giudico (quasi mai) un film dal suo trailer e, per farmene un’idea, ho deciso di dare un’occasione a questo titolo che mi ricorda qualcosa di tanto famigliare…
BUONE TROVATE, SOLITA MINESTRA
Dovrei davvero stare qui a raccontarvi la trama di un film che si intitola Jumanji: Welcome to the Jungle? Beh, questo giro non abbiamo i fratelli Sheperd e il glorioso Robin Williams nei panni di Alan, ma un gruppetto di ragazzini delle superiori stereotipato perfettamente; abbiamo la sfigata timida, la ragazza “in” e tutta social, lo sfigato nerd e secchione e il giocatore di football allergico allo studio. LA FANTASIA.
I 4, per vari motivi che non vi spiego, si trovano a dover pulire il seminterrato della scuola; toh, mica troveranno una console (pagare i diritti a Nintendo, grazie) in mezzo a quel casino? Ma, il gioco sarà mica Jumanji? Ed ecco che un fascio di luce verde li teletrasporta in questa giungla, trasformandoli negli avatar che questi hanno scelto (o nelle loro controparti famose, mettiamola così).
E qui, giustamente, vi starete chiedendo: “Come?! Niente gioco da tavola?! SHAME ON YOU!”. Calmi, calmi… La tavola c’è! O meglio, c’era. È cambiata, perché anche i tempi cambiano… come gli interessi degli adolescenti o dei ragazzini di oggi. Quanti di voi comprerebbero al proprio cuginetto o cugino un gioco in scatola? Nessuno? Già, nemmeno io.
Se l’intento è quello di trovare il miglior modo per intrappolare le anime e le menti dei giovani, perché non con un videogame dotato della virtual reality più realistica di sempre? Una trovata che mi ha incuriosito tanto quanto mi ha infastidito la caratterizzazione del gruppetto di amici. Prima nei panni di loro stessi, in quelli degli avatar poi, ogni loro scelta è prevedibile, scontata e già dopo venti minuti di film capisci il percorso che questi prenderanno.
D’accordo le esigenze del blockbuster, capisco voler fare un film per ragazzi, ma andiamo…
L’ELEFANTE E IL TOPO
La scelta degli avatar/star di Hollywood è pure, se vogliamo, azzeccata; The Rock e compagnia giocano letteralmente sulla propria immagine e personalità, facendo della facile autoironia che strappa qualche risata. D’altronde, quando hai il buon Jack Black nel cast, è anche difficile sbagliare.
Karen Gillan? Forse la nota più dolce dell’intero film: dopo i due volumi dei Guardiani della Marvel, si conferma un autentico talento per le coreografie action; e poi… Troppo bella! Mi sarò perso una ventina di volte nei suoi occhioni da cerbiatto. Un talento, in ogni senso.
Ecco il tasto dolente: l’insopportabile (almeno per me) Kevin Hart; dopo Una spia e mezzo, torna in tandem con il futuro Presidente degli USA e sì, continua a fare battute sulla sua statura. Comincio davvero a dubitare che sappia far ridere in altre maniere.
Il rapporto di amicizia con quello che dovrebbe essere il timido e insicuro Dwayne non funziona (chissà perché) nemmeno per un minuto. Da all’alto del suo quintale di carisma e pettorali, The Rock schiaccia la sua controparte, oscurandola per tutto il film. Come la storiella del topo e l’elefante, i loro personaggi ce li siamo già sorbiti in ogni salsa. Non ne avevamo bisogno altri, credetemi.
MANUALE DI ISTRUZIONI: COME NON PERDERE RITMO
Essendo Jumanji: Welcome to the Jungle un film basato e ambientato in un videogioco vi aspettereste azione a più non posso, coreografie mozzafiato e scene tamarissime. Nì. Ci sono pestaggi ben coreografati, alcuni inseguimenti davvero ben fatti, ma il resto è una cozzaglia di animali in CGI ed elicotteri che viaggiano tra gole e strettoie manco quella trashata di San Andreas. Non che gli effetti del primo film siano invecchiati tanto bene…
Il vero problema però non è tanto The Rock che vola per aria con una motocicletta in mezzo alla giungla (perché dai, non puoi aspettarti Bergman alla sceneggiatura), quanto il ritmo sincopato del film. Ci si perde in asciugoni che i personaggi stessi tirano fuori per poter spiegare al pubblico le dinamiche base di un videogioco: NPC, abilità, le varie vite, i livelli, ecc ecc… Ho capito che siamo in un videogioco, ma dateci tregua, vi prego! LE CONOSCIAMO GIÀ!
Inevitabile che con questi spiegoni si perda dinamicità in un film che fa dell’azione e del suo protagonista tutto muscoli il proprio punto di forza; strutturato come un arcade su vari livelli di difficoltà, anche la formula della commedia si ripete in maniera un po’ rindondante, ma riesce a fare il suo dovere: intrattenere. Sì, perché nonostante i suoi innumerevoli difetti (come la totale mancanza di un villain con un minimo, UN MINIMO, di spessore) il film si lascia guardare e non vi farà voler indietro le due ore spese per vederlo.
DOV’È FINITA LA MAGIA?
Ancora proiettato in qualche sala in Italia e negli Usa, il film ha incassato quasi un miliardo (UN MILIARDO!) world wide ed è il classico esempio del film passabile rivolto a un pubblico giovane che non ha voglia di qualcosa di nuovo, ma di un’azione impacchettata per bene e una retorica e una morale trite e ritrite. Qualche buono spunto e trovata mi hanno spinto a non bocciare del tutto questo Jumanji: Welcome to the Jungle; rimango però con l’amaro in bocca per non aver assaporato quella magia e alone di mistero che hanno reso grande un’indimenticabile classicone come il suo predecessore.
Non mi resta che urlarlo al cielo…
JUMANJIIIIIII!
Speriamo ti lascino stare adesso…